XVI. Evitare le nozze

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I giorni seguenti scivolarono via in un miscuglio di colori e suoni. Al centro di tutto ci furono i preparativi per il matrimonio con von Neuberg. Al castello non si parlava d'altro e la cosa mi procurava un groppo in gola. Ero sotto gli occhi di tutti. L'assurdità della situazione mi faceva ridere. Prima mi volevano condannare per stregoneria, ora mi trattavano come una principessa. Sfortunatamente questo m'impediva di vedere Basilius. Perlomeno di vederlo da sola e di poterci parlare. Ci capitava spesso di sfiorarci. Ci rincorrevamo nei luoghi in cui sapevamo di poterci trovare, anche solo per uno sguardo, per un saluto, per un cenno. Il cuore mi batteva forte in quei giorni. Mi sentivo svenire. Puntini neri calavano come un velo davanti ai miei occhi. Dovevo parlare con lui. Un pomeriggio riuscii a scivolare via dalle mie dame di compagnia. Mi diressi dove sapevo di trovarlo, le mani strette al mio abito. 

Basilius aveva appena finito il suo allenamento con la spada. Era preciso su questo. E sapevo che posava personalmente le armi nella vecchia armeria. Sgusciai da una porta laterale.

L'ambiente era buio. Spade, mazze, archi e frecce brillavano nelle tenebre. Strane figure. L'aria era fresca e satura di un odore ferroso. Avanzai. L'ansia di vederlo mi faceva tremare. Il pavimento era fatto di terra, con vari avvallamenti. Dovevo stare attenta a non scivolare. Percepii un leggero fruscio. Sollevai l'abito per non inciampare. E mi spinsi appena oltre un espositore con le armi. Basilius. Stava mettendo via la sua spada.

-Anche domestico?- avanzai di un passo, in modo tale che potesse vedermi.

Basilius si voltò, sorpreso... e la gioia accartocciò il suo viso. -Al, cosa ci fai qua? Non dovresti... -

Non lo feci terminare. Mi buttai in avanti e lo baciai con trasporto. Lui rispose al mio bacio. Selvaggio. Inquieto. Folle. Il cuore mi esplose nel petto.

Non avevamo tempo. Il problema era sempre il mondo esterno. La realtà che si schiantava contro di noi, che ci stritolava le ossa, che ci faceva sanguinare. Il nostro dolore che esplodeva. Era quello l'amore? Faceva male, quanto male faceva! E quasi mi sentivo mancare!

Basilius mi prese tra le braccia, dove io mi accoccolai, il cuore che sfarfallava nel petto. Affondai le mani tra i suoi capelli, il corpo che mi tremava. Le nostre labbra si trovarono, come se fossero legate da un filo invisibile. Ci baciammo con forza, follia, desiderio. Sentii il suo corpo aderire al mio. Gettai un gemito. Ogni piccola parte di me tremava, ardeva, urlava. Lo volevo, lo desideravo, lo amavo... oh, come potevo vivere senza di lui? Era il mio sole, la mia luna, le mie stelle. Era tutto ciò che desideravo. Senza di lui non potevo vivere. La mia bocca seguì il contorno della sua mascella. Io...

Passi. Li sentii appena, ero così presa da lui che a malapena me ne resi conto. Fu Basilius a spingermi via, ansante come me. Si allontanò di qualche passo e sparì dietro un ampio paravento di legno grezzo. Lo sentii parlare con qualcuno. Mi appoggiai contro il muro, esausta. Un turbinio si stava muovendo dentro di me. Cosa dovevo fare? Non lo sapevo. Rimasi ferma fino a quando Basilius non tornò. Era pallido, il sorriso, che fino a poco prima aveva indossato per allontanare i sospetti, non c'era più.

-Al- sussurrò -non possiamo andare avanti così- era serio. Le sue mani cercarono le mie.

-No, non possiamo- gli diedi ragione. Mi aggrappai alle sue dita.

Basilius non aggiunse altro, come se volesse riflettere. Oh, come avrei voluto vivere per sempre con lui. Solo noi due.

