Erano ormai passati diversi giorni da quando suo marito aveva lasciato la loro casa. Il tempo sembrava non passare mai rendendo così le giornate interminabili. Sophie si sentiva rinchiusa in una gabbia d'oro. Poteva solo dedicarsi al ricamo e alla lettura. Non aveva notizie del duca e non aveva notizie della Primula. Sapeva soltanto che ormai la rivoluzione era scoppiata e le strade si bagnavano di sangue e di corpi, mentre i primi cenni di carestia e malattia avanzavano passando, per prima, dai quartieri parigini più poveri.
L'unica cosa che le dava conforto era il suo piccolo rifugio nel giardino, il gazebo di rose della madre, che curava con affetto. Era il posto ideale per potersi isolare dal resto del mondo in compagnia di un buon libro.Dopo essersi assicurata che il padre si fosse ritirato, Sophie, decise di concedersi una passeggiata in giardino. Passò prima dalla biblioteca e dopo aver scelto un libro sulla filosofia greca si incamminò verso la porta finestra.
Il sole era quasi del tutto tramontato, i suoi colori caldi conferivano all'intero contesto un'aria surreale. Sophie respirò affondo l'aria fresca serale chiudendo gli occhi. Li riaprì e un sorriso le aleggiò sulle labbra.
Si avviò verso la parte più alberata dietro la quale si trovava il roseto. Ad un tratto inciampò su qualcosa che non avrebbe dovuto trovarsi lì. Non fece a tempo a realizzare cosa stesse succedendo, accadde tutto troppo in fretta. Una grande mano guantata le copriva la bocca impedendole di urlare e chiedere aiuto. Cercò allora di divincolarsi, ma la presa era ferrea. Intuì che si doveva trattare di un uomo per via della prestanza fisica. Riprese a dimenarsi mentre un mugugno di protesta le usciva dalle labbra. Una voce calda e familiare le giunse all'orecchio. «Ssssshhhhh! Ti prego non urlare o ci uccideranno. Calmati». Sgranò gli occhi mentre la grande mano la lasciava libera. Si voltò portandosi una mano alla bocca. La Primula sembrava entrare ed uscire a sorpresa dalla sua vita.
Solo dopo si rese conto di essere adagiata sulle sue muscolose gambe. Prima che se ne potesse accorgere, Alain, le cinse la vita e le sue labbra coprirono quelle di lei. Un gemito interruppe quel fantastico interludio. Nella foga del bacio Sophie aveva portato istintivamente le sue mani sul petto dell'uomo. Si scostò e fu presa dal panico, le sue mani erano stranamente calde e umide... era sangue! Si accorse che anche la camicia dell'uomo era intrisa dello stesso liquido viscoso. «Siete ferito!». «È solo un graffio, e anche se fosse sarei ben felice di morire tra le vostre braccia Madamigella Sophie». Sophie si rese conto che la sua voce era affannata, stava perdendo molto sangue. «Vado a chiedere aiuto, la vostra è una brutta ferita, non sono un dottore, ma so che se perderete altro sangue potreste anche morire. Vi prego di resistere ancora un po'». Raccolse le gonne e si avviò verso la casa. «Sophie! Mi siete mancata». Sophie si voltò un istante e lo guardò, poi riprese a correre con il cuore che minacciava di scoppiargli in petto, mentre l'uomo chiudeva gli occhi.
Salì le scale di tutta fretta e con il fiatone si diresse verso l'ala nord negli appartamenti del conte. «Padre! Padre!». La piccola mano bussava sulla porta con foga. Il conte ancora con gli occhi stropicciati aprì finalmente la porta. «Che succede Sophie?». La voce era ancora impastata dal sonno. «Oh padre, in giardino c'è un ferito, si tratta della Primula! Presto padre, dobbiamo aiutarlo!». De Brienne si fece serio ed un'espressione che Sophie non fu capace di leggere si dipinse sul volto del vecchio genitore. «Sophie, io...», «oh, padre vi prego non c'è tempo!». La voce tremolante e supplicante della figlia destò il conte. Bisognava agire in fretta. «Resta in casa ti prego, potrebbe essere pericoloso se qualcuno l'ha seguito qui. Ti prometto che farò il possibile»Sophie restò sulla porta di ingresso. Il maggiordomo e il cocchiere trasportavano un corpo esanime, «Piano, piano, adagiatelo sul divano».
Gli occhi le si riempirono di lacrime. «È... morto?», de Brienne le mise una mano sulla spalla: «No è solo svenuto. Il dottor Marande arriverà presto, ti prego cara, non è bene che tu resti qui, sei una donna sposata», «ma...», «so perfettamente quello che provi per quest'uomo, è evidente te lo si legge negli occhi. Ti ricordo che hai pronunciato i voti nuziali meno di due settimane fa. Tuo marito non lo merita». Sophie abbassò la testa «D'accorde, ma vi prego di tenermi informata sulle sue condizioni». Il conte annuì. Mestamente i piedi la portarono davanti alla scalinata che l'avrebbe condotta in camera sua.
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La Primula Scarlatta
ChickLit"La giovane era rimasta stordita e piacevolmente sconvolta. Adesso sapeva che non avrebbe mai potuto dimenticare quell'uomo. Non avrebbe mai concesso a nessuno di rapire il suo cuore perché, in fondo in fondo, lo aveva già spontaneamente donato a lu...