7.🌺

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Un gran vociare fece irruzione nel sonno di Sophie, proprio in quel momento Elise entrò nella stanza per aprire le tende ed aiutare la sua padroncina. «Elise, cos'è tutto questo trambusto?». La cameriera tirò fuori dall'armadio il vestito rosa. «Pare ci siano grossi scontri per le strade di Parigi, molti nobili sono in pericolo non è più possibile uscire di casa, le dimore diventeranno prigioni!». Il volto di Sophie inorridì.  

«Ma è terribile!» Elise annuì ed iniziò ad acconciarle i lunghi capelli castani morbidi e lucidi come seta.  

Un sommesso bussare alla porta la fece voltare. «Sophie, Sophie, ho bisogno di parlare con te», la voce del padre l'allarmò. Di solito il conte amava discutere in biblioteca o nello studio. Elise aprì la porta e si affrettò a lasciare la stanza. Sophie rimase seduta davanti alla specchiera voltata verso il padre il quale aveva un'espressione titubante e rammaricata allo stesso tempo. «Sophie». Mise le mani giunte come suo solito quando doveva affrontare un argomento scottante, mentre Sophie lo scrutava con ansia. «Bimba mia, mi dispiace dovertelo dire così ma, ecco, vedi...». «Parlate padre, vi prego!», esclamò Sophie balzando in piedi. «Ebbene, dovrai sposare Clermont domani mattina, ma resteremo qui in questa casa, purtroppo anche la vita del duca è in pericolo essendo un nobile». Le lacrime le scesero copiose e silenziose, il suo corpo cadde secco sulla poltroncina sita davanti alla specchiera. Il braccio del padre la circondò: «Mi dispiace avertelo detto così bambina, ma quello che sta succedendo condiziona tutto. Mi dispiace debba succedere così rapidamente, ma so che con lui sarai al sicuro. Sarà un buon marito e un ottimo padre, non aver paura, io mi fido ciecamente di lui e vorrei lo facessi anche tu, non ti farà mai del male». Venne scossa dai singhiozzi ed il padre la strinse a sé rassegnato per darle conforto. «Non vi deluderò padre, adesso mandatemi Elise così che possa decidere per il mio vestito di nozze».  

Sophie misurò passeggiando tutta la stanza cercando di abituarsi all'idea di ciò che le stava accadendo. Adesso, per di più, le sarebbe stato anche difficile andare a trovare Marie e gli altri bambini al St. Joseph. Le mancavano terribilmente! Decise che presto in un modo o nell'altro ci sarebbe andata comunque.  

«Mademoiselle ho la stoffa che mi avete chiesto!». Arrestò il suo moto nervoso e si girò verso la porta: «Entrate Elise». Passò quasi tutto il giorno insieme ad Elise in camera sua cercando di adeguare un abito per le nozze e soprattutto cercando di evitare il duca.  

La mattina successiva i pochi invitati attendevano l'arrivo di Sophie nella piccola cappella di famiglia
insieme al conte, Clermont e il sacerdote. L'attesa era snervante, ad Alain non piaceva aspettare: «De Brienne, non è che vostra figlia ci abbia ripensato?». Il conte sorrise per mascherare la propria preoccupazione, sapeva che Sophie era una vera testa calda. Fortunatamente non fece in tempo ad aprir bocca che la figlia apparve all'ingresso. Ad Alain si mozzò il respiro, strinse l'elsa della spada da cerimonia e deglutì a fatica, la sua sposa toglieva davvero il fiato. Con passo deciso Sophie si avvicinò all'altare senza degnare di uno sguardo il suo promesso.  

La cerimonia ebbe inizio e le promesse matrimoniali furono pronunciate in tono solenne da ambo le parti. Alain disse tra sé che era sbagliato, non aveva immaginato così le sue nozze. Da quando favoriva le fantasticherie romantiche?  

Si trasferirono nel salone per consumare un rinfresco e ricevere gli auguri da tutti. Notando il distacco dimostrato dalla sua novella sposa, Alain decise che doveva parlarci. Forse era spaventata per ciò che sarebbe accaduto da lì a poco? Si avvicinò, le prese la mano portandosela alle labbra: «Credo sia ora di ritirarci mia cara».  

Sophie fece un inchino poi al cenno di Alain, Albert de Brienne capì che gli sposi avrebbero voluto ritirarsi e prese la parola: «Al duca e alla duchessa Clermont!»  
Tutti li salutarono alzando i calici: «Al duca e alla duchessa Clermont!». Alain la precedeva tenendola per mano percependo la sua esitazione. Sophie iniziò a tremare, avrebbe dato qualsiasi cosa pur di scampare a quanto sarebbe accaduto, qualsiasi cosa si trattasse. Aveva solo una vaga idea di ciò che accadeva sul talamo nuziale tra un uomo e una donna. La stanza era immersa nel buio per consentire una certa intimità. Solo alcune candele facevano danzare le loro ombre ad ogni movimento. Sophie rimase in piedi accanto alla finestra. Alain le andò vicino. «Volete restare vestita tutta la notte?». Gli occhi verdi di Sophie squadrarono il marito, doveva ammettere che la penombra gli conferiva un aspetto sensuale soprattutto adesso che era a torso nudo. La giacca e la camicia giacevano composte sulla panca. «Lasciate che vi aiuti, questa sera la vostra cameriera non verrà». Le si avvicinò e Sophie si ritrasse. Lui si fermò, poi lei si arrese e lo lasciò fare. Le sue grandi mani si muovevano gentili sui lacci del suo corpetto. «Siete piuttosto esperto» constatò «chi sa quante donne hanno svestito le vostre mani». Le mani di lui si fermarono per una frazione di secondo e un sorriso gli aleggiò sulle labbra: «Mia cara, il compito degli uomini è amare e delle donne di essere amate, comunque non tante quante pensiate». Le grandi mani calde si spostarono sulle spalle. Afferrò il vestito e lo fece scivolare giù percorrendo tutto il corpo. Sophie rispose con un tremito e a quel punto
non le restò che la leggera camiciola. Alain continuava a starle dietro, lei poteva sentire il suo caldo respiro sul collo, percepire il suo corpo snello ma forte. Lui le fece scivolare le mani sui fianchi e la fece girare. I loro occhi si incontrarono, il desiderio che Alain provava rischiava di fargli perdere ogni forma di controllo, ma i dubbi che lesse negli occhi color smeraldo di lei lo costrinsero a tentennare sul da farsi.  

Lentamente avvicinò le labbra alle sue e teneramente le appoggiò su quelle di Sophie, ma lei non ebbe alcuna reazione. Nei suoi occhi si susseguivano emozioni contrastanti, ma di una cosa era sicuro: lei lo desiderava. Ci sarebbe voluto tempo e lui non aveva fretta. «Mi rendo conto che non ci conosciamo affatto, non vi preoccupate Sophie, nonostante io vi desideri aspetterò finché voi vorrete. Dopotutto non sono un animale, venite o prenderete freddo». Sophie rimasta stupita della delicatezza di suo marito, si sorprese a seguirlo nel letto senza replicare. Si accoccolò tutta da una parte lasciando una certa distanza tra loro, aveva bisogno di tempo per realizzare quanto accaduto e mettere in ordine i pensieri.

La Primula ScarlattaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora