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Fece l'amore con lei, amandola con tutto sé stesso, come se fosse l'ultima volta, come se non ci fosse un domani. In effetti era proprio così perché ad amarla era stata la Primula. La guardò dormire rannicchiata a sé. Si senti felice, completo. Avrebbe voluto che fosse sempre e per sempre così. La realtà purtroppo era ben diversa. Per il bene del prossimo aveva scelto una vita di sotterfugi e segreti. Se non ci fosse stata la rivolta, si sarebbe limitato ad offrire il proprio aiuto in caso di bisogno e avrebbe confessato ogni cosa a sua moglie. Il cielo si stava rischiarando e non avrebbe potuto correre il rischio che li sorprendessero insieme, anche se, dopotutto, non vi era nulla di strano. In quel momento fu accecato dalla rabbia, preso dalla passione aveva scordato di non essere Alain ma la Primula agli occhi di Sophie. Si era donata per la prima volta e si era donata alla Primula. A quel punto fu roso dalla gelosia. Le scostò una ciocca di capelli dal viso. Lei aprì gli occhi e lo guardò con lo sguardo di una donna appagata dopo una notte d'amore passata fra le braccia del suo amante.  

«Buongiorno», disse sorridente. Quel sorriso gli sciolse il cuore «Dovete andare Madame Sophie è quasi giorno, non dovreste essere qui». Il tono era
imperioso, non le sembrava il tenero amante con cui aveva condiviso una notte d'amore, ma piuttosto suo marito. Avrebbe voluto morire. Raccolse la leggera camicia da notte e la vestaglia. Le infilò. «Mi dispiace Sophie, abbiamo commesso entrambi un grave errore». Le parole le arrivarono dritte al cuore come proiettili. Le lacrime minacciavano di sgorgare copiose, ma si impedì di lasciarle scendere, almeno in quel momento, non gli avrebbe dato questa soddisfazione. Si voltò ed andò via.  

Corse fino alla sua stanza, si tuffò sul letto lasciando libero sfogo alle lacrime trattenute. Cosa aveva fatto?! Suo marito la riteneva innocente. Era stato gentile e premuroso la prima notte di nozze, era così che lei lo ripagava? Prima o poi l'avrebbe scoperta e l'avrebbe ripudiata. Come l'avrebbe ripudiata suo padre. Sarebbe stata gettata al popolino e magari ghigliottinata. Istintivamente si portò le mani alla gola. Un urlo agghiacciante pose fine al flusso di pensieri inquietanti. Cosa stava succedendo? Non ebbe la forza di muoversi da dove era, poi, passo dopo passo, si ritrovò davanti alla porta. Afferrò la maniglia e sbirciò fuori.  

Proprio in quel momento sopraggiunse Elise. «Che cosa è successo?», la donna la guardò perplessa. «Presto Elise, delle bende pulite, pare che la Primula giaccia a letto ricoperto di sangue». Il pallido Pierre, valletto del conte, era già passato oltre le due donne avviandosi presso la stanza del ferito. Sophie portò le mani per coprirsi la bocca e senza accorgersene si ritrovò fuori dalla stanza del ferito.  

C'era un gran fermento. In quel momento uscì suo padre. La guardò in silenzio per un attimo, forse fu la sua impressione, ma pareva che le gridasse la sua colpevolezza. Al contrario il tono con cui parlò era neutro: «La ferita si è riaperta e adesso è privo di sensi. Abbiamo mandato a chiamare il dottore perché blocchi l'emorragia». Sophie scivolò lungo il muro fino ad accovacciarsi cercando di tenersi pronta ad accettare anche la colpa della morte della Primula Scarlatta.  

Giaceva supino mentre il dottore metteva altri punti di sutura. «Perché lo avete fatto?» esordì de Brienne. Alain volse il viso nella sua direzione «Ho dovuto, non potevo far sì che tutti venissero a conoscenza del fatto che abbiamo passato la notte insieme». «Buon Dio figliolo, per soddisfare i vostri bassi istinti per poco non mettete in gioco la sicurezza di mia figlia!», «Tengo a lei più di qualsiasi altra cosa al mondo, non lo dimenticate!» disse digrignando i denti. «Appena il dottore avrà finito me ne andrò. Non posso più restare è pericoloso», «Abbiate cura di voi»  

Era ormai il tramonto. Per tutto il giorno Sophie era rimasta nella sua camera a pregare e rimuginare su quanto accaduto. Non riusciva a starsene lì buona, buona, aspettando di ricevere magari una brutta notizia. Decise così di andare a vedere come stesse la Primula.  

Bussò, ma non ricevette risposta. Abbassò la maniglia e incerta apri la porta: «È permesso?»

Nella camera non vi era alcuna traccia che qualcuno fosse mai stato lì. Ogni cosa era al suo posto, il letto era intatto, il camino pulito. Era come se ciò che era avvenuto la notte precedente non fosse mai accaduto. Un brutto incubo o un meraviglioso sogno. Perché lui le faceva quell'effetto? Il modo con cui si era preso cura di lei mentre era fra le sue braccia, il modo con cui l'aveva amata. Era stato premuroso, delicato e tenero. Non si era resa conto che una lacrima solitaria le si era posata sulle labbra. Pensare a quanto era avvenuto tra loro era una tortura. Perché non poteva essere il duca di Clermont? Il senso di beatitudine che provava tra le sue braccia, l'estasi che aveva provato quando l'aveva amata... Sarebbe stato tutto più semplice. Una cosa era certa, era di nuovo sola.  

La Primula ScarlattaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora