15.🌺

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La notte non fu mai così lunga. Il vento soffiava e ogni rumore la face sobbalzare. Sophie non riusciva a chiudere occhio. Gli eventi di quella sera la rendevano inquieta. Non poteva dimenticare le sue parole, dolci e tenere. Probabilmente si era addormentata ed era stato tutto un sogno. Non aveva più dubbi, era innamorata di lui e lui soltanto. Prima o poi avrebbe dovuto affrontare Alain... Un tuono in lontananza la destò dai propri pensieri. Signore, ti prego fa sì che torni sano e salvo! Passarono molte altre ore e tra un singhiozzo e un sussulto Sophie si addormentò.  


I primi raggi di sole filtravano dalla finestra della sua camera e lo scalpiccio dei cavalli lanciati al galoppo furono la sua sveglia. Scese dal letto. Corse al catino per le consuete abluzioni, indossò l'abito, intrecciò frettolosamente, ma in modo impeccabile, i capelli e scese le scale volando. Quello che sentì le smorzò l'entusiasmo. «Non sopporto più questa situazione, è ingiusto!». «Lisette per favore cerca di capire, ti prometto che sistemerò tutto quanto prima». La Primula stava tenendo tra le proprie mani quelle di Lisette. Rimase nascosta finché quest'ultima non se ne andò sdegnata. I sorrisi a tavola, la conversazione di poco prima, il fiore che aveva visto nella sua camera... era tutto chiaro. Era lei la moglie della Primula? Se sì, perché non glielo aveva semplicemente detto? Come aveva potuto baciarla in quel modo la sera prima? L'amarezza si tramutò ben presto in rabbia cieca. Che ingenua sciocca romantica era stata. Non avrebbe dovuto più far avvicinare quell'uomo! Entrò in cucina, trovò l'uomo intento a sorseggiare del tè.  


«Buongiorno Sophie mia cara». Il saluto la colse di sorpresa. Che faccia tosta! Non poteva dimostrare che aveva sentito la conversazione di pochi attimi prima, così optò per una distaccata cordialità. «Buongiorno a voi, avete per caso notizie di mio marito?», «Vi manca?», «Certamente, è un uomo premuroso e leale, come potrebbe non mancarmi?!». «Ma davvero? Cercate di ingelosirmi Sophie?». Alain cercava di essere serio, ma era estremamente divertito. A stento riusciva a trattenere il riso così continuò: «Scommetto che vostro marito però non vi suscita le stesse sensazioni che vi suscito io...». Sophie si alzò dalla sedia su cui si era accomodata. Fece il giro della tavola e con una mano che stringeva le gonne e l'altra puntata sotto il naso della Primula espresse tutto il suo disappunto: «Come osate brutto...!» Non fece in tempo a continuare che lui si impossessò avido delle sue labbra, cosa che a lei, anche se contro tutti i suoi buoni propositi, non dispiacque. Il bacio si interruppe, ma rimasero vicini. «Comunque sta bene ed è al sicuro. Sa badare a sé stesso». Gli altri abitanti della fattoria non avrebbero potuto scegliere momento migliore per fare la loro comparsa. Alain immediatamente si scostò da lei e l'aiutò a portare tutto il necessario in tavola per la colazione.  


«Avete riposato bene Sophie? Oggi iniziamo con qualche nozione di cucina. Avete mai provato a fare il pane?». Sophie si ringalluzzì all'istante: «Il pane? No, sarà fantastico imparare!». L'immagine di Sophie con le mani in pasta, le gote e il nasino sporco di farina diedero ad Alain un ottimo spunto su come avrebbe potuto baciare la punta del suo naso e poi... «So solo preparare qualche decotto che ho visto fare alle suore del convento di St. Joseph», stava dicendo Sophie. Questo diede ad Alain davvero un ottimo spunto per far felice la sua donna.  

Finita la colazione ognuno si dedicò ai propri compiti. Le tre ragazze sistemarono le stanze del piano di sopra, Pierre e Albert andarono in giro per il vitigno, i gemelli tornarono nelle stalle. Anne e Sophie restarono a cucinare e come succedeva sempre gli uomini in nero si erano volatilizzati, come se non fossero mai stati in quella casa. Anne stava preparando l'occorrente per la panificazione: «Sareste così gentile da prendetemi il recipiente sullo scaffale a destra?», mentre si alzava Sophie ondeggiò vistosamente. «Oh...». Anne le fu immediatamente accanto: «Vi sentite bene mia cara?». Stranamente le girava spesso la testa, si sentiva stanca e quasi
svenire. Attribuiva tutti i sintomi agli avvenimenti degli ultimi tempi, la sua confusione sentimentale e mentale. «Si sto bene, è passato», ma Anne non era abbastanza sicura. «Va bene, sedete un attimo. Poi, se ve la sentite, potremo procedere».

La Primula ScarlattaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora