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Sophie si svegliò di buon umore sapendo che la mattina del suo compleanno il padre le avrebbe regalato una giumenta tutta sua, aveva indossato il vestito giallino in mussola ed era scesa per colazione radiosa più che mai. 
«Buongiorno padre». Il conte stava intento a leggere, come tutte le mattine, la Gazette. «Buongiorno Sophie, dormito bene o hai contato le ore che ti separavano dalla tua giumenta?». Deliziata incurvò le labbra in un sorriso. «Che notizie oggi padre?». L'uomo distolse lo sguardo preoccupato dal giornale. «Ormai le notizie sono così simili. Siamo alla vigilia di una grande rivoluzione temo». Sophie si interruppe mentre spalmava il burro su una fetta di pane tostato, l'espressione pensierosa: «E per caso ci sono notizie della Primula Scarlatta?». Il padre sollevò un sopracciglio e Sophie resasi conto di aver utilizzato un tono quasi supplichevole si affrettò ad aggiungere: «Ovviamente volevo sapere se dietro l'assassinio del conte di Valois c'era...», «Sophie non sono cose a cui si dovrebbe interessare una donna, una dama della buona società. Stai per diventare duchessa, cerca di comportarti come tale ed il mio, non è un rimprovero, ma un consiglio». Le mani stringevano la stoffa della gonna lei non avrebbe mai
voluto divenire la duchessa di Clermont, il matrimonio le si era imposto. Si limitò ad annuire con la testa. Proprio in quel momento bussarono alla porta. «Avanti!» Raoul l'anziano maggiordomo fece il suo ingresso nella sala da pranzo: «Compte, Comptesse, il Duca di Clermont è venuto in visita». Sophie sbatté le palpebre due volte: «Dite al duca che lo riceverò nel salottino d'oro.» Ancora con il tessuto della gonna stretto fra le mani si diresse presso la saletta detta d'oro in quanto era sempre baciata dal sole, dall'alba fino al tramonto. 
Aprì la porta e lo trovò eretto davanti alla porta finestra dalla quale si scorgeva il giardino di rose della madre. Si schiarì la voce e lui si accorse di lei rivolgendole un radioso sorriso: «Buongiorno madamigella Sophie!». «Buongiorno Vostra Grazia.» 
Con due lunghe falcate fu davanti a lei, le prese la mano e la portò alle labbra. Indugiò un attimo più del dovuto sfiorando la sua pelle con le labbra. «Sono venuto affinché possa essere uno tra i primi a farvi gli auguri e per darvi il mio regalo» dalla tasca estrasse un astuccio con un fiocco di raso verde. «Oh», Sophie rimase stupita, se Clermont pensava di comprarla con regali, abiti e gioielli si sbagliava di grosso! Sarebbe stato comunque scortese non scartare il regalo così aprì accuratamente l'astuccio nel quale si rivelò esserci una parure di smeraldi e diamanti. Gli occhi di Sophie passarono dai gioielli al duca. Alain poté notare con piacere di averla stupita. «Vi prego di accettarli come regalo di fidanzamento, sono i gioielli dei Clermont». Lentamente Alain prese a camminarle intorno fino a fermarsi dietro di lei: «Mi piacerebbe che li indossaste questa sera», le sussurrò vicino all'orecchio tanto che Sophie poté sentire il calore del suo fiato sul collo ed il profumo della sua colonia inebriarle l'olfatto. Rimase immobile mentre avvertiva impercettibilmente la vicinanza del suo corpo forte e virile ed un brivido la percorse, ma a quel punto quella sensazione poté richiamarle alla memoria l'episodio di qualche anno fa e riprese possesso della realtà, quello era il suo nemico. «Vi ringrazio, li indosserò» rispose Sophie educatamente. Ad Alain non restò che congedarsi: «Bene, adesso se volete scusarmi madamigella dovrei parlare con vostro padre», si diresse verso la porta a grandi falcate e prima di richiuderla alle spalle le rivolse un inchino ed un sorriso che le parve del tutto spontaneo. 
Il duca rimaneva per lei un uomo enigmatico, era tutto d'un pezzo, impenetrabile, ma a volte, a volte c'era qualcosa di diverso, ma non avrebbe saputo dire cosa. Buttò fuori un'occhiata al roseto, sospirò e decise che era ora di andare a provare la sua giumenta. Prese all'entrata il mantello e si diresse allegramente verso la stalla sul retro della casa. 
La giumenta nocciola chiaro con la criniera bionda era lì ad aspettarla, aveva l'espressione più dolce del
mondo «Oh!» Sophie batté le mani soddisfatta. «Tomàs, potresti sellarmi Flor, la mia nuova giumenta?». Il garzone di stalla le rispose dal fondo, con sollecitudine prese la sella e si mise ad assicurarla alla groppa dell'animale, mentre Sophie le accarezzava il muso. Una volta in sella si lanciò in una lunga cavalcata.

«Alain, ragazzo mio, siete sicuro di ciò che fate? Sophie è la mia unica ragione di vita e non posso permettere che le accada nulla», Alain si portò alle labbra il bicchiere e bevve un lungo sorso di buon Porto, poi, guardò il conte da sotto le ciglia: «Bonguard, vecchio mio, ho molto a cuore vostra figlia. Ho vegliato su di lei per molto tempo come mi avevate chiesto. Non correrà alcun rischio credetemi», fece una pausa «Ditemi, avevate architettato tutto, non è così?» 
Il conte si finse sorpreso. «Di cosa parlate Clermont?», le labbra di Alain si incurvarono in un lieve sorriso. «Oh andiamo, lo avete fatto apposta a farci incontrare, sapevate che avrei ceduto alla sua bellezza, al suo buon cuore!» Il vecchio sospirò «Ebbene sì, ma confesso che all'inizio temevo di aver fatto una scelta molto affrettata, sconsiderata e di mettere in gioco tutto ciò che di più caro avevo, ma poi pensandoci bene ho capito che avrei potuto tenere d'occhio il vostro carattere indomito e allo stesso tempo assicurare una protezione futura alla mia bambina.» Bonguard fece qualche passo dando le spalle ad Alain, che invece rimase seduto tenendo fra le lunghe dita il calice di vino: «Sapete, mi spiace aver tramato e soprattutto alle sue spalle, ma era necessario ne convenite? Un giorno anche voi avrete dei bambini e...» «Bambini? Cosa vi fa pensare che avremo dei bambini? Sophie non mi ama» disse con un velo di amarezza nella voce. «Pazienza, l'amore non tarderà ad arrivare, voi siete un bell'uomo ed avete tante qualità. Datele tempo, è ancora giovane, e poi si sa i matrimoni combinati...», «No! No!», lo interruppe Alain scuotendo il capo, «vostra figlia è innamorata di un altro uomo, il mio antagonista. Solo quell'uomo è il possessore del suo cuore e credetemi per me non è facile perché amo Sophie e non so davvero come fare per attirare la sua attenzione su di me. Nonostante mi impegni so che non mi guarderà mai come guarda la Primula Scarlatta». «Mmmh, Capisco» annuì il conte. Dopo averci pensato su e con l'espressione di chi ha finalmente trovato una soluzione ad un problema impossibile, sorrise bonariamente: «C'è solo una cosa che potete fare, per il bene suo, ma anche Vostro». Clermont si mise in ascolto con attenzione. «La Primula Scarlatta dovrà perire!». Alain rimase a bocca aperta, uccidere il suo rivale in amore? In un momento come quello, dove da un momento all'altro poteva scatenarsi un putiferio per tutta la Francia? Fece per protestare, ma poi si ricompose, abbassò gli occhi e un ghigno soddisfatto gli si dipinse sul volto «Ebbene, la Primula Scarlatta morirà». 
Proprio in quel momento Sophie, rientrata dalla lunga cavalcata, passava davanti allo studio del padre. Un moto di apprensione le attanagliò il cuore. Per un attimo si sentì persa nell'udire quelle ultime parole. Decise che non era il momento di farsi prendere dal panico. Avrebbe tirato fuori tutto il coraggio che aveva ed avrebbe cercato di mettere in guardia quell'uomo. Era determinata a farlo quanto il duca lo era nel voler assassinare il benefattore mascherato. Serrò i pugni lungo i fianchi come faceva di solito quando era accecata dalla rabbia e si diresse in camera sua cercando di elaborare un piano. 
Arrivò la sera e l'idea di dover festeggiare sia il suo compleanno che il fidanzamento con Clermont la mandava fuori dai gangheri. Si sentiva in trappola perché sarebbe stata legata ad un uomo che non avrebbe mai amato e poi nonostante il duca fosse molto attraente sarebbe stata costretta ad assecondarlo contro la sua volontà sul talamo nunziale. Sarebbe stato violento con lei? O magari impassibile come sempre, privo di emozioni? Non riusciva ad immaginare il duca in certe circostanze per quel poco che ne sapeva. Smise di lambiccarsi il cervello, aveva cose più importanti a cui pensare. 
Arrivò ad una conclusione. Avrebbe dovuto stare molto vicina a Clermont. Studiarlo, carpire le sue intenzioni e trovare il modo di informare la Primula
Scarlatta, con la speranza che questo avrebbe potuto garantirgli di tener salva la pelle. Era un sacrificio che era pronta a correre anche se alcune situazioni si sarebbero potute rivelare pericolose. Non solo ammirava quell'uomo per le gesta compiute, ma lo amava dal profondo del cuore, almeno così si sarebbe detta legata a lui. Sorrise soddisfatta e suonò il campanello per richiamare Elise e prepararsi per la serata. 
Alain uscì dallo studio soddisfatto di quanto discusso con il conte. Adesso doveva Solo mettere in atto il piano, ma prima avrebbe salvato il paese. Con la coda dell'occhio vide del tessuto giallo sparir via e il rumore di passi frettolosi salire al piano di sopra. No! Non poteva essere! E se Sophie avesse sentito la conversazione di certo aveva fatto ai suoi occhi la figura dell'idiota. Per il suo bene non avrebbe dovuto conoscere i suoi piani sarebbe stata messa a rischio la sua sicurezza! Avrebbe fatto attenzione d'ora in avanti e constatato se Sophie sospettava qualcosa.

La Primula ScarlattaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora