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Karma's pov.

"Non sei solo."

Quelle parole mi fecero capire quanto io e la ragazza, su cui adagiavo il mio capo, fossimo simili.
Molto più di quanto pensassi all'inizio, credevo fossimo due poli opposti e invece neanche io volevo mostrarmi vulnerabile.
Esattamente come lei.
Ho sempre coperto tutto con scherzi e con un carattere esuberante, per non far trasparire alcuna traccia di debolezza, lei, invece lo copriva con testardaggine e una faccia seria, impassibile.

"Vuoi parlarne? Intendo...della tua famiglia, so che i tuoi non ci sono più da quella partita di biliardo che facemmo, però se ti va..."
Chiesi, cautamente, alzando il mento a guardarla, l'odore di tabacco sul suo collo, mischiato a legno di sandalo e incenso; era un insieme che non sapevo sarebbe stato in grado di rilassarmi tanto.

"È una lunga storia, potresti addormentarti nel sentirla" Rispose la (c/c) guardandomi con empatia.

"Correrò il rischio." Ridacchiai leggermente per poi permettere alla ragazza di parlare, ancora sotto il suo tocco gentile tra i miei ciuffi rossi.

Si prese qualche attimo di silenzio, sospirò e iniziò il suo racconto.

"Io non ho sempre vissuto qui, sono nata in una zona pericolosa del Giappone in cui la Yakuza aveva maggior parte dei suoi traffici illeciti. Immaginatelo come una specie di oceano in cui o mangi o vieni mangiato.
Non ricordo alcun momento felice della mia infanzia, se non le poche volte in cui mia madre mi stava vicino mentre piangevo.
I miei genitori litigavano molto, non mi spiego ancora come si siano trovati assieme.
Mio padre non l'ho mai considerato un padre, era un alcolizzato che picchiava la moglie e che non era mai stato in grado di fare della sua vita un qualcosa di utile.
Mia madre, invece...diciamo che avevo un rapporto con lei, anche se la disprezzavo per non aver mai cercato di lasciare mio padre."

Sospirò un'altra volta, io la ascoltai con attenzione.
Aveva una voce cauta, l'espressione indecifrabile di una statua.
Come se ormai non le importasse più.

"A scuola inizialmente subì tanto bullismo, ma poi i geni di rabbia di mio padre presero il sopravvento e nessuno mi infastidì più. Tornai a casa un giorno e trovai il corpo di mia madre sul tappeto, il sangue che colava dalla sua testa e l'espressione di paura stampatale sul volto.
Provai a svegliarla, ma il corpo era gelido, quando sentì il rumore della pistola che si caricava dietro di me, capì chi fosse.
Poi ho avuto uno scatto di adrenalina, hai presente quelli che si hanno nei momenti in cui sai che stai rischiando la morte?"

Io annuì, alzai la testa per guardarla meglio in faccia, ma neanche dopo l'evento macabro che mi aveva raccontato la sua espressione cambiò.
Mi staccai dal suo tocco e mi sedetti accanto a lei, stringendola a me con un braccio intorno al collo.

"Bene, fu esattamente così, scattai dietro a un divano e non mi colpì. Mio padre era ubriaco, si vedeva dalla sua faccia, dai suoi movimenti malfermi e dalla sua voce mentre mi urlava di uscire fuori dal mio nascondiglio.
Quando mi fu accanto misi tutta la mia forza sulla sua caviglia per sbilanciarlo, persi l'arma e divenne mia.
In quel momento capì che ciò che avrei dovuto fare si trovava nella mia mano. Avevo dodici anni ed è stato allora che ho ucciso la mia prima vittima, mio padre."

Rimasi spiazzato inizialmente, non seppi bene come reagire, ma l'abbracciai tenendola stretta al mio petto.

"Ora capisco perchè quando Nagisa ti chiese tanto tempo fa chi fu la tua prima vittima non volesti rispondere."
"Esatto. Comunque non è un passato che mi affligge più, nel tempo ho capito di aver fatto la cosa giusta." Sospirò ancora, come se avesse appena tolto un peso dalla schiena e alzò gli occhi a guardarmi.

𝖎𝖋 𝖎 𝖈𝖆𝖓'𝖙 𝖍𝖆𝖛𝖊 𝖞𝖔𝖚 (𝐤𝐚𝐫𝐦𝐚 𝐱 𝐫𝐞𝐚𝐝𝐞𝐫) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora