Anno 707 dell'Era di Rouen
3 giorni dopo lo scontro a Villa Willmore
Distretto di Heartcross
Nell'aria c'era solo l'odore del sangue. Una figura in nero le dava le spalle, sciabola sguainata in una mano e un pugnale nell'altra. Sollevò gli occhi al cielo. La luna crescente la osservava come un maligno sorriso del cielo notturno. Le sorrise a sua volta, sentendo il suo corpo farsi sempre più leggero. La figura in nero si voltò a guardarla e lei non poté fare a meno di fissarla. Dalla fessura tra il cappuccio e la maschera che copriva metà del volto, due profondi occhi grigi la scrutavano. Riuscì a sentire urlare il suo nome prima che una luce abbagliante facesse sparire tutto intorno a lei.
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Era immersa nel bianco. Cercava intorno a sé un punto di riferimento, avanzando in quel luminoso spazio infinito. Vagava senza meta, le braccia protese in avanti desiderose di incontrare un ostacolo sul suo cammino, qualunque cosa potesse aiutarla a orientarsi. Quello spazio era come la sua mente, vuota, non riusciva a ricordare come fosse arrivata lì.
Dopo un lungo vagare le gambe cedettero per la disperazione. Si sedette a terra, strinse le gambe al petto e vi nascose il volto, cercando rifugio per la mente nei suoi ricordi felici. Riusciva a vedere solo il volto di Adam, suo fratello, ne cercava lo sguardo, ma gli sfuggiva, nel turbinio di immagini che si accalcavano nella sua mente.
Solo una immagine era nitida e si imponeva di fronte a lei: la figura in nero con gli occhi grigi. Provò ad allungare una mano verso quel volto incappucciato, ma le dita iniziarono a bruciare come se avessero all'improvviso preso fuoco. Venature rosso sangue iniziarono a propagarsi dalla punta delle dita come rovi irti di spine color rubino. Le circondavano le mani, le braccia, le spalle, poi le sentì sul collo, sul volto fino a quando fu costretta a chiudere gli occhi per il dolore. Si accasciò per terra alla ricerca di refrigerio da quell'inferno che sentiva sulla pelle, dal petto sentiva una profonda fitta e il cuore le batteva all'impazzata.
"Vorrei solo tornare a casa" sussurrò con un filo di voce sul punto di svenire.
"È quando smetti di cercare, che quello che cerchi ti può trovare".
Spalancò gli occhi al suono di quella voce. Il dolore d'un tratto era svanito.
"Per quanto ancora te ne starai lì ferma, Evangeline?".
Scattò in piedi cercando la direzione della voce. Non riusciva a vedere nulla intorno a lei. Si guardò le mani. I rovi rosso sangue erano svaniti, ma la fitta al petto continuava a farsi sentire.
"Sono qua, voltati".
Una grande colonna bianca svettava a qualche metro di distanza da lei, in cima Evangeline scorse una figura coperta da uno scuro velo nero che rendeva impossibile riconoscerla. La voce era indistinguibile, più cercava di concentrarsi sul suo tono, più nella sua mente risuonavano voci diverse. Evangeline fece un passo indietro tremando di paura, e sotto di lei il pavimento si trasformò in una immensa scacchiera bianca e nera.
"Non mi muoverei a caso, fossi in te" sibilò la voce "Nel gioco di Rouen, ogni passo può fare la differenza. Casella nera o casella bianca?".
"Fino ad un attimo prima non c'era niente, dove, dove sono?".
"Dentro, fuori, sopra, sotto, ovunque e in nessun posto. Casella nera o casella bianca?"
"Voglio solo tornare a casa, dimmi come fare".
"Ah! Se te lo dicessi, che gusto ci sarebbe? Sono le regole del gioco, Evangeline. Allora, casella nera o casella bianca?"
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Il Cavaliere di Cuori - Atto I de Il Gioco di Rouen
FantasyIn una terra distopica, Rouen, il giocatore, è colui che controlla il destino. Ogni 100 anni Rouen indice un torneo per eleggere il suo successore tra gli eredi delle nobili casate di 4 fazioni: Cuori, Spade, Fiori e Diamanti. Tra i giovani giocator...