12.🌺

11 2 0
                                    


Era passata una lunga settimana dal gran trambusto che aveva lasciato il passaggio della Primula presso la casa dei de Brienne. Sophie se ne stava nella biblioteca a smistare la corrispondenza, che ultimamente arrivava sempre più di rado. Tra le tante missive non c'erano più innumerevoli inviti ai balli, anzi, i nobili adesso erano impegnati in un'altra attività: salvarsi la pelle. Tra tanti trovò un biglietto e riconobbe subito il sigillo di ceralacca. L'unica persona che ancora amava dare ricevimenti era la prozia Gladis che abitava fuori Parigi. La prozia sosteneva che qualche ricevimento ogni tanto avrebbe aiutato a rendere quei momenti migliori. Stava leggendo la missiva quando dal cortile davanti casa le giunsero delle voci concitate ed il rumore di zoccoli al piccolo trotto.  


Proprio in quel momento Elise passava davanti la biblioteca. «Elise che cos'è tutto questo baccano?», «Mia signora è tornato Sua Grazia!». Sophie ricadde seduta sulla sedia. Era la fine si disse. La resa dei conti non poteva tardare ad arrivare.  

Arrivata all'entrata principale, trovò suo padre già fuori. Gli si accostò, le mani le sudavano e cercò di non torcersi la gonna. Una parte di lei avrebbe voluto dire immediatamente tutto al marito, meglio subire subito la sua collera e sapere che cosa le serbava il destino. Rimase, invece, lì ferma e dalle sue labbra non uscì alcun suono. Clermont si fermò fiero in sella al suo stallone marrone con la chioma nera, seguito dalla guardia ducale, anch'essa in sella a splendidi cavalli dal manto lucido. Sophie volle scrutare il volto di suo marito. I lineamenti erano contratti ed un muscolo guizzava sulla guancia. I suoi profondi occhi scuri erano duri e mandavano scintille. Adesso più che mai si avvicinava alla descrizione del duca freddo e calcolatore. Cosa era successo a suo marito? Possibile che sapesse? In quel preciso istante si accorse che non l'aveva neanche guardata e che, con sorpresa, si aspettava un incontro diverso con lui.  


Possibile che nonostante tutto fosse felice di vederlo e che le fosse mancato?  
«Ben tornato Alain», il conte gli andò in contro. «Grazie, Albert. Sophie». «Alain». L'aveva salutata con enorme freddezza. Questo era solo l'inizio pensò. Era la giusta punizione per quell'attimo di felicità che aveva provato.  

Alain smontò da cavallo e parlò sommessamente in direzione del conte: «Gradirei utilizzare per la mia permanenza una delle stanze degli ospiti». De Brienne annuì. «Certamente». Alain passò oltre padre e figlia per ritirarsi direttamente nella sua stanza.  

Era la cosa peggiore che poteva accaderle. O forse anche la migliore, per avere il tempo di raccogliere il
coraggio, prima che si scatenasse l'ira del marito. Il cuore doleva ad Alain. Vedere sul suo volto che ancora una volta l'aveva delusa era straziante. Infondo non poteva biasimarla se aveva preferito la Primula a suo marito. Forse anche lui, al suo posto, si sarebbe concesso ad un'altra donna per avere un briciolo di benessere. Non aveva che da maledire il susseguirsi degli avvenimenti e il conte de Brienne per aver architettato un piano così ingegnoso per farli innamorare.  


Decise di rimanere in camera anche per la cena, aveva bisogno di riposare e pensare. Fortunatamente la ferita era ormai del tutto guarita, ma non poteva correre il rischio che Sophie la notasse. De Brienne entrò senza annunciarsi.  

«Albert mi volete morto?». «Oh no figliolo, ci servite ancora, noi siamo troppo vecchi per brandire la spada come fate voi». «Poteva anche essere Sophie non ci avete pensato? In fondo sono suo marito, anche se non so ancora per quanto». Una nota d'amarezza trapelava nel suo tono. «Sinceramente non credevo che la situazione si complicasse tanto quando ho pensato di farvi conoscere...». «Avete fatto male i vostri conti e guardate adesso quanto sta soffrendo vostra figlia per questo stupido piano!», tuonò Alain. «Ma infondo vedo che sta dando i suoi frutti» continuò de Brienne felice come se avesse appena ricevuto una splendida notizia. «Argghh! Vi detesto per il male che state facendo!». Il conte si fece serio «È un prezzo abbastanza accettabile, che entrambi stiamo pagando, per il bene di tante persone. Non fraintendetemi, ho molto a cuore il bene di mia figlia e anche il vostro. Vi prometto che farò quanto in mio potere perché le cose tra voi vadano bene», «Vi prego lasciatemi da solo ho bisogno di sistemare alcune cose». Albert capì che Alain aveva bisogno di solitudine. Infondo si assomigliavano molto. «D'accorde»

La Primula ScarlattaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora