🌺Un anno dopo🌺

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«Mademoiselle Sophie, gli ospiti vi stanno attendendo».
«Sarò pronta tra una attimo Elise». Sophie era seduta alla toeletta della sua camera mentre indossava il regalo del padre per il suo diciassettesimo compleanno: zaffiri blu che si abbinavano perfettamente al vestito in velluto dello stesso colore, arricchito da pietre preziose, merletti e nastri di raso color panna. I morbidi e lucenti capelli castani le erano stati pettinati, secondo la moda, da Elise, cameriera personale e leale amica. Indossò il domino di raso blu e scese le scale che portavano alla sala da ballo.
Era giovanissima, ma già una vera dama abituata a gestire la casa, le cene e le relazioni sociali; nonostante questo, era ancora una giovane donna cresciuta troppo in fretta per la scomparsa prematura della madre. Fu annunciata e tutti nella sala si fermarono. Le rivolsero un inchino in segno di saluto. Lei avanzò con passo deciso ma il suo cuore batteva forte: non aveva mai ricevuto in casa così tanta gente, la maggior parte dei nobili di Parigi erano stati infatti invitati all' evento.
Il padre, quasi avesse letto nel pensiero tutti i dubbi che le passavano in mente, le andò incontro per incoraggiarla ed introdurla agli ospiti.
«Auguri Sophie, possa tu vivere cento di questi giorni», «Grazie padre, avete organizzato una festa stupenda!». Il vecchio conte de Brienne alto, esile e impeccabile, ma segnato evidentemente dall' età, sorrise bonariamente.
«Non ringraziarmi adesso Sophie, avrai modo di farlo più avanti, sai sto diventando vecchio e... ma non ci pensiamo, non voglio annoiarti con i miei discorsi. Ti va di aprire le danze con un vecchio?».
«Padre, voi non siete affatto vecchio, siete tra i più abili ballerini di Parigi». Ridendo si portarono al centro della sala per aprire ufficialmente le danze. Giovani aitanti si alternarono nella richiesta di un ballo e per cortesia Sophie non oppose rifiuti. Chi sa se avesse riconosciuto tra i presenti colui che l'aveva salvata un anno prima... magari ci aveva già danzato? Stanca, per non apparire scortese nel rifiutare gli inviti al ballo, sgattaiolò verso la porta finestra che dava sulla veranda. Stando attenta a non farsi notare, discese le scalette che portavano in giardino, prese il sentiero a destra e poi un altro a sinistra che la riparava alla vista di chi avesse deciso di prendere una boccata d'aria. Si ritrovò sola nel giardino di rose che la mamma aveva sempre coltivato con cura. Il profumo dei fiori l'invase. Al centro c'era una bellissima fontana con statue di angioletti giocosi e a destra un gazebo ricoperto di rose rosse dove, nelle giornate più calde, Sophie amava rifugiarsi con un buon libro.
Accarezzò sbadatamente una rosa. Quel fiore delicato ma allo stesso tempo pungente le ricordava l'uomo incontrato due anni prima nei pressi del St. Joseph. Le tornarono in mente i suoi occhi nocciola profondi, le labbra calde e sensuali così come il suo sorriso, per non parlare poi del suo corpo forte e muscoloso. Un sorriso sognante le si dipinse sul volto, non aveva mai fatto, fino ad allora, dei pensieri cosi sconvenienti, ma alla fine cosa importava? Finché sarebbero stati solo nella sua fantasia non avrebbero fatto alcunché di male. Socchiuse gli occhi e con le dita si sfiorò le labbra e al ricordo di quel bacio il cuore accelerò i battiti. Oh sì, quel bacio era stato reale ed era stato il suo primo bacio: non l'avrebbe di certo dimenticato. Mai.
Improvvisamente si destò dal senso di beatitudine in cui era avvolta: un uomo, immobile vicino alla fontana, la fissava. Purtroppo solo la luna faceva luce in quell'angolo di paradiso e Sophie rimase bloccata mentre i suoi occhi scrutavano intorno alla ricerca di qualsiasi cosa potesse essere un'arma per difendersi in caso fosse stata aggredita. Si fece coraggio e con voce tremante balbettò: «Chi è là?».
«Sophie».
Nell'udire il suo nome il cuore prese inspiegabilmente a batterle come una furia. «Voi?». L'uomo si fece avanti finendo sotto un raggio di luna: indossava una camicia bianca, calzoni neri aderenti che evidenziavano le cosce muscolose, gli stivali dello stesso colore e la maschera di seta blu.
«Come avete fatto ad entrare?», chiese la ragazza cercando di sembrare più stupita che felice di rivederlo. L'uomo non sapeva spiegarsi il perché si sentiva già così legato a quella donna. C'era qualcosa di diverso in lei...
«Non importa il come, ma il motivo per cui sono qui», replicò.
«Ebbene Monsieur? Vi ascolto».
L'uomo fece un altro passo avanti: «Può sembrare folle ma sono qui per vedere voi». Dalle mani di Sophie cadde la rosa appena colta. Prontamente lui la raccolse e delicatamente la posò fra i profumati capelli castani. Al tocco delle sue mani, chiuse gli occhi desiderando qualcosa di più. Una nuova sensazione si impadroniva di lei. «Perché, perché volevate vedermi?». «Per questo mia signora», così dicendo le cinse i fianchi facendola aderire al suo corpo caldo e statuario mentre le sue labbra si impossessavano dapprima gentili e poi pretenziose di quelle di Sophie che sospirò di piacere al dolce assalto. Quando capì che stava perdendo tutto il suo autocontrollo, lui si staccò riluttante da lei e sparì come era venuto nella notte.
La giovane era rimasta stordita e piacevolmente sconvolta, adesso sapeva che non avrebbe mai potuto dimenticare quell'uomo. Non avrebbe mai concesso a nessuno di rapire il suo cuore perché, in fondo in fondo, lo aveva già spontaneamente donato a lui, La Primula Scarlatta.

La Primula ScarlattaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora