IL COMPLOTTO

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M. Richiedei "La Ninna Nanna dei Segreti. Prima parte. La famiglia"

©GPM Edizioni GPM Edizioni Via Matteotti, 1120061 Grezzago (MI)tel 340 99 39 016 info@gpmedizioni.it Illustrazione in copertina da Pixabay.com Progetto copertina di ©GPM Servizi Editoriali

TUTTI I DIRITTI RISERVATI.

Questo libro è opera di fantasia. Personaggi e luoghi citati sono invenzione dell'autrice e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti, luoghi e persone, vive o scomparse, è puramente casuale.


Mostrò le sue carte, e rimase a fissare la faccia dell'altro tirata in una smorfia. Il monaco si passò la mano sul viso.

«Lo sapevo di non giocare con te» mugolò come un cane bastonato gettando sul tavolino del locale il piccolo mazzo che aveva fra le dita. «Tutte le volte mi spenni come un pollo.»

«Sono baciato dalla fortuna, te l'ho detto!» rise divertito l'avvocato Alfio Masi, raccogliendo le carte sparse sul tavolo, e riformando il mazzo.

La sera prometteva bene. Aveva appena concluso la prima partita a bridge e aveva già guadagnato il doppio di ciò che aveva preventivato. Giocare a carte con padre Gerardo lo metteva sempre di buon umore, soprattutto se c'erano quelle serate in cui la fortuna girava dalla sua parte lasciando il prete in mutande, e la cosa non accadeva di rado. Solitamente si trovavano seduti entrambi attorno a un tavolo con altri giocatori, ma quella sera l'avvocato era entrato dalla porta sul retro del locale e gli aveva fatto segno di seguirlo in fondo alla stanza, trovando posto vicino al bancone, ma non troppo perché non potessero scorgerlo occhi indiscreti che poi avrebbe lasciato parlare le loro lingue.

«La fortuna non c'entra» farfugliò il monaco. «Il fatto è che quando giochiamo da soli la tua presenza mi mette soggezione» ringhiò sfilando dalla fodera della tonaca gli ultimi soldi che gli erano rimasti. «Questi sono tutto ciò che mi resta. Dopo di che mi alzo di qui e me ne vado con la coda fra le gambe.»

«Come sei drastico!» scherzò ancora l'avvocato. «Non avrai paura di me, vero?» gli fece l'occhiolino, tirando le labbra in un sorriso divertito e arrogante.

«Dai le carte, avvocato!» lo ammonì l'altro. «Tu sei peggio del diavolo!»

«Hai paura di non arrivare in tempo per le lodi mattutine?» Alfio Masi sfilò le carte dal mazzo mischiato, e cominciò a distribuirle per sé e per l'altro giocatore.

«Non dovrei neppure essere qui» il monaco tamburellò con le dita sul tavolo. «È periodo di quaresima e padre Maurizio mi ha fatto giurare che, come fioretto, mi sarei astenuto dal giocare e frequentare questo losco luogo di perdizione.»

«Fioretto?» increspò la fronte l'avvocato.

«Fioretto, penitenza, chiamala come vuoi» si agitò il monaco. «Quei religiosi credono ancora che rinunciare a qualcosa ti garantista la vita eterna una volta morto.»

«Non dirmi che non credi nell'aldilà!» ribatté l'avvocato recuperando le poche carte che formavano il suo mazzo, e guardandole con circospezione.

Quella mano non l'avrebbe vinta, era già scritto nel suo destino, ma avrebbe sempre potuto giocare d'astuzia, e quella a lui non mancava di certo.

«Credo nei piaceri di questa vita» si grattò la testa il frate, lasciando ricadere sul tavolo alcuni granelli invisibili di forfora bianca che spolverò poi con una manata. «Non ho mai parlato con nessuno che abbia fatto ritorno in questo mondo. Quando accadrà me ne ricrederò» rivelò sogghignando, compiaciuto dalle carte che gli erano state distribuite.

«Se quando muori riesci a tornare non venire a trovarmi» rise ancora divertito l'altro. «Preferisco non sapere cosa mi attende. Per certe cose meglio vivere nell'ignoranza.»

«Ora mi dici perché sei qui?» chiese il monaco allungando il collo e cercando di sbirciare le carte del piccolo mazzo trattenuto nelle mani dell'avversario.

L'avvocato le alzò d'istinto scuotendo il capo, come per rimetterlo al suo posto.

«Avevo voglia di un po' di svago» rispose evasivo.

«Mio cugino Edmondo non te ne regala abbastanza con tutti i suoi lavoretti fuori città?» questa volta toccò a lui ridere di gusto, incurante che potesse udirlo qualcuno.

«Ha ben altro di cui occuparsi ultimamente» tagliò corto l'avvocato. Alzò gli occhi, e incontrò quelli del monaco. «Credo che tu sappia.»

«Mi ha accennato a qualcosa» si strinse nelle spalle il religioso, «ma non mi hai ancora detto perché sei qui e di cosa hai bisogno. Non credo dipenda da mio cugino, perché l'ho incontrato questa mattina e non mi ha accennato al nostro prossimo incontro» gli puntò il dito contro, «dunque, devi essere tu ad avere bisogno di me. Tu o quell'arpia di mia cugina. Che il diavolo se la prenda!» batté il pugno sul tavolo, facendo sobbalzare i due bicchieri di vetro che contenevano l'ultimo goccio di whisky scadente.

«Non è lei l'arpia, ma chi gli sta attorno» strinse le labbra. «Tua cugina non è mai stata rigida e fredda come negli ultimi mesi, e certamente Edmondo non le rende la vita facile.»

«Lo sapeva anche prima di sposarlo o forse credeva che lui avesse rinunciato ai suoi viaggi e ai suoi affari per amore?» sogghignò ancora, e aggiunse: «Oh, l'amour! Che illusione divina!» e ondeggiò la mano in aria.

«Potrebbe almeno accorgersi della sua presenza quando è in casa» lo freddò l'avvocato.

«Credo lo abbia fatto abbastanza. I figli sono suoi, dunque...»

«Quello non c'entra» tagliò corto Alfio Masi. «Non è questo di cui ha bisogno Ida, ma di calore, comprensione e di un marito che ogni tanto si diverta anche con lei, non solo con le donne che lo attendono a ogni porto che sbarca.»

«Quelle sono solo dei passatempi» scosse il capo il monaco. «Restare lontano da casa sei mesi spinge un uomo a cercare altri piaceri. Se lei qualche volta decidesse di seguirlo...» lasciò la frase in sospeso.

«E i bambini? Dovrebbe portarseli appresso?»

«Restando a casa con loro ha forse migliorato le cose? Guarda cos'è successo» borbottò ancora l'altro sfilando una carta dal suo mazzo, e sistemandola accanto ad un'altra. Piegò il capo di lato per avere una differente angolazione. «Credimi, a quella interessano solo i soldi. Non si preoccupa neppure del bene dei suoi figli, ma solo di agghindarsi come una regina con il denaro di mio cugino.»

«Tu invece? Hai ancora bisogno di soldi?» colse al volo l'opportunità l'avvocato.

«Chi non ne ha?» rispose l'altro di rimando. «Sputa il rospo. Dopo questa mano me ne vado a letto. Sia che vinca, sia che perda.»

«Un lavoretto facile, facile.»

«Del tipo?»

«Convincere una donna a restituire qualcosa che non le appartiene» storse il naso, ma decise di non alzare lo sguardo, sicuro che avrebbe colto quello dell'avversario che lo fissava. 

LA NINNA NANNA DEI SEGRETIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora