CAPITOLO 6

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M. Richiedei "La Ninna Nanna dei Segreti. Prima parte. La famiglia"

©GPM Edizioni GPM Edizioni Via Matteotti, 1120061 Grezzago (MI)tel 340 99 39 016 info@gpmedizioni.it Illustrazione in copertina da Pixabay.com Progetto copertina di ©GPM Servizi Editoriali

TUTTI I DIRITTI RISERVATI.

Questo libro è opera di fantasia. Personaggi e luoghi citati sono invenzione dell'autrice e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti, luoghi e persone, vive o scomparse, è puramente casuale.


«Guardala, quella serpe velenosa!» sibilò la donna scostando la tenda e puntando gli occhi oltre il vetro della cucina. Sistemò gli occhiali sul naso con un gesto rapido della mano. «Con quella sigaretta in bocca e quell'aria da donna di mondo. Pensare che quarant'anni fa le pulivo il moccio dal naso e la sculacciavo a dovere quando frignava per ogni sciocchezza.»

«Rebecca, calmati» le sussurrò il marito Gustavo mettendosi alle sue spalle. Le posò le mani all'altezza del collo. «Bice è sempre stata una bambina prima e una donna poi che credeva di poter lottare contro i mulini a vento. Non ha ancora capito che se i mulini girano troppo forte rischia solo di farsi del male.»

«Spero solo che quel giorno che lei tanto attende arrivi più tardi possibile» si portò la mano davanti alle labbra, e trattenne a stento un singhiozzo.

«La signora Ida è una donna forte e anche il medico ha confermato che nonostante tutto non ci sono stati peggioramenti in questi mesi» le strinse le mani attorno alle spalle, e la costrinse a voltarsi: «Ti ricordi quando cinque anni fa cadde da cavallo? Rimase due giorni stesa a letto come in coma, ma quando si rialzò riuscì a mettere tutti in riga prima ancora di aver terminato la sua colazione.»

«Ricordo la faccia di Bice quando la signora le disse che se aveva già scelto il vestito nero per il funerale poteva rimetterlo nell'armadio» si lasciò sfuggire un sorriso la donna.

«Vivrà ancora a lungo, ne sono sicuro.»

«Ma il suo discorso dell'altra sera, e quelle giornate trascorse in ospedale. Sai anche tu che dopo quella brutta malattia...»

«Parole, Rebecca, solo quelle. Ha voluto farci sapere che, se dovesse accaderle qualcosa, ha già disposto perché tutto venga rispettato, e soprattutto perché la nostra devozione venga ricompensata» la strinse forte in un abbraccio. «Le cure l'hanno salvata. La settimana scorsa il medico ha richiesto altri esami, ma come hai visto anche tu non ha più raggiunto l'ospedale. Questo vuol dire che sta bene. Noi non abbiamo nulla da temere. Anche se Bice dovesse ottenere ciò che ora brama alla morte di sua madre noi saremmo comunque felici. Abbiamo qualche risparmio messo da parte e la coscienza pulita. Per anni abbiamo sempre assolto al nostro dovere e possiamo andarcene di qui a testa alta.»

«Ma io non voglio andarmene» Rebecca affondò il viso nel maglione del marito. «I nostri ricordi sono qui, come la nostra stessa vita. E i segreti...»

«Non sono mai stati veramente nostri, Rebecca» le ricordò lui. «Sono sempre stati i segreti di questa famiglia. Noi abbiamo i nostri ricordi e di quelli continueremo a vivere.»

Gustavo, il maggiordomo, scrutò la piccola stanza in cui erano soliti rinchiudersi che odorava di spezie e di cibo cotto, ma anche di pettegolezzi privati e sussurri a stento trattenuti. La cucina era sempre stato il cuore di quella casa, dove i bambini avevano consumato la merenda stretti attorno al tavolo di quercia segnato dal tempo e dai tarli, e dove erano soliti trovare il tepore della stufa in inverno e la frescura in estate perché era esposta a nord, dove il sole non batteva mai. Solo in quella stanza erano rimasti i segni visibili di quella famiglia. Se fossero rimasti in silenzio avrebbero potuto udire ancora le grida dei bambini, le mani che battevano e scorgere i loro sorrisi sdentati quando il piatto di ciambelle veniva sistemato sul tavolo, e loro potevano abbuffarsi, cospargendoci sopra infinite quantità di marmellata o cioccolata ancora calda.

LA NINNA NANNA DEI SEGRETIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora