Capitolo IX

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Non feci nulla di importante i giorni seguenti a parte conversare più di frequente con Rosalie in classe, cosa che non mi dispiaceva per nulla. Mi raccontò della sua famiglia. I suoi genitori si erano separati perché non andavano più d'accordo e lei ne soffrì molto perché era piccola. Col passare del tempo ci fece l'abitudine e capì che, se marito e moglie non si amano più, questo non permetterà a nessuno dei due di non voler più bene al figlio. Quella conversazione mi ricordò la mia situazione familiare. I miei genitori che erano sempre via per lavoro non erano separati, ma mi pareva lo fossero da me. Con tutte quelle giornate trascorse senza vederli se non la sera per una breve chiacchierata sulla scuola e poi a letto. Ovviamente non pretendevo che lasciassero il lavoro per me, ma gli attimi di dialogo volevo che semplicemente fossero più intensi e ricchi di significato; invece che monotoni e unidirezionali. Non dissi tutte quelle cose alla mia compagna me le accennai la situazione, poi mi spiegò del suo desiderio di voler viaggiare per il mondo. Voleva aprire la mente alla conoscenza e chi la biasimava? Ero certo che lo studio aiutasse, ma l'esperienza faceva da sé, perciò i viaggi sarebbero stati salienti. Io le dissi della mia passione per la lettura, ma non rivelai alcun sogno nel cassetto perché non ne avevo, non sapevo nulla sul mio futuro. Non ci incontrammo mai fuori dalla scuola, ma diventammo abbastanza disinvolti reciprocamente più in quei giorni che in più di due anni.

Per il resto parlai con Paul dei "nostri nuovi amici". Mi disse che si era divertito e, anche se Antoine era gay e a lui non piaceva che si avvicinasse molto, era comunque un tipo divertente e simpatico. Sì, lui pareva proprio una brava persona, come tutti gli invitati, fatta eccezione per Sebastien che con quella sua provocazione mi aveva fatto passare dalla mente tutti i buoni propositi che mi sarei potuto fare su di lui. Ecco, stavo ancora pensando alle sue parole e, se potessi tornare a quel momento, gli avrei parlato in modo un po' più coraggioso immagino e un bel pugno nello stomaco non sarebbe guastato. Io sono pur sempre etero e ho il mio onore da tale, perciò, non mi farò mai più sottomettere da un discorso di quel tipo.

Paul ribadì, non sapevo per quante volte, che la sua idea iniziale di andare a Pigalle fruttò per entrambi e il merito fosse tutto suo. Lui aveva incontrato quelle due bionde, Nicole, Odette e quella, da lui definita "incantevole creatura di Charlotte". Io avevo trovato Camille che, da come ne parlava lui, la faceva sembrare la mia ragazza per via di quel momento che avevamo passato alla festa. Certo, è stato abbastanza intenso, ma quello non implicava che ne fossi innamorato.

"Come sei noioso, Mathis. Non devi innamorartene. Devi provarci e piano piano ti renderai conto che ti piace come non mai" mi diede una gomitata "Anche se non fartela piacere sarebbe impossibile".

La visione di Paul non la escludevo del tutto. Volevo almeno provare a vedere come sarebbe andata, conoscendola meglio, ma, più il mio amico mi ripeteva di chiamarla, più mi intimidivo e guardavo per minuti il suo contatto senza muovermi per poi rimettermi il cellulare in tasca.

Passai i pomeriggi a leggere libri al parco sia perché li adoravo palesemente, sia perché l'aria aperta mi rilassava e sia perché non avevo voglia di pensare al Blue Eyes e tutto il resto. Facevo fare la passeggiata ad Adele e mi portavo i suoi giochi così, mentre mi sedevo a leggere, lei poteva mordicchiare un osso di gomma o la pallina.

Quel giorno mi trovai di nuovo seduto alla solita panchina del solito parco alla solita ora, ossia le quattro del pomeriggio e con il solito cane... beh ci mancherebbe.

Il parco non era molto grande, ma ospitava un piccolo chiosco, un campo da calcio, degli spazzi verdi, una fontana e dei viali alberati, forniti di panchine. Era proprio in una di quelle che ero seduto, mentre Adele era sdraiata con l'osso di gomma tra le zampe. Ormai era iniziato Maggio e non faceva più troppo freddo, a parte qualche giornata che dovevi ancora usare il cappotto pesante, quindi avevo solo un piumino leggero sopra ad una maglia a maniche lunghe a scaldarmi. Stavo bene con quell'arietta sul viso e il chiacchiericcio lontano delle persone del parco che non erano né troppo né esageratamente poche.

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