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La prima cosa che sentì fu il canto degli usignoli. Ancora bendata, con le mani accarezzò le fresche lenzuola che odoravano di pulito. Sophie constatò di non essere legata e subito tolse la benda che le impediva la vista. Una forte luce la investì costringendola ad aprire gli occhi gradualmente per abituarsi al sole che entrava ancora dalla finestra. La camera era molto semplice, le pareti potevano tranquillamente appartenere ad un classico cottage di campagna di proprietà di un fattore, ma i mobili erano di ottimo taglio, nonché il letto soffice e con lenzuola candide. Dove era? Cosa stava succedendo? Non era di certo stata portata a casa della prozia Gladis! Perché non c'era nessuno lì con lei? Che fine avevano fatto suo padre e suo marito? Si affacciò alla finestra. Fuori fervevano i lavori che normalmente mandavano avanti una fattoria, c'erano gli animali da cortile, degli uomini che si occupavano della legna, tre donne che portavano delle ceste con della biancheria, e due ragazzi, molto somiglianti tra loro che stavano portando altrettanti cavalli nella stalla. Ecco là de Brienne intento a chiacchierare amabilmente con un uomo che avrebbe potuto avere la stessa età del conte. Sicuramente avrebbero parlato di politica e della situazione attuale del Paese. Alla vista di tutto ciò il suo cuore si alleggerì. Era al sicuro.  


Curiosa di guardarsi in torno e capire che fine avessero fatto Alain e la Primula corse in punta di piedi verso la porta e con grande sorpresa questa si aprì appena abbassò la maniglia. Non si sapeva spiegare per quale motivo, ma il modo in cui era arrivata lì le aveva fatto pensare di essere prigioniera.  

Superò l'uscio trovandosi su un lungo corridoio con tante altre porte. Mentre si interrogava su cosa ci fosse dietro di esse, qualcuno la sorprese salutandola.  

«Buongiorno Madame Clermont» un ragazzino di circa quindici anni stava passando proprio di lì facendola sobbalzare. «Buon giorno a voi Monsieur». «Mi chiamo André Vostra Grazia», rispose il ragazzo esibendosi in un goffo, pomposo inchino, strappando a Sophie un sorriso. «Suvvia André non dare fastidio alla nostra ospite». Una donna corpulenta sulla cinquantina le stava andando incontro. «Sicuramente sarete affamata piccola mia, venite, mi prenderò cura di voi. Sono Anne la moglie del fattore, questo è il nostro figlio minore André. Poi ci sono i gemelli Antoine e Robert, la nostra primo genita Lisette e i mezzani Cloe, Claudette e Francoise. Una famiglia numerosa, non trovate?». Sophie era frastornata da tutte le informazioni datele dall'amabile donna. «Si indubbiamente Madame». Arrivata nell'angolo del focolare le offrì del pane e formaggio che trovò deliziosi. La donna spiegò che era tutto di loro produzione. «Adesso mia cara mi dedicherò alla cena, questa sera saremo in tanti. Voi andate pure a prendere un poco d'aria fresca. Vostro padre è nel frutteto a chiacchierare di coltivazioni con mio marito Pierre. Non pensavo che un conte potesse trovare interessante parlare con un contadino dei metodi di coltura». «Non c'è da stupirsene, mio padre adora la vita di campagna e poi credo che, con tutto quello che sta succedendo, un titolo conti ben poco. Anzi, essere titolato può costarti la testa!». Per un attimo, solo per un attimo, l'immagine della testa grondante sangue sul forcone le passò davanti. Dovette appoggiarsi al tavolo per non cadere e rigettare. Prima di uscire si voltò «Per caso avete visto il duca mio marito?», la donna restando di spalle impegnata ad attizzare il fuoco ne dedusse, per come era stata posta la domanda, che la ragazza non era a conoscenza di ciò che avveniva alla fattoria. «No, purtroppo, ma ho sentito dire, però, che si sarebbe recato a corte.» Sophie varcò la porta che dava sul cortile preoccupata per non avere notizie sia del marito che della Primula. Stranamente provava un senso di vuoto. Si era aspettata che almeno uno dei due corresse ad avere sue notizie, invece l'avevano lasciata entrambi sola con degli estranei, a parte il suo caro genitore.  


L'aria fresca e pulita faceva ondeggiare i lunghi capelli semi raccolti, l'erba era talmente soffice sotto le sue scarpette che le faceva venir voglia di camminare a piedi nudi. Le tre ragazze che aveva visto con le ceste erano ora intente a lavare molte camicie di batista bianche. Quella che doveva essere la più grande, Lisette, aspirava il profumo di una delle camicie con aria sognante, mentre le due sorelle minori ridevano prendendola in giro. Non appena si accorse di essere osservata, Lisette mise giù la camicia e timidamente portò giù lo sguardo. La giovane era davvero molto bella, pensò tra sé Sophie mentre continuava la sua camminata verso un prato ricoperto di fiori di campo colorati.  

La Primula ScarlattaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora