CAPITOLO 16

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M. Richiedei "La Ninna Nanna dei Segreti. Prima parte. La famiglia"

©GPM Edizioni GPM Edizioni Via Matteotti, 1120061 Grezzago (MI)tel 340 99 39 016 info@gpmedizioni.it Illustrazione in copertina da Pixabay.com Progetto copertina di ©GPM Servizi Editoriali

TUTTI I DIRITTI RISERVATI.

Questo libro è opera di fantasia. Personaggi e luoghi citati sono invenzione dell'autrice e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti, luoghi e persone, vive o scomparse, è puramente casuale.


Avanzò lungo il corridoio con il naso all'insù, stretta sui due lati da alti scaffali di ferro, trattenendo in una mano la torcia mentre la sinistra sfiorava ogni faldone e ogni scatola di cartone lentamente, togliendo uno strato invisibile di polvere, lasciando le tracce delle sue dita.

Camilla non ricordava il tempo di entrare lì dentro. Forse era accaduto un paio di volte, ma per lo più, quando serviva qualche documento era solita affidarsi all'archivio digitale del commissariato, entrando nel suo account e digitando la password. Ogni documento e referto veniva prima digitalizzato e poi nascosto lì sotto. Un modo come un altro per far perdere tempo agli agenti, anche se la scusa era sempre la stessa: se fosse scoppiato un incendio nei sotterranei tutti quegli scatoloni sigillati e accatastati sugli scaffali sarebbero andati perduti e con essi anche le prove e i referti autoptici, i verbali e quanto altro contenevano. Possedere un secondo archivio direttamente salvato sul computer era più comodo ed efficacie, anche se per ciò che riguardava gli anni passati, quando lei aveva indossato la divisa da poliziotta per la prima volta, era ancora tutto lì sotto. Ma a lei serviva solo trovare il fascicolo vecchio di un mese. Avrebbe potuto richiedere a Manenti di occuparsene personalmente, ma dopo aver fatto ritorno dal negozio di Ermanno aveva deciso di cominciare personalmente a cercare qualcosa che potesse veramente collegare lo scheletro alla famiglia in cui si era trasferita Amelia. Poteva esserci anche la più piccola prova, un minuscolo indizio, altrimenti non si spiegava perché sul cappotto della vittima, reso a brandelli dagli anni trascorsi sottoterra, era stata recuperata la spilla d'oro bianco che sua madre Elda aveva collegato ai Torrigiani. Un mese prima si erano lasciati convincere che non avrebbero mai scoperto nulla di quel mucchietto di ossa essiccate e forse proprio per quel motivo non avevano cercato abbastanza, non si erano impegnati a fondo. Del resto, se nessuno aveva mai denunciato la scomparsa di una donna trentasei anni prima, cosa avrebbero potuto trovare loro dopo la sua morte e sepoltura? Manenti si era messo all'opera cercando denunce di fatti insoluti, scomparse e anche morti naturali collegate a quel periodo. Lo aveva salvato lei prima che impazzisse, facendogli un semplice cenno con il capo perché la seguisse. Lui si era semplicemente alzato dalla sedia dietro la scrivania, si era guardato attorno con fare misterioso e l'aveva raggiunta nel corridoio, poi in ascensore, fino a che i pannelli non si erano aperti e lei lo aveva accompagnato davanti alla porta dell'archivio.

Era mezzogiorno, e l'agente di turno all'archivio si era preso una pausa di mezz'ora. Questo voleva dire che avevano poco tempo per entrare lì dentro, cercare il faldone e uscire senza essere costretti a compilare un modulo e soprattutto sottoscrivere il motivo della loro richiesta. Così facendo avrebbero guadagnato come minimo una settimana di tempo e avrebbero evitato sguardi e pettegolezzi indiscreti, come un divieto secco dal pubblico ministero.

«Mi vuole dire cosa stiamo cercando?» bisbigliò Manenti restando fermo davanti alla porta socchiusa dell'archivio, e sbirciando lungo il corridoio nella speranza che nessuno sopraggiungesse all'improvviso.

LA NINNA NANNA DEI SEGRETIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora