Anno 707 dell'Era di Rouen
9 giorni dopo lo scontro a Villa Willmore
Distretto di Spadesea
"A cosa devo il piacere di questa visita, Erik?"
Chris Lockhart stava seduto sulla poltrona di velluto rosso, con un bicchiere di scotch in mano a fissare le fiamme che danzavano dentro il camino di ardesia nera, unica fonte di luce nella stanza. Non si era nemmeno degnato di alzarsi per accogliere il suo ospite, aveva preferito lasciarlo in piedi sulla soglia del salotto a farsi squadrare dal ritratto minaccioso di Percival Lockhart, che svettava imperioso sopra il focolare.
"Sono venuto a sincerarmi delle tue condizioni, amico mio" rispose Erik Pikert avanzando con sicurezza nella stanza e prendendo posto sul grande divano di velluto nero con intarsi dorati. L'ospite era alto e slanciato, con la pelle pallida e i capelli neri, più corti ai lati e con un ciuffo ordinatamente pettinato all'indietro che gli donava eleganza. Il viso era allungato e smunto, con il mento affilato come gli zigomi, che gli conferivano un'aria tenebrosa. Infine, gli occhi avevano lo stesso colore azzurro ghiaccio di quelli di Dalia, tipico di tutti i Pikert, degni o indegni che fossero.
"Amico? Che insolenza!" pensò Chris sollevando leggermente lo sguardo in direzione del giovane uomo, che tanto sfrontatamente si stava stravaccando nel suo salotto come se fosse a casa propria.
"Dalia mi ha riferito che Fenice ti aveva ridotto uno straccio. Volevo vederlo con i miei occhi" continuò Pikert sorridendo malignamente a Chris.
Lockhart cercò di fingere indifferenza, ma la mano si strinse più forte intorno al bicchiere non appena Erik nominò Wesley Mallard. Una piccola crepa si formò su vetro nel punto in cui i polpastrelli delle sue dita facevano pressione e il giovane vide che lo sguardo trionfante di Pikert aveva notato tutto.
"Pikert! Conosciuto uno, conosciuti tutti! Quanto adorano girare il dito nella piaga! Potessi li spedirei tutti da Rouen" pensò il rosso mentre continuava a sorseggiare lo scotch.
"Come puoi ben vedere, Dalia ha decisamente esagerato col suo racconto, non sono mai stato meglio" risposte Chris con falsa noncuranza.
"Vedo, vedo" rispose Erik sdraiandosi a fissare le ombre sul soffitto generate dalle fiamme "Davvero notevole come ti sia ripreso così in fretta dalla furia di Mallard. L'anima di una comune fanciulla non sarebbe bastata ad un altro demone. Dimmi Lockhart, quale è il tuo segreto?"
La mente di Chris corse subito a Odille. Solo un giocatore di Rouen ha un'energia sufficiente da permettere ad un demone di ristabilirsi così velocemente e le radici delle carte di Fiori sanno donare ai loro possessori una particolare forza e resistenza, che è stata indispensabile a Odille per sopravvivere al bacio del demone. La ragazza non si era ancora risvegliata da allora, erano passati già cinque giorni e chissà per quanto ancora avrebbe dormito. Non avrebbe detto la verità a Erik Pikert, non era ancora il momento di mettere in atto il piano di suo padre.
"Che posso dire, sono il Re di Spade, non dovete sottovalutarmi" rispose Chris facendo spallucce e tornando a osservare il camino per non incrociare lo sguardo di Pikert. Tra i due calò il silenzio e solo il crepitio della legna riempì il silenzio della stanza.
"Dalia mi ha detto che ti hanno rubato una carta, ma evidentemente hai fatto presto a trovarne un'altra" rispose Erik con tono di sfida "Perché non me la fai vedere?".
"Merda. Maledetto Pikert e la tua perspicacia" pensò Chris mentre con la mano libera si stringeva il polso della mano destra che teneva il bicchiere crepato.
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Il Cavaliere di Cuori - Atto I de Il Gioco di Rouen
FantasyIn una terra distopica, Rouen, il giocatore, è colui che controlla il destino. Ogni 100 anni Rouen indice un torneo per eleggere il suo successore tra gli eredi delle nobili casate di 4 fazioni: Cuori, Spade, Fiori e Diamanti. Tra i giovani giocator...