La Torre Eiffel

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Alle 9.30 la sveglia suonò e dopo essermi preso quindici buoni minuti di meditazione, interrogandomi sul motivo della mia esistenza mi convinsi ad alzarmi ma questa mattina c'era qualcosa di diverso non mi vennero addosso i miei cagnolini e mia madre non mi aveva preparato il caffè, mi ritrovai affianco Luigi che russava beatamente con la bocca aperta, praticamente spalancata.

Dopo essermi accertato che Luigi fosse ancora vivo mi vestí e decisi di fare colazione velocemente perché non vedevo l'ora di visitare Parigi.

Scesi lungo le scale e diedi un occhiata veloce alle sale dove si stavano allenando dei ragazzi, dire che erano perfetti sarebbe stato riduttivo, regnava la pace si sentiva solo leggermente della musica, ma all'improvviso questa tranquillità fu spezzata da una voce maschile molto alta che gridava continuamente correzioni così mi incuriosì e mi avvicinai alla sala da dove provenivano quelle grida e ascoltai una conversazione interessante.

Monsieur Todarô: Christiannn questa è la decima volta che te lo ripeto devi aprire le spalle, si può sapere che hai nella testa? Ti avviso se continui così ne dovrò parlare con madame Amélie

Christian: si ha ragione mi scusi

Mr. Todarô: no Christian niente scuse adesso puoi tornare nella tua suite mi hai già fatto perdere un sacco di tempo.

Christian: ma manca ancora mezz'ora alla fine della lezione.

Mr. Todarô: Christian torna nella tua suite non farmi ripetere.

Christian: va bene mi scusi arrivederci maestro.

E mentre avevo l'orecchio spiaccicato contro la porta questa all'improvviso si aprì facendomi perdere l'equilibrio ma fortunatamente i miei riflessi mi salvarono. Quando alzai gli occhi mi ritrovai davanti un ragazzo molto alto con capelli ricci un po' scompigliati e bagnati per il sudore e la cosa che attiró maggiormente la mia attenzione furono gli occhi, erano molto grandi da un colore indefinito un misto tra verde e oro,
ero talmente concentrato a esaminare gli occhi di questo strano ragazzo che non mi resi conto di essere rimasto imbambolato a guardalo.

Christian: Oh ma che fai origli?
I tuoi non ti hanno insegnato che è maleducazione? Levati va

POV matti: ma stiamo scherzando? Allora lo stereotipo sui francesi è vero, sono tutti degli stronzi e io che non volevo cadere nella generalizzazione. Solitamente sono pacifico e tranquillo, preferisco non rispondere e porgere l'altra guancia ma stavolta non mi sarei lasciato mettere i piedi in testa, quindi decisi di controbattere volevo toglierli tutta quella sicurezza e sfacciataggine che aveva dipinta sul volto.

Mattia: No tranquillo i miei mi hanno dato un educazione, anche molto rigida se ti interessa quindi so perfettamente cos'è la maleducazione. Sai io reputo maleducate le persone che si rivolgono agli sconosciuti con arroganza e presunzione, magari accusandole di origliare quando in realtà stavano solo sentendo tutti gli errori che solo un principiante commetterebbe.

Christian: HAHAHA scusa? io sono il primo ballerino della "dance for me" quindi principiante proprio no, tu piuttosto petite blonde (biondino) chi sei?

Mattia: Non sono affari tuoi, e comunque la "dance for me" davvero? ho sempre pensato che fosse una compagnia seria e invece prendono anche quelli alle prime armi come te, sai com'è le correzioni che il maestro ti ha fatto le sa anche mio fratello di 10 anni.

Dopo aver sganciato questa bomba feci per andarmene irritato, ma evidentemente quel ricciolino non era d'accordo perché mi prese e mi sbatte al muro parandosi proprio davanti a me tenendomi fermo

Christian: Sentimi bene biondino nessuno si è mai permesso di commentare ne tanto meno giudicare la mia danza e non ho alcuna intenzione di sentire le tue inutili prediche, quindi vedi di abbassare la cresta perché io non so chi tu sia, ma io sono uno Stefanelli, se chiedi in giro ti sapranno dire chi sono e indovina non ho una bella reputazione quindi ti conviene non farmi arrabbiare va bene biondino?

POV matti: Devo essere sincero inizialmente rimasi letteralmente immobile davanti a quelle parole, ceh davvero chi cazzo si credeva di essere non potevo dargliela vinta, infatti mi avvicinai ancora di più facendo sfiorare i nostri nasi e fissandolo negli occhi che ancora non riuscivo a decifrare, cercando di sfidarlo.

Mattia: mi dispiace ma se il tuo intento era quello di spaventarmi non ci sei riuscito ricciolino, adesso se permetti devo andare, tranquillo però domani se vuoi ti posso fare una lezione privata i passi che ti stava insegnando il maestro so farli da quando avevo sei anni, au revoir.

E dopo essermi liberato dalla sua stretta finalmente mi precipitai fuori dall'accademia e visitai la città più magica che esita.

Feci una lunga passeggiata sulla Senna uno dei fiumi principali della Francia, poi visitai la Cattedrale di Notre-Dame, andai a vedere l'arco di Trionfo e lasciai per ultima l'incredibile torre Eiffel.

Mi fermai per minuti interi ad osservarla, quante volte l'avevo vista nei film, quante innumerevoli volte avevo letto romanzi d'amore ambientati a Parigi, dove il protagonista conosceva la sua anima gemella proprio sotto la torre Eifel chissà se anch'io mi sarei innamorato sotto il cielo di Parigi, mentre pensavo a tutto ciò, la torre incominciava ad illuminarsi con i mille luccichi che si accendevano a mezzanotte.

Aspetta cosa? mezzanotte com'è possibile che sia così tardi, fu in quel momento che mi resi conto di essere letteralmente fottuto domani avevo lezione prestissimo, ero in una città enorme che non conoscevo, completamente solo. Cercai subito di chiamare un taxi ma nessuno mi rispondeva, ok mi stavo facendo prendere dal panico allora mi venne in mente l'idea di chiamare Luigi, lui conosceva meglio di me la città avrebbe potuto aiutarmi, c'era un unico problema la batteria del mio cellulare al 2%.

Nel panico più totale incominciai a percorre la strada che avevo fatto al contrario, alzando il passo con gli occhi fissi sulle mie scarpe cercando di non incontrare  lo sguardo di nessuno a quell'ora c'erano tipi poco raccomandabili.

Continuai così fino a quando non andai a sbattere fortissimo contro un signore molto alto, che mi squadró dalla testa ai piedi, il suo sguardo mi fece rabbrividire, la puzza di alcol si sentiva anche a distanza di chilometri, cercai di scusarmi e proseguire peccato che lui non me lo concesse afferrandomi per il braccio.
Ora si che avevo paura.

Violet et blanc à Paris ZENZONELLIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora