CAPITOLO 5

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M. Richiedei "La Ninna Nanna dei Segreti. Prima parte. La famiglia"

©GPM Edizioni GPM Edizioni Via Matteotti, 1120061 Grezzago (MI)tel 340 99 39 016vinfo@gpmedizioni.it Illustrazione in copertina da Pixabay.com Progetto copertina di ©GPM Servizi Editoriali

TUTTI I DIRITTI RISERVATI.

Questo libro è opera di fantasia. Personaggi e luoghi citati sono invenzione dell'autrice e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti, luoghi e persone, vive o scomparse, è puramente casuale.


Sfilò la sigaretta dal pacchetto e se la infilò in bocca. Il marito le porse l'accendino, ma lei declinò l'invito e trafficò nella tasca della giacca alla ricerca del suo, ovviamente in oro zecchino, con l'incisione di un cigno in bella mostra.

Bice Torrigiani rimase a scrutare oltre il cancello della villa dove abitava da quando era nata. Poco era cambiato lì fuori nel corso degli anni, e di anni ne erano trascorsi trentanove. Qualche cespuglio nuovo, le piante secolari che si erano alzate fino a raggiungere il tetto della casa e la siepe sempreverde che superava la ringhiera di ferro che oramai più nessuno dipingeva alla fine dell'estate. Neppure la ghiaia era mai stata smossa o aggiunta a quella che lei aveva sempre calpestato quando correva lungo i vialetti e si nascondeva dietro agli arbusti giocando a nascondino con i fratelli. Se si fosse impegnata avrebbe potuto contare esattamente le buche nelle quali era inciampata più volte da bambina sbucciandosi le ginocchia. Erano le stesse che scorgeva dalla sua camera da letto, e che quando pioveva si riempivano di acqua, formando piccoli stagni nei quali a volte le sarebbe piaciuto fare galleggiare ancora una barchetta di carta ricoperta di cera come quelle che Gustavo le costruiva la domenica mattina, e lei colorava con le sue tempere a olio. Quanti anni erano trascorsi dall'ultima volta che aveva camminato lungo i sentieri che si snodavano attorno alla villa o aveva rincorso i suoi fratelli dopo essersi abbuffata di torta al cioccolato e aver scartato i suoi regali di compleanno? Quando la famiglia si riuniva in giardino, e per giorni interi si appendevano palloncini colorati e ghirlande di carta che scendevano fino a terra, mentre mamma e i suoi fratelli cantavano la canzoncina di rito per gli auguri? Ma la vera domanda era un'altra. Cos'era cambiato da quegli anni, e cosa si era irrimediabilmente rotto nella sua famiglia? Forse era proprio questo il problema. Lì tutto era cambiato o forse a mutare era stata solo lei. E non dipendeva certamente dalla morte di papà o perché lei e i suoi fratelli erano diventati troppo adulti per rincorrersi nel giardino o per affondare le barchette di carta. C'erano altre fratture più profonde e mai confessate, troppi segreti che avevano dovuto tacere, troppi misteri che si rincorrevano lungo i corridoi lucidi di cera con le lanterne sempre accese anche di notte, che ancora la facevano rabbrividire quando li attraversava, e si fermava davanti a una porta chiusa a chiave. O quando la notte restava sveglia ad ascoltare i rumori di quella casa troppo grande e troppo dispendiosa di denaro, e si rendeva conto che non sperava altro di potersene andare al più presto. Avrebbe voluto solo svegliarsi una mattina e incamminarsi lungo il vialetto che portava al cancello, superarlo e richiuderlo alle sue spalle, senza neppure più voltarsi, e soprattutto senza più farvi ritorno. E un giorno lo avrebbe fatto, non troppo lontano sperava, anche se non avrebbe saputo dire dove avrebbe desiderato trasferirsi. In un'altra città o meglio ancora in un altro Stato? Sicuramente lontano anche da suo marito, quella sottospecie di uomo che si era scelta non certamente perché lo amava, e aveva sperato di ricavarne almeno un marmocchio con il quale garantirsi la sua cospicua fetta di eredità, e la compiacenza che sua madre non la continuasse a squadrare dall'alto al basso con i suoi occhietti da scoiattolo che dicevano tutto e niente, e che l'avevano sempre vista come una mela marcia caduta troppo vicino alla pianta. Troppi desideri e nessuno avverato. I figli non erano mai arrivati e lei si era ritrovata a vivere in quella casa che oramai non riconosceva neppure più, con accanto un marito che portava le bretelle per sostenere i pantaloni che tiravano sul pancione grosso come un'anguria, mentre i bottoni del gilè a righe verticali gridavano pietà, e l'alito che puzzava sempre di tabacco e di whisky che trafugava dalle cantine di proprietà della sua famiglia. Lo stesso marito che, come regalo per il loro nono anniversario di matrimonio, le aveva fatto trovare nella tasca del suo panciotto un anello con un brillante grande come una nocciola. Peccato però che non fosse destinato a lei, ma a una delle sue amichette con le quali si trastullava. Conservava ancora il biglietto che aveva trovato insieme all'anello chiuso in una scatoletta di velluto rosso, e ogni tanto lo rileggeva e lo rigirava nelle mani. Con amore alla mia unica Clarissa, recitava in una scrittura perfetta e ordinata.

LA NINNA NANNA DEI SEGRETIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora