Anno 707 dell'Era di Rouen
Due settimane dopo lo scontro a Villa Willmore
Tenuta dei Corblan, Distretto di Heartcross
Il timido bagliore della luna calante penetrava dalle grandi finestre della magione dei Corblan rischiarando il buio della stanza. Il silenzio era interrotto solo dal respiro leggero di Siena, che di tanto in tanto si muoveva tra le lenzuola profondamente addormentata. Evangeline non riusciva a prendere sonno, la mente non cessava di tormentarla e quella camera era così simile a quella dove si era risvegliata dando inizio al suo incubo a occhi aperti. La luce continuava ad attirare la sua attenzione, riuscendo a insinuarsi nell'oscurità delle sue palpebre chiuse, provocandola e allontanandola sempre di più dal desiderio di riposare.
"Se solo la mente smettesse di tormentarmi con il suo volto...quanto mi sento stupida! Sei una stupida, Evangeline!" pensò la giovane scostando le coperte e mettendosi a sedere con i gomiti poggiati sulle ginocchia e il viso affondato tra le mani.
"Come potrò guardarlo in faccia di nuovo? Cosa mi è saltato in mente? Ho perso completamente la testa!"
Quelle labbra erano così morbide e quella cicatrice che gli solcava il labbro inferiore le aveva completamente annullato la ragione.
Quelle mani ruvide, ancora riusciva a sentirle insidiarsi tra i capelli e accarezzarle la nuca.
Quel profumo inebriante di lui e quella fortissima sensazione di calore che l'aveva avvolta, come se stesse bruciando tra le fiamme di un inferno fatto solo dei loro corpi che si sfioravano e si cercavano sopra gli strati delle divise.
"Dovrei quasi odiarlo per tutti gli anni in cui con quello sguardo mi ha fatto sentire sbagliata, indegna, un rifiuto di un mondo di cui non so nulla! Perché? Perché invece non riesco a farne a meno?".
Quasi riusciva a vedersi con lui, come una perversa voyeur riviveva quel momento ancora e ancora nella sua mente. E ogni volta un nuovo dettaglio la inebriava e percepiva un fuoco agguantarle i lobi e risalire lentamente fino stringerle un nodo alla gola. Voleva restare lì e non risvegliarsi più.
Basta carte.
Basta Cuori e Diamanti.
Basta Rouen.
Solo lui.
"Wesley Mallard, eh? Come siamo volubili, Evangeline".
Eva spalancò gli occhi paralizzata dallo shock. Non era possibile. Di nuovo quella voce.
La voce di Rouen.
Quando scostò le mani si rese conto di non essere più nella camera dove dormiva con Siena. Intorno a lei c'era solo bianco. Uno sconfinato spazio bianco fatto di nulla che ormai le era tremendamente familiare. L'unica cosa che riusciva a distinguere nitidamente si trovava ai suoi piedi.
Il pavimento si era trasformato in una immensa scacchiera.
"Finalmente ti sei decisa a tornare, cominciavo ad annoiarmi, sai?" disse la voce sghignazzando.
Eva si voltò alle sue spalle. Una figura avvolta da uno scuro velo nero dondolava appoggiata ad un cerchio di alabastro che svettava sospeso a mezz'aria.
"Di nuovo tu. Si può sapere cosa vuoi da me? Ho fatto la mia mossa, come mi avevi chiesto!" ringhiò Eva.
"Ti confesso la mia delusione. Speravo facessi mosse più sagge. Ti sei gettata dritta tra le fiamme. La tua partita è appesa a un filo. Un filo rosso rubino. Ma, immaginavo che non saresti stata capace di resistere alla tela del ragno. Sei una debole".
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Il Cavaliere di Cuori - Atto I de Il Gioco di Rouen
FantasíaIn una terra distopica, Rouen, il giocatore, è colui che controlla il destino. Ogni 100 anni Rouen indice un torneo per eleggere il suo successore tra gli eredi delle nobili casate di 4 fazioni: Cuori, Spade, Fiori e Diamanti. Tra i giovani giocator...