Parigi 1787
Il sole aveva iniziato già a tramontare conferendo al cielo striature d'oro e arancio, Sophie Bonguard, contessina de Brienne, sapeva che non avrebbe dovuto attardarsi all'orfanotrofio di St. Joseph, ma fin tanto che era Marie a chiederle una favola non avrebbe mai negato alla piccola un fantastico racconto dal lieto fine. Che tenerezza provava per quei bimbetti che non avevano praticamente nulla a parte le suore, lei e qualche benefattore che di tanto in tanto inviava loro una generosa offerta. Sapeva bene come ci si sentiva a non avere i genitori, o meglio a non avere una mamma, perché la contessa de Brienne morì quando lei era ancora piccola, lasciando al padre il compito di crescerla ed educarla.
Le campane avevano rintoccato appena le sette e Sophie, nascosta dal cappuccio del mantello scuro, lungo fino alle caviglie, camminava a passo veloce per le stradine malfamate parigine, troppo strette per farvi passare una carrozza.
Alcuni rumori la raggiunsero, inducendola a pensare che qualcuno la stava inseguendo. Prese allora ad accelerare il passo buttando, di tanto in
tanto, qualche occhiata al di sopra della spalla per accertarsi che nessuno la stesse pedinando. Man mano che si inoltrava per le scorciatoie per arrivare alla piazzetta dove noleggiare una carrozza, sentì dei passi avvicinarsi nella sua direzione. Decise di prendere una stradina alla sua sinistra, ma ahimè era un vicolo cieco. Due uomini dall'abbigliamento rozzo e imputridito le si fecero vicino.«Guarda guarda Arnauld cosa abbiamo qua, un bocconcino prelibato dell'alta società!», disse l'uomo basso e tarchiato.
«Sicuro Antoine, potremo chiedere un bel riscatto, ma magari prima potremmo spassarcela un po', non sono mai stato con una verginella dell'alta società. Di sicuro avrà un sapore delizioso». L'altro rise sguaiatamente e la sua bocca emise un alito fetido, dovuto sicuramente ai suoi denti non curati e mal messi. Sophie si appiattì al muro disgustata ed impaurita a morte.
Che ne sarebbe stato di lei? L'uomo alto e secco fece qualche passo e allungò la mano lercia fino a sfiorarle il volto. La giovane sentendosi ormai spacciata chiuse gli occhi e li tenne stretti. D'un tratto echeggiò una voce che non apparteneva a nessuno dei due assalitori. Era un timbro basso baritonale, caldo, prettamente maschile. Sophie aveva il cuore in gola: qualcuno era venuto a salvarla o si trattava di un compare degli altri due loschi individui?
Fortunatamente per lei l'uomo intervenuto non era un malfattore.
«Buonasera signori!». Bastò questa semplice frase che i due uomini se la diedero a gambe come se avessero visto un fantasma. Sophie era ancora accucciata al muro e teneva gli occhi chiusi, quando una mano grande e forte prese la sua. «State bene Mademoiselle?».
Sophie aprì gli occhi e alzò la testa scontrandosi con lo sguardo più profondo che avesse mai visto. Annuì con il capo. Forse per lo spavento, ma ancor di più perché temeva di essersi persa per sempre in quegli occhi nocciola che sbucavano da dietro una maschera, le parole non le arrivarono alle labbra. L'uomo l'aiutò a tirarsi in piedi e appena ebbe constatato che la giovane era incolume aggiunse: «Adesso non siete più in pericolo cercate di respirare» e detto ciò le labbra gli si curvarono in un sorriso. Fu allora che Sophie, notando le labbra carnose ed appetitose, il corpo alto e muscoloso, si destò dal suo stato confusionale. Si rimproverò per i pensieri poco convenzionali passatile per la testa. Stava facendo davvero la figura della sciocca a restare lì impalata a fissarlo, mentre lui aveva l'aria piuttosto divertita.
«Vi ringrazio Monsieur, davvero, lasciate che vi ricompensi...», disse cercando tra le pieghe del mantello il piccolo portamonete.
«Oh! No davvero! Non ho bisogno di denaro, ma piuttosto vorrei un bacio Mademoiselle».
«Siete davvero impertinente Monsieur, io, io sono una dama di buona famiglia!», disse impettita tirando il nasino in su. L'uomo inarcò un sopracciglio: «Ma le dame di buona famiglia non se ne vanno in giro da sole la sera e per di più nei quartieri poveri di Parigi».
Le guance di Sophie si imporporarono per il rimprovero. «Ma io stavo...». Lo sconosciuto incrociò le braccia e spostò il peso sull'altra gamba ed ancora una volta i lineamenti del suo viso assunsero un'aria divertita. «So bene cosa fate per i bambini del St. Joseph e vi ringrazio», disse mentre si esibiva in un perfetto inchino. L'uomo si stava burlando di lei! Sophie strinse i pugni lungo i fianchi mentre una ciocca castana le spuntava da sotto il cappuccio.
«Siete ancora più bella quando vi arrabbiate!».
Sophie non si trattenne oltre: «Chi siete? Da quanto tempo mi state spiando?».
«Lungi da me spiarvi, a onor del vero ho sentito parlare di voi proprio al St. Joseph. Per ciò che riguarda chi sono io...». L'uomo fece un profondo respiro e con una velata nota d'amarezza e ironia si presentò.
«Sono chi volete io sia: Jean, Armand, Robert, Etienne, benefattore, amante, leggenda, assassino, malfattore, ma in realtà sono solo un uomo che crede
possa esistere un mondo migliore. Purtroppo c'è anche chi non la pensa come me...». Ad ogni parola si era avvicinato sempre di più a Sophie che rimase affascinata da lui non solo per la maschera che portava, che gli conferiva un'aura di mistero, ma anche perché emanava tristezza. Forse proprio per la sua indole altruista avrebbe voluto conoscere la sua storia, svelarne ogni segreto e dargli conforto. L'uomo ora torreggiava su di lei. I loro visi erano molto vicini. Un sussurro uscì dalle labbra della ragazza che non staccò mai gli occhi da quelli di lui: «Sophie, Sophie Bonguard...», «Contessa de Brienne» terminò lui mentre lei annuiva con un cenno del capo. «Siete bella Sophie». Le accarezzò la guancia con la mano guantata, con delicatezza le alzò il mento.Lei lo lasciò fare, poi le labbra di lui incontrarono quelle morbide ed innocenti di lei. Sophie chiuse gli occhi e si fece accarezzare da quelle labbra virili e calde che le regalarono un brivido lungo la schiena. L'incanto si spezzò quando lui si separò guardandola con occhi carichi di desiderio, da uomo esperto che conosce il senso dell'onore. «Avete pagato il vostro pegno! Permettetemi di scortarvi fino a casa, vorrei sapervi al sicuro». Riluttante all'idea che quel magico momento fosse già finito, Sophie si fece guidare fin dove si trovava il cavallo dell'uomo. Lo stallone nero, grande e imponente, le incuteva timore. Intuendo l'incertezza di lei, l'afferrò per la vita e senza fatica la issò in sella davanti a sé. Cavalcò tra le sue braccia, avvolta dal calore del suo corpo, inebriata dal profumo della sua colonia muschiata e consapevole del suo essere virile. Per lui, un dolce tormento sentire la vicinanza dei loro corpi, consapevolezza accentuata dall'incedere al galoppo dello stallone. Non si era mai sentita così, non era stata mai tanto vicina ad un uomo. Avrebbe voluto che casa sua fosse molto più distante per bearsi di quelle sensazioni del tutto nuove e piacevoli. Arrivati vicino alla dimora dei de Brienne, l'uomo smontò dalla sua cavalcatura. Appoggiò le grandi mani sui morbidi fianchi aiutandola a scendere, indugiando qualche istante più del dovuto. Non era ancora pronto a lasciarla andare. Sophie si scostò e si guardò attorno provando disagio. «Grazie Monsieur, vi devo la vita! Permettetemi una domanda».
«Avanti, dite pure».
«Perché indossate la maschera?». Il volto dell'uomo, nascosto sotto il tessuto, si fece serio: «La maschera è la mia missione e la indosso perché non mi piace attirare l'attenzione, non sono nessuno e tale voglio restare».
«Mi chiedo se ci incontreremo ancora Monsieur». Il pensiero che aveva formulato le sfuggì dalla bocca senza controllo, le gote le si tinsero di rosa e l'uomo rise sommessamente.
«Mi scuso... io, io non volevo essere così sfrontata...». Presa dall'imbarazzo sollevò appena la lunga gonna e scappò verso casa. Con occhi ridenti, lui la seguì. Ci incontreremo ancora, non ne dubito Sophie.
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La Primula Scarlatta
Literatura Feminina"La giovane era rimasta stordita e piacevolmente sconvolta. Adesso sapeva che non avrebbe mai potuto dimenticare quell'uomo. Non avrebbe mai concesso a nessuno di rapire il suo cuore perché, in fondo in fondo, lo aveva già spontaneamente donato a lu...