22.🌺

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Giunsero nei pressi di Parigi a giorno fatto.  


Le porte che conducevano alla città erano presidiate dai regimenti della Guardia Francese, in quanto gli insorti avevano dato fuoco a parecchi ingressi che permettevano di accedere alla città. Le strade brulicavano di persone, tutta la popolazione era in fermento.  

Individuato il varco da cui entrare passando inosservati, i due cavalieri dovettero smontare da cavallo per farsi largo. Fortunatamente, immersi nella folla nessuno li fermò. Sophie prese la direzione della sua casa natale, le sarebbe piaciuto ritrovarsi circondata da cose a lei familiari, anche se le avrebbero ricordato tremendamente il padre.  

Tutto era stato abbandonato, l'edera cresceva su i cancelli.  

Cercò di aprire il cancello scuotendolo ma senza alcun successo. «Permettete», si offrì André che con un calcio ben assestato lo aprì facendole largo per passare.  

Le piante non erano curate, le foglie degli alberi ormai secche ricoprivano il manto erboso e dalla fontana non zampillava più l'acqua fresca e cristallina. «State bene?», le chiese il giovane accompagnatore vedendola affranta. Sophie annuì e proseguì sul sentiero che portava all'entrata principale.  


Arrivati a metà del cammino un uomo puntò loro contro una pistola. «Fermi, mettete le mani sopra la testa lentamente», i due impotenti obbedirono. L'uomo li fece mettere in fila indiana e li condusse all'ingresso dove altri due uomini stavano di guardia.  

Sophie si fermò un attimo per guardarsi intorno. I quadri rimasti pendevano da un lato, i muri erano scrostati, il pavimento incrostato e sporco.  

Le lacrime le punsero gli occhi, era rimasto poco della sua casa e di quello che amava. Si impose di non piangere, versare lacrime sarebbe servito solo a farla tradire. Vennero condotti al piano di sopra, davanti ad una massiccia porta al centro del corridoio. Lo sconosciuto bussò in quello che un tempo era stato lo studio di de Brienne.  

André e Sophie furono lasciati fuori sorvegliati da un'altra guardia.  

Le voci da dentro la stanza arrivavano attutite.  

«Mio signore, ho trovato due ragazzi a gironzolare in giardino. Cosa devo farne di loro?». Non si udì la risposta e a Sophie prese un crampo allo stomaco. André prontamente la sostenne: «Mia Signora», sussurrò, ma Sophie gli fece un cenno di diniego, ammonendolo di tacere per il loro stesso bene.  

Proprio in quell'istante la pesante porta finemente intagliata si aprì. «Che cosa state facendo voi due?», chiese aspro l'uomo. «Abbiamo fame e sete», rispose
rabbioso André. «Seguitemi», controbatté l'uomo facendo cenno con la testa di entrare nello studio.  


La stanza era come sempre in disordine. Per un attimo a Sophie sembrò di vedere suo padre seduto allo scrittoio intento a scrivere, ma l'immagine in un attimo cambiò e al suo posto vide un uomo mascherato: Alain! Il cuore iniziò a battere con un ritmo frenetico. Abbassò lo sguardo per non farsi riconoscere, sorridendo al pensiero che suo marito sarebbe rimasto sconvolto a vedersela lì di fronte.  

Alain stava preparando alcuni documenti per far passare alcuni validi combattenti senza destare il minimo sospetto in coloro che presiedevano gli ingressi alla città.  

Aveva quasi finito e quell'interruzione, per sgridare due monelli di strada, era più che inopportuna. Non aveva tanto tempo da perdere dietro ai bambini!  

Quando furono portati al suo cospetto rimase con la penna a mezzaria riconoscendo il giovane Berengere. «André? Che diavolo ci fate da queste parti?». «Sono felice di vedervi anch'io Alain!», rispose sarcastico il ragazzo. «Ecco il motivo che mi ha condotto da voi», aprì il braccio indicando la persona accanto a lui. Alain squadrò l'altro ragazzo, doveva ammetterlo era abbastanza esile. Inarcò il sopracciglio interrogandosi su cosa volesse mai da lui. Non appena lo spaurito ragazzo sollevò gli occhi, ebbe un tuffo al cuore: «Sophie?!»  

Era felice di vederla, ma tremendamente preoccupato, l'ultima volta che l'aveva vista era fragile, debole e pallida.  

Adesso lei lo guardava sorridendo.

Alain immaginò che si fosse divertita guardando la sua espressione sorpresa.  

Marito e moglie si guardarono per un lungo istante trattenendo entrambi a stento la felicità di essere così vicini. Il momento fu interrotto dallo schiarirsi della voce di André. Sia Sophie che Alain si voltarono a guardarlo. «Ehm, non si usa offrire un bagno agli ospiti che hanno cavalcato a lungo?». Alain si ridestò, era talmente sorpreso, ma così felice di vedere la moglie che non aveva pensato a tutto il resto. Richiamò alcuni uomini e fece chiamare Elise, la cameriera personale di sua moglie, una delle poche donne che ancora era lì. Oltre al bagno caldo, assegnò una stanza per gli ospiti ad André e chiese di portare una tinozza con dell'acqua calda anche nella stanza di Sophie. Alain si rivolse a lei: «Adesso devo completare un lavoro, ma sarei contento se pranzassimo tutti insieme». «Certamente Vostra Grazia», disse lei inchinandosi e sorridendo, in cambio ricevette uno sguardo d'ammonimento. I due ragazzi si congedarono seguendo i domestici, mentre Alain ritornava a capo chino sui suoi documenti.

La Primula ScarlattaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora