||Capitolo 24.

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"Preferisco essere odiato per ciò che sono, che amato per ciò che non sono" Kurt Donald Cobain. Nirvana.

Tre anni dopo.

La luce entra filtrando dalle persiane. Mi volto pigramente verso l'altra parte del letto. Lei è li. Dorme beata in chissà quale sogno. Capelli rosso fuoco sono sparsi disordinatamente sul cuscino. Gli occhi chiusi, la pelle bianca. Ne è passato di tempo da quella notte, da quella notte dei desideri. La scuola è finita, abbiamo fatto la maturità. Io sono uscita con un buon 75 mentre lei con 60. Gli esami sono stati cosi difficili, ma alla fine siamo riuscite a superarli. Quella notte, pre-esame, a fare l'amore e farsi mille domande "saremo passate? E se ci hanno bocciate?" parole dette confusamente fra un bacio e l'altro. Paura, preoccupazioni, ansie. Sono sparite tutte il giorno in cui, fuori la porta dell'Accademia, c'era il foglio di chi fosse passato e chi no.
Feci scorrere il dito, b.b.b.b. Broks.
PASSATA.
Continuai e cercai il suo nome.
PASSATA.
Gli saltai in braccio dalla gioia e mi sentii stra felice. Una notte da pazzi anche quella. Il suo gruppo di amici fecero una cena, all'inizio tutto normale. Una cena come tutte le altre. Poi un pezzo di pane volò fra gli invitati. Qualche minuto dopo una vera e propria pioggia di cibo. Io e altre ragazze fummo le prime ad abbandonare il tavolo. Guardai storta Benny,lei mi prese per un braccio e mi portò via da tutta quella baraonda. Una serata incerta,passata in quella macchina nuova, regalo per la maturità fatto da Ray e la mamma. Una notte di baci rubati al chiaro di luna, lei che sbadigliava ma voleva rimanere sveglia per vedere l'alba. Poi crollava. E io rimanevo a guardarla tutta la notte,aspettando che un altro giorno sorgesse ancora.
Giorni passati al mare, abbronzarsi fino a bruciare. Quelle fughe di notte,mio fratello che non voleva che uscissi. Io che facevo di tutto per stare con lei,quando potevo e quando lei ne aveva bisogno. Parole sussurrate e notti magiche.
Alcune notti passate a piangere per l'ignoranza di omofobi che ci schernivano e ci prendevano in giro. Quella volta in metropolitana. Ci avevano fatto la cerchia,chiamandoci "lesbiche di merda." Una notte passata nel terrore, a scappare e piangere silenziosamente. Le sue carezze..le sue rassicurazioni.
Lei un'ancora..io il suo ancora.

Mi alzo piano piano dal letto per cercare di non svegliarla. Cammino veloce sulla moquette morbida, strofinando le mani sulle braccia per farmi un po' di calore. Entro in bagno e mi lavo a pezzi, più velocemente possibile. Mi guardo allo specchio. Quanto sono cambiata negli ultimi due anni. Sono cresciuta. Mi sono alzata e dimagrita. I capelli sono tornati al loro colore naturale, il biondo. Alzo le braccia e mi piego da un lato, stiracchiandomi. La maglia, ormai larga, mi scivola sulla spalla mostrando il mio nuovo compagno di vita.Uno pezzo di puzzle con la lettera di mio fratello al centro. La lettera di un color blu sgargiante. Sorrido al giorno in cui l'ho abbiamo fatto insieme.

-Ray! Non lasciarmi la mano!!devi starmi accanto! -
Nel negozio di tattoo,macchine per i tatuaggi erano pulite e lucide. Aghi di tutti i tipi erano sparsi su tavolini ricoperti di carta. Disinfettanti,alcool e cotone erano ovunque. Il negozio era abbastanza pulito. La poltrona di pelle dov'ero seduta io era accanto a mio fratello. Anche lui pronto a tatuarsi di nuovo.
-Ray, se ti azzardi a lasciarmi un secondo ti ammazzo.-
-Ma non fa male! Tranquilla, guarda quanti ne ho fatti io.-
Dicendo questo mi mostra il suo braccio pieno di disegni colorati.
-Se lo dici te. Ma almeno sterilizzano gli aghi?-
-Certo Jess! E comunque tranquilla, non sentirai niente.-
vaffanculo a lui e quando gli ho creduto. Un dolore atroce alla spalla. Aghi che entravano e uscivano, un dolore assurdo.
La ragazza era entrata nella stanza con un librone in mano. Aveva i capelli rosa e bianchi, un piercing al labbro e tatuaggi sparsi ovunque. Perfino una piccola lacrima tatuata sotto l'occhio.
-Allora ragazzi, siete pronti? Avete già deciso?-
-io vorrei farmi una cosa per condivisione con mio fratello.-
-mh..tipo?-
-non saprei...io un ala d'angelo e lui l'altra, oppure lo Ying e Yang bianco e nero. -
La ragazza guardò mio fratello che mi sorrideva, ma era un sorrisetto divertito.
-Jess, potremmo anche fare io un pezzo di frase e tu l'altro. Io un pezzo di farfalla e tu l'altro. Cose cosi.-
-nhaa...e se ci facciamo un mezzo cuore.-
-quello se lo fanno i fidanzati.
-io avrei un idea.-
la ragazza ci sorrise calorosamente mentre ci dice la sua idea. Piacque a tutti e due. Un oretta dopo uscimmo dal negozio con una garza sulla spalla e un sorriso compiaciuto sul viso.
Nella macchina alzai la garza per l'ennesima volta. Il piccolo puzzle brillava, un pò livido, di un blu elettrico.
-Ti piace?-
-tantissimo.-

Scuoto la testa ridendo all'immagine di quando gli tenni stretta la mano durante il disegno. Gli lasciai tutti i segni delle unghie. Mi spazzolo i capelli e mi faccio una coda alta. Getto la maglietta nei panno sporchi e ne prendo una pulita sullo stendino alto del bagno. Metto una felpa bella larga e un paio di jeans morbidi. Andando in cucina sbatto il piede su uno scatolone.
Mi abbasso per prenderlo. Che c'era qui?
Lo apro e trovo una simpatica sorpresa. Sono i quadri e le fotografie di Lily e Benny. Dobbiamo ancora svuotare tutti i scatoloni. Prendo in mano il quadruccio con la foto di me e Benny al parco. Quante parole,quante risate e tutte quelle promesse. Eravamo ancora delle diciassettenni. Ora ne abbiamo 20 a testa e Benny quasi ventuno,abitiamo insieme con Lily che cresce bella e spensierata. Adesso ha sei anni, è tutta Benny. I capelli sono gli stessi, ma molto più lunghi. Non voleva assolutamente farseli tagliare. Gli occhi,i tratti del viso, tutti come Benny.
Rimetto tutto a posto nello scatole e mi prometto che questo pomeriggio avrei rimesso tutto a posto per bene.
Faccio qualche passo ed entro in camera di Lily, dorme beatamente nel suo letto. Ormai è diventata abbastanza grande per un letto. Alcuni pupazzi sono caduti,mi piego a raccoglierli e li rimetto nel letto. Le pantofoline di Minnie sono messe al loro posto per accogliere i suoi piedini dopo. Le rimbocco bene le coperte ed esco. È proprio bella.
Entro in cucina,ancora in penombra. Apro un pochino le persiane per far entrare un po' di luce. Guardo un po' fuori, respirando quella fredda aria mattutina. Le luci intermittenti di alcuni alberi di Natale attirano la mia attenzione. È quasi Natale. Mancano ancora due settimane. È ancora presto.
Ricordo il nostro primo Natale passato insieme. L'albero, i regali, le luci e la cioccolata. La faccia estasiata di Lily quando la mattina di Natale trovò il suo gigantesco pupazzo accanto all'albero. Quanti ricordi. Quante belle cose abbiamo fatto insieme. Quante cose sono tornate al loro posto.

Preparo la macchinetta del caffè e aspetto il suo solito borbottio. Intanto apro il giornale e leggo le ultime notizie. Qualche minuto dopo la caffettiera borbotta, me ne verso un po' nella tazzina. Lo sorseggio, amaro ovviamente. Buono. Come sempre.
L'orologio della cucina segna le 8.35. È ancora presto. Si sveglierà fra due orette.

Oggi è Giovedì,tocca a me andare al mercato. Sperando di trovare le verdure fresche. Ma si, tanto è ancora presto. Prendo le chiavi della macchina, il giacchetto, capello, una sciarpetta e le scarpe. Metto tutto ed esco di casa. Ma si è ancora presto. Presto per tutto.
E se era stato anche presto andare a vivere con lei? Presto. Che parola. Nhaa, non era presto. Stavo bene li, mi sentivo veramente a casa.

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