M. Richiedei "La Ninna Nanna dei Segreti. Prima parte. La famiglia"
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TUTTI I DIRITTI RISERVATI.
Questo libro è opera di fantasia. Personaggi e luoghi citati sono invenzione dell'autrice e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti, luoghi e persone, vive o scomparse, è puramente casuale.
Aprì gli occhi quanto bastava per rendersi conto che accanto a lei dormiva qualcuno. Restando prona poggiò i gomiti sul cuscino e inarcò la schiena, girando la testa alla sua sinistra. A chi apparteneva quell'ammasso di capelli castani? Dove si trovava? Si guardò attorno e riconobbe il poster di Madonna appeso all'anta dell'armadio almeno quindici anni prima, quando era ancora la sua cantante preferita e aveva tutta la collezione dei suoi dischi.
Isabella Gori scandagliò con lo sguardo i restanti oggetti sparsi qua e là, come le sue scarpe nere abbandonate vicino al letto, la lampada di cartapesta strappata in un angolo che giaceva a terra e la sua borsa che conteneva la macchina fotografica. Era nella sua camera da letto, nel suo appartamento al terzo piano in via Felice Fontana, e la sua sveglia luminosa segnava le 6:03, ma quell'uomo che ora si era girato su un fianco e la fissava con un sorriso ebete sulle labbra e uno sguardo assonnato non lo conosceva.
Isabella affondò il volto nel cuscino.
«Merda! È successo di nuovo» borbottò, più a se stessa che all'intruso.
«Cosa, amore?»
Bastò quell'ultima parola per farle rizzare i capelli sulla testa e costringerla a schizzare seduta. Si coprì il viso con le mani. Forse aveva ragione la sua collega: era malata, e la sua malattia si chiamava sesso.
Com'è che aveva definito quel disturbo che aveva scoperto su Internet dopo aver vagato per giorni su alcuni siti di psicologi affermati, quando lei le aveva raccontato per l'ennesima volta che il giorno prima, non appena aveva aperto gli occhi, si era ritrovata nel letto un uomo che a stento ricordava di aver incontrato in qualche locale e ancora meno sapeva come era finito nel suo appartamento? PSDA, o meglio Persistent sexual arousal disord, o meglio ancora Disturbo dell'eccitazione sessuale persistente, cioè un eccesso della funzione sessuale. Nascoste nel bagno della redazione lei e la collega avevano letto avidamente ogni informazione. L'ipersessualità femminile era stata considerata come espressione di un'abbondanza di desiderio sessuale. Il tutto riguardava una persistente eccitazione genitale, caratterizzata da congestione, pulsazione e abbondante lubrificazione vaginale, percepita come spontanea, intrusiva e non gradita, anche in assenza di desiderio e di interesse sessuale. La consapevolezza dell'eccitazione era tipicamente, ma non invariabilmente, spiacevole, in quanto non si riduceva dopo uno o più orgasmi, e poteva persistere per ore, giorni o anche più. In molti casi, alcune donne assecondavano questo fastidio con la masturbazione o con numerosi e svariati rapporti sessuali occasionali questo perché era impossibile per loro stabilire una relazione stabile con un solo uomo che comunque non l'avrebbe soddisfatta appieno.
Quando la sua collega aveva taciuto, poggiando le mani sul tablet, Isabella era scoppiata a ridere ed era stata costretta a trattenersi la pancia con le mani per non farsela addosso come una bambina alla scuola infantile. Lei non era disturbata, aveva risposto quando era riuscita a tornare seria. Il sesso la divertiva, e tanto. A chi non piaceva trovare un bel ragazzo in un locale e dilettarsi per una notte in nuove posizioni per poi il giorno dopo salutarsi come due estranei e tornare alle proprie vite? Non faceva nulla di male. Non andava a letto con uomini sposati, non si faceva pagare per le sue prestazioni e non perseguitava mai le sue conquiste, anzi a volte era accaduto il contrario. Prima ancora di infilarsi sotto le coperte metteva le cose ben in chiaro con tutti, lo faceva da anni e avrebbe continuato a farlo. Prima regola: era solo sesso, niente amore nel quale non credeva, e niente storie serie per le quali non aveva tempo. Seconda regola: niente giochi perversi, nessun video pornografico e soprattutto nessuna violenza. Terza regola, ma questa era solo per lei: mai usare il proprio nome quando incontrava qualcuno, mai lasciare il numero di telefono e soprattutto mai richiedere quello dell'uomo che l'accompagnava a casa, si intratteneva con lei tutta la notte e poi doveva categoricamente andarsene la mattina dopo. Senza svegliarla sarebbe stato un'utopia, ma comunque non poteva chiedere troppo. In fin dei conti i molti uomini che aveva frequentato erano bravi ragazzi, a volte sensibili, il più delle volte con il suo stesso desiderio, e quando qualcuno si comportava bene con lei, lei faceva altrettanto con loro. A volte però quell'ultima regola si scordava di metterla in pratica e finiva che i suoi partner riuscivano a ottenere il suo numero personale, e allora era veramente la fine. Ma lei non aveva alcun disturbo e nessun sintomo. Era sana come un pesce, lo dimostravano le analisi del sangue che il suo medico aveva richiesto dopo il suo rientro da quel viaggio in Africa due mesi prima, e soprattutto era consapevole di ciò che faceva. Solo del buon sesso gratuito.
O forse non era così?
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LA NINNA NANNA DEI SEGRETI
Gizem / GerilimSi apre l'anno con un nuovo thriller di Mara Richiedei ricco di colpi di scena, ma anche divertente per lasciare il lettore con il fiato sospeso!