25.🌺

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Sophie sentiva le membra intorpidite, come se avesse dormito a lungo. Trovava faticoso muoversi, aprire gli occhi. Mosse le dita dei piedi e poi quelle delle mani. Ricordava di aver visto Alain che si batteva, poi un intenso bruciore nel corpo, sulla spalla sinistra. Con le mani si tastò il collo e poi freneticamente le braccia. Una fitta di dolore la trafisse. «No, no figliola state ferma». Sophie mise a fuoco il volto di madre Margaret. «Madre Margaret!», le disse sorridendo, felice di trovarsi una persona amica vicino. Vagò ancora con lo sguardo cercando di capire dove fosse, ma non vi era nulla di familiare nel mobilio e nei colori della stanza. Sicuramente non erano al St Joseph, la tappezzeria e i mobili erano di gran lusso. «Dove siamo?». Madre Margaret le prese la mano: «Siamo a Palais Clermont». Sophie rimase stupita, ricordava di trovarsi nei pressi della Bastiglia, mentre Alain si batteva con la spada... Poi ricordo tutto. «Alain! Devo andare da lui!». La suora la tenne ferma: «Calma ragazza mia, il dottor Marande ha detto che hai bisogno di assoluto riposo. È davvero un miracolo che tu non abbia perso il figlio che porti in grembo. Dovresti essere più prudente!». Avrebbe potuto ancora dire ad Alain del loro bambino! Sophie si rilassò fra i cuscini e pianse di gioia. Passarono alcuni giorni. Il riposo forzato la stava snervando e visto che in quel momento non c'era nessuno a sorvegliarla decise di alzarsi per chiedere notizie di Alain, visto che tutti, ogni qualvolta chiedeva informazioni, cambiavano discorso. Aprì la porta e fu investita subito da una cacofonia di suoni infantili. Che strano, che ricordasse, non vi erano bambini nel palazzo. Seguì la direzione delle risa e delle vocette arrivando nel grande salone al piano di sotto, in cui, una ventina di bambini stava giocando accuditi da quattro suore.



Sophie strabuzzò gli occhi quando si accorse che erano gli orfanelli del St. Joseph. «Cosa ci fate in piedi?», la voce autoritaria di madre Margaret la fece sobbalzare: «Ditemi sorella non sono quelli gli orfanelli del convento?»

«Si proprio loro. Vostro marito è stato molto generoso, ci ha lasciato Palais Clermont, in quanto il convento cadeva a pezzi e noi, vista la situazione attuale delle cose, non avevamo più i mezzi per andare avanti»

Il caro Alain... non si sarebbe aspettata nulla di meno da lui. «Sapreste dirmi dove lo posso trovare vorrei parlargli», la suora si accigliò: «Non ne ho idea, doveva ritrovarsi qui con i suoi uomini, ma non lo abbiamo ancora visto»

A quelle parole Sophie si appoggiò pesantemente al battente della porta e si lasciò scivolare a terra.

Madre Margaret le si accovacciò davanti: «Fatti forza bambina, questo non vuol dire assolutamente nulla, vedrai, tuo marito starà bene». Lei annuì senza crederci davvero e docilmente si fece riportare nella camera in cui era stata sistemata.

La ferita alla spalla stava, fortunatamente, guarendo bene. Era stato un miracolo che l'avesse presa appena sopra il cuore, qualche centimetro più giù e sarebbe morta. Non poteva smettere di ringraziare Dio per aver salvato lei e il piccolo. Ultimamente era solita rifugiarsi nella cappella del palazzo. Pregava affinché Alain tornasse a casa, ma più passavano i giorni più la cosa le sembrava improbabile e puntualmente un senso di disperazione e tristezza l'invadeva.

Continuò a chiedere notizie ad André, a Robert e Jerold, ma nessuno di loro sapeva darle una risposta. Alain sembrava svanito nel nulla, portando con sé i loro pochi momenti felici.

Madre Margaret, dopo qualche altro giorno, le consigliò di far dire una messa alla memoria del marito. Le disse che era ormai tempo di prendere in considerazione quella triste eventualità, ma Sophie rimandava di giorno in giorno, trovando conforto solo nella preghiera.

Quella mattina, come sempre, Sophie si recò davanti al crocifisso nella piccola chiesetta all'interno del palazzo. Si inginocchiò ed iniziò a recitare le preghiere. Una parte di lei era convinta che le sue preghiere non sarebbero più state ascoltate, ma qualcosa dentro la induceva ancora a sperare. Quanto le mancava Alain! Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di rivederlo, pur di rivedere il suo sorriso illuminargli il volto. Chiuse gli occhi e con tutta sé stessa chiese aiuto al Signore.


«Eccola, è lì, Alain!». Il cuore le si fermò per un lunghissimo istante. Sicuramente aveva immaginato la voce di Marie.

Ebbe quasi paura di voltarsi, ma appena lo fece, non poté credere ai suoi occhi. Alain le stava sorridendo dall'ingresso della chiesetta con Marie in braccio e Gaston per la mano.

Sophie balzò in piedi e corse a rifugiarsi tra le braccia del marito che nel frattempo aveva messo giù la bambina.

Lo abbracciò forte e poi lo tempestò di piccoli pugni: «Non lo fare mai più! Mi stavi facendo morire di crepacuore!». Alain la baciò per zittirla e perché desiderava ardentemente farlo. La paura di averla persa lo aveva completamente annientato.

«Mi dici piuttosto tu cosa diavolo ci facevi nei pressi della Bastiglia? Mi hai fatto morire di paura Sophie!». Lei si sciolse dall'abbraccio. «Ero venuta a cercarti, per dirti una cosa importante». «II bambino...». Alain la guardò con occhi traboccanti d'amore, ma in un attimo fu preso dal panico. Aveva rischiato molto! Si chiese se tutt'ora sarebbe arrivato il figlio che si era accorto di desiderare tanto. Lei
intuì il corso dei suoi pensieri e le sue preoccupazioni, cosi lo rassicurò: «Il dottor Marande dice che va tutto bene e che nascerà all'inizio del prossimo anno». Alain l'abbracciò e la baciò: «Sono davvero contento, un bambino? Ma ci pensi?!» la prese per la vita, la sollevò e le fece fare un giro a mezz'aria.


«Vuoi dire che avremo un fratellino?». Per un istante Alain si era dimenticato dei due piccoli che erano con lui.

Sophie si fermò guardando in modo interrogativo Alain e poi i due piccoli che si tenevano per mano. «Si, ho pensato che Marie e Gaston possono venire a vivere con noi, se anche tu sei d'accordo». Sophie si inginocchiò ed allargò le braccia, entrambi i bambini vi si rifugiarono. «Possiamo chiamarti mamma?», chiese Marie mentre Sophie continuava ad abbracciarli versando lacrime di gioia e gratitudine.

Una volta lasciati i piccoli a giocare insieme agli altri bambini, Alain e Sophie rimasero finalmente soli ed ebbero modo di salutarsi come si confà ad una coppia di innamorati.

Alain era pensieroso mentre accarezzava il ventre leggermente rigonfio della moglie: «Sophie, ci ho riflettuto a lungo, scioccamente ho messo a repentaglio la tua vita», «Ma...», «Quando ho pensato di averti persa è stato come morire. Dopo averti affidato a Jerold sono stato ferito, per questo non sono potuto tornare. Durante tutta la convalescenza il pensiero che tu non ci fossi più mi
torturava, il senso di colpa mi opprimeva. Credo che sia meglio andar via, lontano da Parigi, lontano dalla Primula Scarlatta». Sophie che stava tracciando pigramente dei piccoli cerchi sull'addome del marito si fermò: «Ma Alain, chi si prenderà cura di tutto? Hai dato molto al popolo e ai bisognosi, che ne sarà di loro?». Alain distrattamente fece scorrere la mano sul braccio di lei poi avvolse un ricciolo castano fra le dita: «Moglie, è tempo che io sia soprattutto un buon marito e mi prenda cura della mia famiglia. Per il popolo tutto ciò che è accaduto sino ad oggi segna il tempo di un grande cambiamento, ho fatto quel che ho potuto e che avevo promesso. Ora voglio dedicare il resto dei miei giorni ad amarti».

La Primula ScarlattaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora