13.🌺

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Non aveva mai capito suo marito e iniziava a credere che non l'avrebbe mai compreso. Un attimo prima era tenero e premuroso, l'attimo dopo si rabbuiava ed era burbero. Ora se ne stava lì seduto di fronte a lei e pensieroso guardava fuori dal finestrino della carrozza che li avrebbe condotti nella residenza di campagna della prozia Gladis. Sophie si stava annoiando a morte. Aveva già letto per la maggior parte del tempo. Avrebbe voluto avviare un discorso, ma il padre si era appisolato con la testa appoggiata alla parete imbottita ed Alain sembrava in un mondo tutto suo. Per fortuna sarebbero arrivati da lì a un'ora e magari, prima, avrebbero potuto fare una sosta alla locanda Le Chateau Blanch per far abbeverare i cavalli o anche soltanto per prendere un rinfresco. La locandiera, Madame Garret, era famosa per i suoi manicaretti. Ogni qual volta si recavano dalla prozia sostavano presso la locanda. A quei ricordi un sorriso le curvò le labbra. Non si era accorta che Alain la stava osservando. «Quale pensiero felice toglie il broncio dal vostro bel visino?», domandò Alain inarcando le sopracciglia. «Pensavo a tutte le volte che fin da bambina, andando dalla prozia Gladis, ci fermavamo alla locanda Le Chateau Blanch». Alain incrociò le braccia sul petto e allungò le lunghe gambe per sgranchirle un po'. «Sarebbe bello potersi fermare e far riposare i cavalli» azzardò Sophie abbassando lo sguardo e torturandosi il volant di pizzo della mantella da viaggio. Allorché Alain espirò forte. «Non credo sia il caso di fermarsi ora, siamo in aperta campagna, e se ci imbattessimo in un gruppo di rivoltosi? Hai già scordato quanto possono essere feroci?». Sophie sospirò. «Già». Afflitta tornò a guardare fuori dal finestrino.  



 Il paesaggio fuori era ormai monotono. Si trovavano nei pressi di un bosco e la fitta vegetazione impediva quasi del tutto alla luce solare di filtrare attraverso gli alti alberi. I cavalli si fermarono di colpo e la carrozza ebbe un sobbalzo. Sophie andò a finire praticamente fra le braccia del marito.  

Alain la trattenne saldamente per evitare che andasse a sbattere con la testa. L'anziano conte, invece, si destò di soprassalto. Passò una frazione di secondo, Alain e Sophie rimasero con le mani intrecciate e gli sguardi allacciati. La portiera della carrozza si aprì. Un uomo in nero con una maschera nera fece cenno di scendere. Il primo a scendere fu Alain, poi Sophie e per ultimo de Brienne che sussurrò sorpreso: «La Primula Scarlatta?». Sophie alzò finalmente lo sguardo mentre il cuore le perdeva un battito. Alain la scrutava con la coda dell'occhio.  

Sei uomini, vestiti di nero e ciascuno con una maschera nera a coprirgli la metà superiore del volto, li circondavano in sella a destrieri anch'essi neri.
«No!», protestò Sophie serrando i pugni lungo i fianchi, «Non siete la Primula Scarlatta, nessuno di voi lo è», disse guardando ad uno ad uno i cavalieri che si stavano avvicinando sempre di più. «Avete ragione, nessuno di loro lo è, ma io sì». Un settimo cavaliere anch'egli in nero si scostò dal tronco di un albero. Gli occhi di Sophie si fecero grandi per lo stupore ed iniziarono un attento esame. Alain non poté non accorgersi che la moglie stava valutando l'uomo che ora stava di fronte e si affrettò ad intervenire. «Cosa possiamo fare per voi Monsieur?», «Vostra Grazia, de Brienne, abbiamo bisogno del vostro aiuto. Vi chiedo di recarvi a corte. Abbiamo bisogno di informazioni riguardo al contrattacco del Re. Potrete portare madame in un posto sicuro?». Alain spostò il peso da una gamba all'altra. «Non credo che a Parigi ci sia più un posto sicuro. Posso affidare a voi mia moglie?». Sophie fece un passo avanti per scrutare il marito. Sicuramente era uscito di senno! Lei non voleva, non poteva restare da sola con quell'uomo. Non dopo quello che era successo tra loro. Le cose erano già così difficili senza doverle ancora di più ingarbugliare. L'uomo assentì. «Ouid'accorde», fece un cenno con il capo e subito due uomini si avvicinarono a lei. Uno dei due uomini le strinse la mano sul collo facendola cadere nel buio, mentre l'altro la bendava.  


Alain tastò il polso della moglie accertandosi che stesse bene. Il conte lo scrutava impietrito.

Sorridendo lo rassicurò «Jerold, portate Madame e de Brienne nella casetta in campagna. Il duca di Clermont sarà impegnato per un po' a corte. Per quanto riguarda noi, signori, è tempo di agire». Detto ciò si diressero tutti presso il campo base che avevano allestito in aperta campagna.

La Primula ScarlattaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora