CAPITOLO 24

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. Richiedei "La Ninna Nanna dei Segreti. Prima parte. La famiglia"

©GPM Edizioni GPM Edizioni Via Matteotti, 1120061 Grezzago (MI)tel 340 99 39 016 info@gpmedizioni.it Illustrazione in copertina da Pixabay.com Progetto copertina di ©GPM Servizi Editoriali

TUTTI I DIRITTI RISERVATI.

Questo libro è opera di fantasia. Personaggi e luoghi citati sono invenzione dell'autrice e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti, luoghi e persone, vive o scomparse, è puramente casuale.

Voltò la pagina e contemporaneamente recuperò gli occhiali da lettura che si infilava sul naso di rado, solo quando era costretta a controllare alcuni caratteri troppo minuti o a identificare la firma di qualche autore nella quale le lettere si confondevano fra di loro.

Ida Arrigucci l'aveva congedata nello stesso istante in cui era riapparso Gustavo, avvertendola che Flavio l'attendeva al cancello con la macchina. Davanti al maggiordomo aveva espresso il desiderio che lui le mostrasse il computer, un vecchio modello Hp e che le permettesse di utilizzarlo per collegarsi con alcuni siti internet che avrebbero potuto facilitare le sue ricerche. Come Amelia aveva temuto, il tutto sarebbe avvenuto sotto la super visione di Fernanda, la domestica, l'unica che pareva non avere un ruolo ben definito in quella casa. Era la più libera da impegni e avrebbe potuto trascorrere tutto il tempo appresso a lei, senza che nessuno ne sentisse la sua mancanza. In questo modo aveva limitato al massimo qualsiasi possibilità che Amelia si collegasse con l'esterno della casa, e dunque che riuscisse a rintracciare Camilla mettendola al corrente di ciò che aveva scoperto di quei manoscritti, ma anche dell'allucinazione che aveva scorto sulla scala.

Amelia aveva digrignato i denti quando la domestica le si era seduta accanto, scrutando con attenzione le sue dita che ticchettavano sulla tastiera, senza perderla di vista. Non aveva alcuna intenzione di usare il telefono che era stato sistemato sul comodino della sua stanza. Temeva che qualcuno potesse ascoltare la sua conversazione con l'amica e non sarebbe stato semplice spiegare poi le sue motivazioni. Infrangere il contratto avrebbe voluto dire perdere i soldi pattuiti per quell'incarico.

Dopo una buona mezz'ora che navigava in Internet con gli occhi di Fernanda simili a quelli di un corvo puntati sullo schermo, Amelia si era innervosita a tal punto che aveva congedato la domestica che aveva richiesto indietro il potatile, come da ordini della signora Ida, e aveva ripreso a lavorare ai manoscritti cercando le informazioni di cui necessitava sui libri che si era portata appresso.

La donna se n'era andata borbottando, evidentemente scocciata dal fatto che aveva creduto di poter trascorrere l'intera giornata seduta al grande tavolo di noce, a non fare nulla anziché tornare a rassettare il portico o a stendere i panni.

Dopo che la porta si era chiusa alle spalle di Fernanda, e Amelia si era preoccupata di richiuderla a chiave, era rimasta a mordicchiarsi le unghie per qualche minuto, prima di sfilare dalla sua borsa abbandonata sul pavimento della biblioteca un quadernetto dalla copertina rosa e sgualcita, che aveva ritrovato nel vecchio baule conservato nella sua camera da letto. Aveva creduto di dedicare qualche ora al suo romanzo, ma quando si era ritirata nella sua camera per prendere il necessario e seguire Gustavo nella biblioteca, la vista del baule che aveva scorto la prima mattina che era entrata a Villa Torrigiani aveva catturato a tal punto la sua curiosità che aveva consigliato al maggiordomo di tornare alle sue faccende. L'avrebbe chiamato non appena avesse deciso di scendere al piano terra, e aveva provato ad aprire il lucchetto. Doveva certamente conservare qualcosa di importante, altrimenti nessuno avrebbe pensato di chiuderlo a chiave, ed era decisa a scoprire cosa.

La stanza in cui alloggiava era stata certamente quella di un bambino, forse anche più di uno, dato che le pareti erano state rivestite di carta da parati sia rosa che azzurra, e forse in quella cassapanca vi erano rimasti i ricordi di quelli che Amelia credeva fossero i figli di Ida. Oltre a Bice non aveva conosciuto nessun altro erede della famiglia, eppure aveva scorto alcune fotografie appese lungo il corridoio, e ne aveva contati tre in totale, due maschi e una femmina appunto, accanto a due adulti, i genitori, oppure seduti in grembo ad altri membri della famiglia.

Edmondo Torrigiani era stato ripreso con il volto indignato, quasi sempre con le sopracciglia corrugate o lo sguardo a fissare qualcosa che catturava la sua attenzione oltre le spalle del fotografo. Ida sorreggeva uno dei figli, solitamente il più piccolo, in grembo, e aveva gli occhi allegri e un accenno di sorriso sulle labbra. Ma allora, se dalle fotografie pareva che la famiglia Torrigiani fosse molto unita e felice, dov'erano finiti tutti, e perché mai nessuno nella casa ne parlava e tanto meno sentiva il telefono suonare, e qualcuno rispondere? Possibile che in una sola settimana nessuno dei figli che non vivevano sotto lo stesso tetto, avessero sentito il desiderio di parlare con la madre o di passare a trovarla? Abitavano forse all'estero? Anche la stanza a lei riservata era anonima. Non aveva scorto fotografie alle pareti, ma vi erano rimasti solo i chiodi che le avevano sorrette. Era semplice e disadorna, nessun segno che ricordasse il passato o ninnoli, nessuna eccentricità, ma solo una stanza troppo silenziosa, e rimasta vuota da troppi decenni.

Dopo aver trafficato invano con il lucchetto arrugginito aveva deciso di passare ad azioni più drastiche e aveva scassinato la serratura infilandovi il coltello da cucina che aveva trovato sul vassoio della colazione, e che le era servito per spalmare sul pane appena sfornato la marmellata di mirtilli, fino a che l'arco non si era staccato dal corpo del lucchetto. Non era stato comunque facile aprire il coperchio che aveva resistito.

Amelia aveva messo nelle mani tutta la sua forza, sollevando gli angoli di pochi millimetri prima e poi dei restanti centimetri, fino a che, tirando e spingendo, e ripetendo le stesse manovre per più volte, il coperchio aveva ceduto, rivelando il suo contenuto e un dolce profumo di mughetto che l'aveva avvolta come in una nuvola. Aveva rovistato con entrambe le mani all'interno del baule, desiderosa di scoprire di più di quella famiglia, ma era rimasta delusa nello scoprire solo giocattoli. Vecchie macchinine arrugginite e dal colore sbiadito, due addirittura senza una ruota, e alcune bambole dal volto schiacciato dal peso di altri giochi. Alcuni fiocchi rosa a forma di molletta e una ciocca di capelli rossi, molto simili ai suoi, trattenuti da un cordoncino bianco, uguale a quello che stringeva il sacchettino di confetti regalato ai parenti durante il battesimo o la prima comunione di qualche nascituro. Quando oramai si stava perdendo d'animo, le sue dita avevano scoperto un quadernetto con le pagine ingiallite, ma scritte dalla mano di una bambina, forse un'adolescente, e con la copertina coperta da un foglio rosa sul quale erano stati disegnati due bambini stilizzati che si tenevano per mano. Le loro bocche sorridevano e anche gli occhi verdi parevano esprimere la stessa allegria. 

LA NINNA NANNA DEI SEGRETIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora