Epilogo👩🏼‍🤝‍👩🏻

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ALLISON'S POV
☀️☀️☀️

Sono passate due settimane. Due settimane d'inferno.

A volte mi ritrovo in una stanza senza ricordare perché ci sono entrata.

Faccio cose in maniera meccanica, senza ricordare il perché abbia sentito il bisogno di farle.

Mangio, dormo, bevo e vivo perché mi ricordano che devo.

L'ultimo periodo è stato semplicemente troppo.

Ed ora eccomi qui.

Stringo le mani davanti all'abito nero, scrutando la bella foto sulla lapide.

I lunghi capelli neri incorniciano il viso pallido e rose di un rosso scarlatto adornano il marmo bianco.

Le avrebbe trovate pacchiane e avrebbe fatto qualche battuta.

Pagherei con qualunque cosa che posseggo per sentirne ancora.

Quando ero piccola mi infastidivano.

Mi hanno infastidito anche da grande.

Ma ora che non potrò mai più sentirle, un buco mi scava il cuore.

Mi stringo una mano al petto, obbligandomi a fare ciò per cui ero venuta.

Prendo un respiro profondo e mi obbligo a darmi un contegno.

«Ciao. Scusami se ci ho messo tanto... per venire a parlarti. Ma io... io non riuscivo ancora a credere di non poterlo più fare davvero. Di non poterti più guardare negli occhi. Di non poter più trovare conforto nel tuo umorismo. Di non poter più ridere con te. Ancora adesso io... non posso crederci... non riesco ad arrendermi all'idea che non ci sei più. Per anni... ho sentito persone parlare male di te... dire le cose più assurde sul tuo conto... avrei voluto difenderti meglio da quelle brutte parole. Forse non ti sarebbero giunte e non ne avresti sofferto così tanto. Eri una persona buona. Leale. Altruista... e non ci sarà un giorno in cui io non piangerò la tua scomparsa, perché...»

«Che cazzo di mortorio» fa Jennifer alle mie spalle.

Interrompo il mio monologo e sobbalzo, voltandomi esterrefatta verso di lei, che avanza a passo lento e viso annoiato verso di me, con le mani ficcate pigramente nelle tasche del pantalone nero.

La camicia scura le circonda il busto e tiene i primi bottoni aperti.

«Hai appena definito il funerale dello Zio William un mortorio?» domando sconvolta, indicando la sua foto sulla lapide.

Jen scrolla le spalle, leccandosi i denti.

«Era un tipo particolare. Vedi che si sta divertendo nella terra dei morti. A differenza nostra, a questa cerimonia da taglio di vene. Guardalo, andava sempre in giro con quello stile da iettatore. Lo credo che la gente spergiurava maledizioni quando lui gli passava accanto. Lo adoravo» sogghigna Jen, indicando lo zio.

Torno ad ammirare i capelli neri, che portava lunghi fino alla vita, il naso aquilino e il volto scarno e dai tratti eccessivamente spigolosi.

GEMELLE DIVERSEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora