19.🌺

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Sophie tornò al cottage ripercorrendo a ritroso il sentiero da cui erano arrivati alla radura. Una volta ancora le carte della sua vita si erano mischiate. Adesso tutto le era chiaro. La familiarità con cui l'aveva trattata al St Joseph, la fede che gli aveva visto al dito quando era stato ferito, il voler dormire in una camera degli ospiti per nascondergli la ferita che l'avrebbe altrimenti tradito e ancora la sensazione di riconoscere nei baci e nelle carezze di Clermont quelle che aveva ricevuto concedendosi alla Primula. La rabbia, ancora una volta la fece da padrona, questa volta, però, era indirizzata tutta a sé stessa. Si sentì sciocca, presa in giro, patetica agli occhi dell'uomo che amava.  

In casa non c'era nessuno, aveva notato che gli uomini si stavano organizzando per la sepoltura, mentre le donne erano impegnate a raccogliere fiori per la funzione. Si diresse nella camera dove riposava il corpo del padre. Essendo luglio il caldo favoriva il deterioramento del cadavere, l'aria che impregnava la stanza non era certo salubre per una donna in stato interessante, ma era sicura che stando li nessuno l'avrebbe cercata.  

Nell'attesa che tutto fosse pronto per il rito di sepoltura pregò e meditò accanto alla salma del caro genitore, ricordando i momenti felici vissuti insieme, rammaricandosi di non avergli detto ti voglio bene una volta di più. Anne fece capolino dalla porta: «Vieni Sophie. Pierre, Francoise e Antoine devono preparare tuo padre». Mentre veniva accompagnata fuori da Anne, non distolse lo sguardo dal corpo esanime consapevole che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe visto il padre.  


Sophie fu portata là dove Lisette, Cloe, Claudette, André, Alain e il parroco attendevano per la sepoltura.  

La piccola Cloe le porse un mazzetto di fiori di campo che avrebbe poggiato vicino alla croce al termine del rito. Erano tutti attorno alla fossa in rispettoso silenzio.  

Alain con le maniche arrotolate fin sopra i gomiti, ancora sporco di terra sul volto e sui calzoni, guardò Sophie, ma lei non accennò neanche uno sguardo nella sua direzione nonostante fosse fin troppo consapevole della sua presenza virile. La bara fu deposta e il sacerdote pronunciò le parole di rito benedicendo con l'acqua il feretro. Sophie non versò neanche una lacrima mentre gli uomini con la pala riempivano con la terra la buca. Fu la prima ad inginocchiarsi per depositare il mazzolino di fiori, decisamente con colori troppo vivaci per l'occasione. Al momento di rialzarsi si poggiò solo per un istante alla croce che segnava il luogo di sepoltura, ma una volta in piedi la terra le sembrò ondeggiare vertiginosamente e in un attimo il buio la inghiottì.  


Alain fu rapido ad afferrarla. Prendendola in braccio la portò verso la casa seguito da Anne e Lisette.  

La poggiò sul letto della sua camera. «Presto i sali!», ordinò alle donne senza staccare gli occhi da Sophie. Le tastò il polso, fortunatamente era regolare. La poverina ne aveva sopportate fin troppo negli ultimi due giorni, era normale una simile reazione si disse per tranquillizzare più sé stesso.  

Anne ritornò con i sali mentre Lisette aveva una brocca con dell'acqua fresca e un panno immacolato.  

Alain si fece passare i sali e mentre con una mano le sorreggeva la testa con l'altra le passava sotto le narici la boccetta. Sophie infastidita dall'odore pungente arricciò il nasino.  

La prima cosa che vide quando aprì gli occhi fu Alain che le sorrideva. Era la prima volta che lo vedeva sorridere in modo così sincero e genuino, ma soprattutto senza la maschera.  

Le ci vollero alcuni secondi per razionalizzare tutto. D'istinto si portò le mani al ventre. «Stai tranquilla amor mio, sei svenuta e adesso ti trovi in camera tua». La rassicurò il marito.

«Credo sia meglio lasciarla riposare, non credete mio signore?» Si intromise Anne: «Venite, le preparerò uno stufato, così si sentirà meglio. Un poco di debolezza viste le circostanze è normale», Alain pensò che Anne avesse ragione, in fondo non aveva pensato la stessa cosa pochi minuti prima?  


Lasciarono il piano superiore per ritrovarsi in cucina. Una pentola piena d'acqua era già posta sopra i ceppi che aspettavano solo di essere accesi. Anne si mise subito al lavoro per pelare le verdure mentre Alain rimase in piedi appoggiato al tavolo con le braccia e le gambe incrociate. «Così alla fine glielo avete detto!». Quella di Anne non era una domanda ma una costatazione dei fatti. «Sì, ho dovuto, non potevo sopportare che soffrisse un momento di più. A Dio piacendo presto tutto finirà, potremo vivere sereni e in pace.»  

André entrò in quel momento. «Questo è per voi, me lo ha dato un uomo a cavallo che non conosco», disse il ragazzo porgendo una lettera ad Alain, «mi ha detto che è di vitale importanza». Lesse e rilesse quanto la lettera riportava. Il volto di Alain si fece serio, imperscrutabile, tanto che il tono della sua voce indusse la donna a voltarsi. «È una missiva di Robert. Anne, lo so che avete fatto tanto per me, ma ho da chiedervi un ultimo favore. Se mi dovesse accadere qualcosa, vi prego di prendetevi cura di Sophie». La donna si asciugò le mani sul grembiule da lavoro e gli andò vicino: «No! No! Non dite così! Non potete lasciarla sola anche voi». Anne gli prese le mani fra le proprie: «La ragazza ha già sofferto tanto». Alain annuì: «Lo so, ma sono molto preoccupato, nella lettera c'è scritto che gli animi si stanno infervorando sempre di più, le cose stanno ulteriormente precipitando in città. Potete immaginarvi quanta altra gente potrà perdere la vita?» «Mon Dieu!» esclamò la donna portandosi le mani alla bocca. «È dunque possibile che non veda più il mio Robert?». «Ed io Jerold», si aggiunse Lisette che si avvicinò ad abbracciare la madre. «Ascoltate, farò il possibile per proteggerli entrambi, per tenerli lontani dalla mischia, anche se entrambi hanno la testa dura!», «Che Dio vi benedica Vostra Grazia!»  


Avrebbe voluto stare un poco con Sophie prima di ritornare in città e cosa più importante avrebbe voluto accertarsi che era stato perdonato. Lasciò dunque le due donne in cucina e salì le scale che conducevano alle camere da letto.  

Bussò incerto alla porta della sua stanza, poi la schiuse mettendo dentro la testa: «Sophie?», la chiamò piano, però lei non rispose. Senza fare rumore si avvicinò al letto. Per un attimo la guardò dormire. Il respiro era tranquillo e le membra totalmente rilassate. Le scostò alcune ciocche che ricadevano sulla guancia, le pose un casto bacio sulla fronte e poi uscì decidendo che fosse meglio lasciarla riposare ora che aveva trovato un sonno tranquillo,  

Un'ora dopo Alain, tornato ad indossare i panni della Primula Scarlatta, si trovava fuori dalle scuderie con Antoine e André. Fu raggiunto da Anne e Lisette, la prima gli diede una borsa da sella in cui era contenuto del cibo ed una bisaccia d'acqua, la seconda, invece, gli diede una lettera in risposta a quella ricevuta da Jerold. L'uomo le ringraziò e salito in sella, prima di partire, estrasse un ciondolo da una seconda sacca appesa al pomo della sella. Depositò il monile tra le mani di Anne: «Datelo a Sophie quando si sveglia, ditele che mi dispiace»  

La Primula ScarlattaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora