Capitolo IV

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Se un po' di ore prima avevo delle occhiaie, in quel momento, avendo dormito cinque ore scarse, avevo l'aspetto di un panda. Per fortuna i miei genitori, che trovai in piedi appena aprii la porta, si erano bevuti la storia che mi inventai appena arrivato a casa, anche se, a mio avviso, stava poco in piedi. Dissi che ero andato da Paul e, durante un film ci eravamo addormentati per qualche ora. Quell'ipotesi non sarebbe stata possibile perché il mio amico, attivo com'era, figuriamoci se si addormentava e, anche se fosse successo, sua madre ci avrebbe svegliato per tempo.

I miei genitori, però, non fecero questo ragionamento e la presero sorprendentemente bene, tornando a dormire. Mi ripresero solo sul fatto che, la prossima volta, avrei dovuto avvisarli sui miei spostamenti con una chiamata o un messaggio.

Presi il pullman diretto a scuola. Non trovai posto a sedere ed era un bene, dato che mi sarei potuto addormentare viaggiando fino al capolinea dove l'autista mi avrebbe svegliato, forse.

Dopo due fermate salì sul trasporto Paul. Di solito capitavano raramente queste coincidenze perché era sempre in ritardo ed entrava sempre almeno un'ora dopo.

"Mi sorprende che, proprio oggi, sei in orario" gli dissi andando verso di lui con poca voce; non perché mi mancasse, ma persino parlare era uno sforzo. Avrei voluto abbracciare il cuscino per ancora qualche ora, anzi, qualche giorno...

"Appena entrato a casa mia madre sembrava una furia. Era ancora in piedi e mi urlava contro" sospirò "La cosa positiva è che ha creduto al fatto che mi sono addormentato a casa tua".

"Io mi sono addormentato da te, invece".

Ci battemmo un cinque e lui esclamò: "Sei il migliore, fratello" poi aggiunse, a riguardo del discorso di poco prima "Questa mattina QUELLA DONNA mi ha tirato giù dal letto alle sette, dicendomi che, anche se avevo dormito poco, dovevo essere a scuola in orario".

Il pullman si affollò e finimmo nell'angolo infondo alla vettura, vicino al motore. Essendo sia orario di scuola che di lavoro, c'erano persone di ogni età, ma la maggioranza la facevano i ragazzi le cui voci, tra il chiacchiericcio generale, erano quelle che si sentivano di più. Intravidi qualche volto noto, visto per i corridoi della scuola oppure proprio della mia classe, ma nessuno si avvicinò per parlarmi e io feci lo stesso.

Arrivati a scuola salutai Paul ed entrai in classe, facendo prima due rampe di scale che mi sembrarono il doppio.

Mi sedetti al mio posto, affianco ad una ragazza di nome Rosalie. Pensavo fosse la più bella della classe. Era più bassa di me, con una pelle rosea, i capelli lunghi, mossi e biondi e gli occhi color legno.

"Ciao, Mathis" mi salutò e ricambiai. A volte parlavamo del più e del meno, ma nulla di più. Mi piaceva molto anche come persona, molto rispettosa, intelligente e spiritosa; eppure non mi sforzavo nemmeno un po' per farglielo capire. Ero troppo timido per farle un complimento o chiederle di uscire a fare un giro, senza autostima per mettermi a confronto di altri e semplicemente poco coraggioso. Frequentando le medie ebbi una storiella da bambini con una ragazzina, ma dopo quella mai più nessuna. Volli io non fare mai il primo passo perché, ormai già da un po', credevo che l'amore di coppia non faceva per me. Quello che sapevo fare era studiare e comportarmi bene, non ero mai stato innamorato e credevo che mai nessuno si sarebbe innamorato di me. Ammetto che per poco mi ero stupito di me stesso quando, quella sera, in quel bar della truffa, baciai Camille, la ballerina in biancheria. Quel posto mi avrà dato alla testa perché quello non ero io, eppure, da un lato, volevo essere così. Desideravo nel profondo di essere una persona meno insicura che non si faceva tanti scrupoli e agiva seguendo il suo volere; un po' come Paul, ma con una punta di prudenza in più e di pazzia in meno. Volevo non pensare ogni volta ad accontentare gli altri e far valere la mia opinione, sempre con il dovuto "rispetto". Ad esempio avrei voluto dire a mia nonna che quel taglio di capelli che mi aveva fatto era orrendo, ma apprezzavo comunque il suo impegno e avrei detto ai miei genitori che avrei gradito la loro presenza a casa se solo non fossero sempre impegnati.

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