-Ce ne dobbiamo andare- le parole uscirono, estranee, dalle mie labbra.

Basilius alzò lo sguardo e mi fissò con attenzione. -Vuol dire rinunciare a tutto-

-Vuol dire stare insieme- e non desideravo altro.

Lui mi lasciò le mani e mi prese per le spalle, i palmi forti e caldi che si stringevano intorno a me. Sogni infranti, passione bruciante, carezze inebrianti. Una vita insieme a lui. A sognare, a immaginare, a vivere. Sì, semplicemente noi due. -Rinuncerai a ogni privilegio... dovremo andarcene il più lontano possibile-

-Non ha importanza- e in quel momento ero sincera. La fine era non stare con lui, rimanere da sola, non vederlo più.

-Devi ragionare- si sporse avanti e la sua fronte accarezzò la mia. -Devi capire che ha tantissima importanza-

-Non mi vuoi?- domandai, per metterlo in difficoltà. Volevo sentirlo dirmi che mi amava.

-Non è questo... il problema è che ho paura per te-

-Per me?- ghiaccio in gola.

-Sì, per te... non puoi rinunciare a tutto- il suo petto si alzava e si abbassava rapidamente. Troppo rapidamente. Dava un senso di urgenza.

-Scappiamo, Basilius, scappiamo- mi aggrappai a lui, le dita che lo stringevano. Avevo paura che scomparisse, che fuggisse, che si dissolvesse.

-Va bene- gemette, un gemito di dolore - spero solo che non te ne pentirai-

-Dimmi quando- volevo strappargli un appuntamento prima che fossimo costretti ad allontanarci. Prima che avesse tempo di ripensarci.

-Non lo so, io... -

-Domani- decisi io per lui -domani notte... nella vecchia torre- nel nostro posto.

-Va bene- cedette.

Ci allontanammo dopo un altro lungo bacio. -Non scordarlo- fu l'ultima cosa che gli sussurrai.


La mattina seguente, dopo una notte insonne, raggiunsi mia nonna nei suoi appartamenti. Volevo parlarle e volevo dirle addio.

-Alinoir, che bella sorpresa- mi accolse. Era intenta a cucire, ma sapevo bene che le occupazioni femminili erano un dovere e non un piacere per lei. Un modo per sembrare una persona normale. -A cosa devo questa visita-

Mi avvicinai, mi lasciai cadere sulla poltrona accanto alla sua, resistetti all'impulso di fuggire.

-Qualcosa di grosso?- non alzò lo sguardo dal cucito.

Enorme. Incredibile. Doloroso. Le dissi tutto. Avevo bisogno del suo appoggio.

-Fuggire con lui?- il suo sguardo lampeggiò di biasimo.

-Oh, è complicato... io... lo amo- ammisi -lo amo follemente- e dirlo lo rendeva reale. Orrendamente reale. Io morivo dalla voglia di cominciare la mia vita con lui.

-Non puoi!- la voce di mia nonna esplose, lasciandomi sorpresa -Tu devi sposare Abel!- gettò il cucito, mi artigliò il braccio. Le sue dita affondarono nella mia carne. Come zanne.

-Ma non sarei felice con lui-

-Il compito delle donne non è quello di essere felici, dobbiamo vivere e procreare, cercando di assumere il potere attraverso i nostri mariti- si addolcì.

-Io non voglio vivere così... il potere senza amore cos'è?- mi liberai dalla sua stretta. Tremavo. La dama di compagnia di mia nonna, dall'altra parte della sala.

-È tutto... oh, sei così giovane! Un giorno mi capirai- abbassò lo sguardo. Chi era davvero Dame Agathe, mia nonna? Cosa nascondeva dentro le crepe della sua anima? Dietro quegli occhi che avevano visto anni e anni? -Un giorno ti spezzerà il cuore, ti strapperà l'anima, ti renderà infelice... e non potrai più tornare indietro-

-No, non posso- protestai, prima di voltarmi e correre fuori. Non potevo crederle. Non volevo pensare che avesse ragione. Sbagliai.

Salvia, rosmarino e incantesimiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora