CAPITOLO 20

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M. Richiedei "La Ninna Nanna dei Segreti. Prima parte. La famiglia"

©GPM Edizioni GPM Edizioni Via Matteotti, 1120061 Grezzago (MI)tel 340 99 39 016 info@gpmedizioni.it Illustrazione in copertina da Pixabay.com Progetto copertina di ©GPM Servizi Editoriali

TUTTI I DIRITTI RISERVATI.

Questo libro è opera di fantasia. Personaggi e luoghi citati sono invenzione dell'autrice e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti, luoghi e persone, vive o scomparse, è puramente casuale.

«Quella ragazza...» Ida si coprì gli occhi con la mano, incurante di sbavare il lieve trucco che ancora le imporporava le guance, e le colorava le palpebre abbassate.

Non aveva altre commissioni da compiere lì in città e, una volta uscita dallo studio dell'avvocato Masi si sarebbe ritirata alla villa. Aveva già fatto visita alla sarta e aveva scelto il tessuto per permetterle di confezionare su misura un vestito da sera particolare, rigorosamente nero che scendeva morbido sui fianchi, impreziosito da Swarovski puntati al collo e ai polsi delle maniche che cadevano ampie. La sarta aveva preso le misure dei suoi fianchi e del povero seno anche se le conosceva a memoria, e l'aveva avvertita che la prima prova sarebbe stata di lì a tre giorni. Ida aveva commentato che l'aspettava alla villa avendo poca voglia di tornare a farle visita nel suo negozio a Firenze. Tutta quella confusione, il traffico, i turisti e anche il viaggio la innervosivano, nonostante Flavio fosse un abile autista, serio, taciturno e pratico alla guida, tanto che Ida non si accorgeva neppure della strada percorsa. Seduta sul sedile posteriore della sua macchina avrebbe anche potuto addormentarsi e arrivare a Roma senza neppure rendersene conto. Il ragazzo era solito accendere la radio infilando nel lettore cd un disco di musica classica, anche se Ida sapeva benissimo che quello non fosse il suo genere, come era certa anche che lo facesse per lei, per far sì che si rilassasse e che si godesse il viaggio, lungo o breve che fosse. Era il mondo circostante che la metteva in agitazione e la scocciava, desiderando solo poter tornare a casa prima possibile e rinchiudersi nelle sue stanze, distendersi sul divanetto dell'Ottocento che suo suocero aveva acquistato durante un viaggio in Francia, e godersi il silenzio. Per anni si era preoccupata di far sì che tutto andasse per il verso giusto, che i domestici pensassero a curare la casa e a preparare i pasti, che le tate scelte con cura si occupassero dei suoi figli, mentre a lei restava il compito di compiacere suo marito, accompagnandolo alle serate mondane insieme ai suoi amici, mogli comprese. Ora che lui non c'era più da anni e i suoi figli erano adulti, voleva solo godersi ciò che le restava da vivere semplicemente lasciando che fossero gli altri a occuparsi di lei, come di tutte quelle inutili faccende. Anche l'assunzione del personale, per lo più una cameriera che si occupava di rassettare le stanze e aiutare in cucina, era affidata a Gustavo e alla moglie. A volte lei la incontrava dopo settimane. Di rado qualcuna restava più di due mesi. L'ultima si era fermata un giorno prima di comprendere che in quella casa non si restava a bighellonare nei corridoi e tanto meno ci si nascondeva in giardino a fumare. Non c'era più il personale di una volta, fidato e servizievole, silenzioso e rispettoso. Quelle ragazze che si improvvisavano domestiche non conoscevano neppure il significato della parola, ma rispondevano agli annunci pubblicati sul giornale solo perché avevano bisogno di denaro, le più temerarie solo perché volevano farsi un giro nella villa per poi spettegolare con le amiche. Ed era proprio per quel motivo che quella mattina era stata costretta a rivolgersi ad Alfio, raggiungendolo nel suo ufficio.

Villa Torrigiani vantava ancora il suo fascino, i suoi segreti e soprattutto le sue dicerie che facevano gola ancora a molti, come a quella giornalista, Isabella Gori. Ma non era l'unica e non sarebbe stata l'ultima. Qualcuno c'era sempre che spuntava all'improvviso e chiedeva prima di fare un'intervista alla padrona di casa e dopo l'ennesimo rifiuto si nascondeva dietro al cancello aspettando una sua uscita, e scattando infinite fotografie che alla fine sparivano sempre nel cestino della carta straccia della redazione, ma che contribuivano a ridurre il suo denaro in banca. Del resto, le dicerie andavano smorzate e le chiacchiere diminuite se non voleva trovarsi circondata da curiosi senza scrupoli e continuare a vivere la sua tranquillità dietro quelle mura troppo spesse, ma protettive.

LA NINNA NANNA DEI SEGRETIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora