||Capitolo 27.

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POV'S JESS

Mi piegai a terra e raccolsi il resto dei pezzi di vetro rimasti a terra. Presi la foto e la infilai nel cassetto del comò. Forse gli avrei ricomprato un altra cornice nuova.

Mi si strinse il cuore al pensiero di quel suo gesto.

Raccolsi altri pezzi di vetro. Andai in cucina e li buttai nella pattumiera. Guardai sul fornello la caffettiera messa prima. Il caffè ancora non usciva. Alzai un po' la fiamma. Vicino c'era ancora la padella con la frittata fatta da lei. Accanto la forchetta. Nessuno aveva toccato niente. Lily era sparita in camera sua. Non avevo neanche più la forza di andare da lei e rassicurarla,perché non sapevo nemmeno rassicurare me stessa.

Quante volte avevamo cucinato insieme,facendo a gara a chi sapeva fare di meglio. I baci fra un ingrediente e l'altro. Leggere una ricetta e essere interrotte da una sua battuta.

Riguardai quella cucina. Come la volevamo noi. L'avevano scelta insieme, in quel magazzino sulla quella strada piena di negozi. Lei sempre meno interessata di me, io sempre attenta ai dettagli. Mi guardai intorno. Quanto era vuota senza lei. Senza la sua risata e i suoi occhi che scrutavano i miei movimenti. I suoi baci a sorpresa, le sue braccia sempre intorno a lei.

Ma quante altre litigate avevano segnato quella casa. Quante parole cattive,aspre, senza una vaga idea di quanto potessero fare male. Mi rimbombavano le sue parole nella testa "sei tu quella che deve crescere!" Era vero, aveva ragione. E a me bruciava ancora di più.

Il caffè usci improvvisamente, borbottando,come se anche lui avesse qualcosa da dire. Lo versai nella tazzina e lo mandai giù. Nella mia bocca rimase un sapore caldo e amaro,lo stesso gusto di ricordi abbandonati sul mio cuore.
Estate.
I viaggi nella macchina per andarla a trovare. Quella mattina di agosto,quando l'aria era ancora fresca del vento della notte. Fermarsi all'Autogrill sull'autostrada. Un cappuccino e via,di nuovo in macchina, finestrini aperti, il vento sul viso, la musica di radio Big Sea ad un volume moderato, solo per farci sognare. Accelerando,divorando chilometri,la strada. Io affamata dei suoi baci,del suo abbraccio ancora caldo di sonno.

Ticchettare sulla sua finestra, sentendo le lenzuola frusciare, i suoi piedi nudi suo pavimento,i suoi passi leggeri. Vederla comparire dietro una serranda appena alzata. Li, nella penombra, stropicciarsi gli occhi,credendo che quello fosse un sogno, più bello,più dolce degli altri. Poco dopo trovarsi in spiaggia, di notte. Noi, padrone di quel mare oscuro, brillante sotto la luce lunare. Tenerla per mano, sempre vicina,per non perdersi. Fare l'amore in quelle notti di luna piena. Vedere la sua pelle dorata sotto la luce argentata. Bagni di mezzanotte, baci rubati in quell'acqua salata. Padrone del posto, del tempo,sole, contando le stelle, dimenticando i giorni, telefonate da mio fratello, telefonate e bugie.

Sorseggiai il caffè. Sembrava ancora più amaro. Cominciai a ridere. Cos'era andato storto in quella storia d'amore, di passione che tutti sognavano?

Quante risposte. Tutte diverse. Cercai di non pensarci. Ma era difficile non pensare a quelle serate passate sotto gli occhi di disapprovazione dei suoi amici, dei miei. Io che cercavo di comportarmi normalmente, lei che ignorava. Ma era difficile. Io che odiavo sentirla urlare alle persone di smetterla di guardarci. Che eravamo normali come tutti.

-Ignorali!-
-non posso ignorare chi mi guarda come per capire che problema ho, anzi che abbiamo!-

E giù con le litigate. Giorni a non parlarci. Giorni senza capire perché non potevamo vivere come tutti. E pianti, quante lacrime versate. Poi la scelta pazza di abitare insieme.

-ci sono un sacco di debiti da pagare Benny!-
lei che mi prendeva le mani e sorrideva.
-Ce la faremo.-
E io ai suoi occhi ci credevo. Alle sue parole, al suo rassicurarmi. Ma alla fine tutto viene a galla. Anche i problemi. Forse si..era troppo presto. Tutto è stato fatto di corsa. Non sono ancora pronta ad una casa, ad una famiglia..non a 20 anni. Hai ragione tu Benny, devo ancora crescere.

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