CAPITOLO 13

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M. Richiedei "La Ninna Nanna dei Segreti. Prima parte. La famiglia"

©GPM Edizioni GPM Edizioni Via Matteotti, 1120061 Grezzago (MI)tel 340 99 39 016 info@gpmedizioni.it Illustrazione in copertina da Pixabay.com Progetto copertina di ©GPM Servizi Editoriali

TUTTI I DIRITTI RISERVATI.

Questo libro è opera di fantasia. Personaggi e luoghi citati sono invenzione dell'autrice e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti, luoghi e persone, vive o scomparse, è puramente casuale.


Amelia si avvolse nel golfino di lana.

«Porca miseria! Questa casa è più fredda di un iglù!» sbottò sfilandosi la matita dai capelli, e lasciandoli liberi da uno chignon improvvisato. «Deve dipendere certamente dai muri troppo spessi che mantengono la temperatura fresca in estate e ghiacciata d'inverno,» abbassò il tono di voce: «e da un risicato consumo di denaro da parte della signora Arrigucci» storse il naso, accorgendosi che anche quello pareva essere divenuto un ghiacciolo.

Si guardò attorno, sperando che Gustavo o la moglie Rebecca non fossero nei paraggi, magari dietro la porta a origliare i suoi commenti sconvenienti e per nulla consoni alla sua figura da integerrima letterata.

Sospirò, lasciando scivolare lo sguardo sui numerosi scaffali di legno massiccio che odoravano di cera appena strofinata, soffocati dai libri che erano stati impilati non in ordine di grandezza, ma di importanza e di argomento. Vicino alla finestra coperta da una pesante tenda di velluto blu notte, c'era un mappamondo su zampe di bronzo. I verde e i blu delle terre e degli oceani erano sbiaditi come le colonie segnate sulla superficie di pergamena dimenticate da tempo. All'incirca, doveva contare almeno cento anni, come il resto del mobilio di pregio che aveva sbirciato lungo i corridoi o i lampadari che pendevano solitari dal soffitto raramente accessi, ma brillanti come se fossero stati appena lucidati da mani sapienti.

Il suo arrivo alla villa non aveva risvegliato la curiosità di nessuno e per tutta la mattina era rimasta chiusa nella sua camera a sonnecchiare, riporre i suoi miseri indumenti nei cassetti del comò, cercando di trovare un punto dopo il suo cellulare potesse tornare in vita o guardando semplicemente dalla finestra, allungando lo sguardo oltre gli alberi che soffocavano la villa e che le impedivano la visuale sulla strada. L'avvocato Masi era arrivato alle due del pomeriggio, quando lei aveva consumato un pranzo a base di salmone affumicato e verdure grigliate con contorno di pane appena sfornato e tortino di mele. Qualcosa che aveva risvegliato il suo palato fino a costringerla a leccare il piatto. La porzione era stata abbondante, fin troppo per lei che era abituata a mangiare sempre di corsa, e cercando di far incastrare i suoi numerosi impegni. Era stato il maggiordomo Gustavo a servirle il pranzo spingendo un carrellino su quattro ruote che Amelia aveva sospettato avesse sollevato con le sue mani scheletriche per permettergli di risalire la gradinata di marmo fino alla sua stanza. In quelle ore non era riuscita a cogliere il minimo rumore, né dalle altre camere attigue alla sua, che pareva essere stata insonorizzata, e neppure lungo il corridoio, nonostante per due volte avesse aperto la porta di soppiatto per sbirciare all'esterno. Per fortuna il maggiordomo non l'aveva chiusa dentro la stanza a chiave, segregandola come una prigioniera, anche se le aveva fatto intendere che sarebbe stato opportuno che lei non uscisse per gironzolare curiosando altrove. Della signora Ida Arrigucci, come di possibili figli o nipoti, neppure l'ombra, non un riso o un grido di bambino, non una porta che si era aperta e poi era stata richiusa, nessun passo lungo il corridoio o sopra la sua testa. Quella casa aveva l'impressione di essere disabitata.

LA NINNA NANNA DEI SEGRETIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora