16.🌺

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Era ormai passata una settimana senza che i sette uomini in nero si facessero vedere, con grande rammarico di Sophie. Sarebbe stata entusiasta di far assaggiare alla Primula il pane che aveva imparato a fare e che Anne giudicava ottimo.  



Quella mattina Sophie faceva davvero fatica ad alzarsi dal letto. Cercò di mettersi seduta ma appena lo fece fu scossa da un conato di vomito.  

Quando scese doveva essere molto tardi perché in cucina c'era solo Anne che rassettava. «Buongiorno mia cara, state bene? Siete pallida». Sophie fece qualche passo prima di appoggiarsi con la mano al tavolo: «In tutta onestà non credo di stare affatto bene». Anne con sollecitudine le si avvicinò, le tastò il polso per prendere i battiti, le mise una mano sulla fronte, ma non trovò sintomi della febbre. La guardò perplessa: «Che sintomi accusate?». Sophie scostò una sedia e si mise a sedere «Ultimamente mi sento stanca e soffro di forti capogiri e questa mattina ho rigettato». «Mmmh, ditemi, questo mese avete avuto il vostro ciclo?». «Ora che mi ci fate pensare, in effetti no. Pensate ci sia qualcosa che non va?». Anne sorrise bonariamente: «Oh no piccola, credo semplicemente che attendiate un bambino!».  

A Sophie si gelò il sangue nelle vene «Un... bambino? Ne siete Sicura?». Anne prese posto accanto a lei «Beh, non al cento per cento, ma i sintomi sono inequivocabili e poi l'assenza del vostro cielo è un ulteriore conferma. Non vi preoccupate, ci sarò io a prendermi cura di voi, dopotutto ho dato alla luce ben sette figli! Adesso andate a riposarvi per i primi i tempi il riposo è importantissimo!». Dicendo ciò accompagnò a braccetto Sophie all'aria aperta facendola adagiare sulla panca in legno vicino la lavanderia. «Prendete pure un poco di aria fresca, anche il sole vi farà bene. Se avete bisogno di me sono in casa a preparare il pranzo».  

Sophie era rimasta interdetta, ancora non riusciva a dar senso a quanto appreso. Un bambino. Di male in peggio, la prova evidente del suo adulterio, si sentì terribilmente in colpa.  

Non ci fu molto tempo per Sophie di rimuginare sulla svolta che aveva preso la sua vita, in quanto dal vitigno sopraggiunse tutto trafelato Francoise diretto chiaramente in casa. Sophie seguì la scena e quando dalla casa giunse il rumore di pentole riposte frettolosamente, ebbe la conferma che qualcosa fosse accaduto.  

La giovane, vedendo Anne che usciva di casa con appresso Francoise, subito si alzò e andò loro in contro: «Anne cosa è successo?», «Mia cara, vi prego, non vi agitate, state calma, pensate al bambino. Si tratta di vostro padre, ha accusato un malore.
Vedrete che con un decotto starà meglio». Sophie annuì incapace di emettere suoni ancora stordita dalle emozioni. Lasciò che Anne e il figlio si allontanassero ed attese nel medesimo punto che tutto il gruppo tornasse con suo padre.  


Quando lo vide, Sophie, a stento trattenne le lacrime. Il padre sembrava più anziano del solito, era debole e pallido. In passato aveva già notato che la sua salute era divenuta fragile, ma allora non gli diede peso, in quanto il conte dopo poco tornava forte come un leone. Chiaramente, adesso lo sapeva, per lei.  

Dopo che l'ebbero sistemato sul comodo letto della stanza a lui destinata, Sophie sedette sulla sedia posta vicino al capezzale ed attese che si svegliasse dal sonno in cui era caduto.  

Accudì il padre passandogli sulla fronte la pezzuola umida e fresca, bagnandogli le labbra di tanto in tanto.  

Più di una volta Anne le chiese di prendere il suo posto per farla riposare, ma puntualmente la risposta fu un rifiuto.  

«Alain», la voce dalle labbra di Albert Bonguard, conte de Brienne, uscì in poco più di un sussulto.  

«Padre!». Sophie, che si era appisolata appoggiata sul letto con il busto in avanti e la mano stretta in quella del genitore, scattò in piedi, tanto che la sedia cadde a terra. «Devo... parlare... con Alain...» gli occhi dell'anziano conte erano vacui. «Ssshhh, riposate padre. Ci sarà tempo per parlare». In quel momento Albert girò il volto verso la figlia e la fissò negli occhi. «Non credo che ce ne sia bimba mia», le sorrise e chiuse gli occhi ricadendo nel sonno.  


Proprio in quel momento la famiglia Berengere al completo, attirati dal rumore prodotto dalla sedia caduta, fece irruzione nella stanza.  

Sophie, tenendo ancora la mano del padre, si girò a guardarli con gli occhi ancora lucidi di lacrime.  

A rompere il silenzio fu Pierre: «Abbiamo sentito un tonfo, state bene?».  
Sophie annuì. «Vi ringrazio di cuore per tutto quello che state facendo per noi». Lisette si avvicinò e le prese la mano. «Vi prego lasciate che ci prendiamo cura noi di vostro padre, solo per il tempo di riposarvi un poco, fare un bagno e mangiare qualcosa. Siete davvero pallida. Francoise e Cloe sono andati a chiamare il dottor Le Verte che abita poco distante da qui».  

Sophie fu tentata di rifiutare l'aiuto di Lisette. Di tutte le persone lei era l'ultima da cui avrebbe voluto aiuto e commiserazione per via degli eventi legati alla Primula. Tuttavia, sollecitata da Anne, accettò.  

Dopo aver indossato un abito pulito ed essersi rifocillata, non volle riposarsi, ma cercò subito il dottore per avere il responso.  

Nella piccola cucina di madame Berengere l'uomo di mezza età, in abiti marroni di buon taglio, era intento a riporre alcuni strumenti nella sua borsa.  

«Dottore?», chiese Sophie esitante. «Ma duchesse!». L'uomo si profuse in un rigido inchino. «Vi prego, non è necessario, qui sono solo Sophie. Vi prego ditemi come sta mio padre». Il dottore la fece accomodare e proseguì: «Anne mi ha comunicato le vostre condizioni e mi ha pregato di potervi visitare, ma prima risponderò su vostro padre. Sarò franco mia signora, il cuore del conte è debole. Ho prescritto del laudano e dei decotti per farlo rilassare il più possibile, ma credo che dovremo prepararci anche al peggio»  

Le lacrime, che rigavano le guance di Sophie, scesero copiose, senza che potesse controllarle.  

Era troppo il dolore dovuto alla paura di perdere il padre. Lui l'aveva protetta e cresciuta, le era stato vicino nei momenti più duri, quando, ancora bambina, le mancava la mamma. Fu in quel momento che tutte le emozioni presero il sopravvento facendola precipitare nello scuro baratro.  

Il dottor Le Verte con un riflesso veloce prese fra le braccia Sophie prima che toccasse terra. Il corpo inerme della ragazza fu adagiato sul divano.  

Un odore forte ed agre le punse le narici, costringendola a svegliarsi dall'oblio che l'aveva avvolta. Sophie, corrugò la fronte e lentamente aprì gli occhi. Il dottore stava riponendo la boccetta di aceto forte, fatto con il vino rosso. «Oh bene, vi siete ripresa. No, no, restate sdraiata vi prego». Sophie
obbedì restando immobile sul sofà a fissare il soffitto. Il dottore la visitò constatando che tutto era regolare e non vi era pericolo per il bambino. Tuttavia le ordinò assoluto riposo. Sophie ringraziò il dottore strappandogli la promessa di far sì che suo padre fosse visitato una volta al giorno. Di rado lasciava il capezzale del padre, ma quella mattina, vedendo che il genitore riposava tranquillo ed il colorito del volto era tornato roseo, decise di prendere una boccata d'aria fresca. L'estate era alle porte, i campi erano verdeggianti e in fiore. Una meraviglia. Dov'era suo marito? Dov'era la Primula? Avrebbe voluto tanto avere loro notizie. Ogni giorno pregava Dio di tenerli al sicuro e di farli tornare presto a casa, sani e salvi. Entrambi. Dopo essersi spinta fino al granaio, oltre il magazzino, utilizzato come rifugio dagli uomini in nero, decise di tornare al capezzale del padre.  


La scena che le si presentò, la fece rabbrividire. Albert si era accasciato nel chiaro atto di volersi alzare. Il respiro usciva dalle labbra del conte come un rantolo. Sophie accorse ad aiutare il genitore nel tornare sdraiato a letto. «Anne, Anne!!» Chiamò a gran voce Sophie. «Perché vi siete alzato padre?», gli chiese con una nota di disperazione nella voce. «Mia cara, dolce Sophie, ho bisogno di parlare con Alain, lui, noi dobbiamo... Ah...»  

Anne entrò proprio nel momento in cui il conte ricadeva sui cuscini. «Vi prego Anne, devo andare a cercare Alain!», proruppe Sophie. Anne la squadrò
come se fosse uscita di senno. «Ma è una follia! Se proprio Clermont deve essere rintracciato sarà Francoise ad occuparsene».

La Primula ScarlattaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora