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Quindici giorni dall'incidente

🌻

× Paulo continua a correre nonostante sia parecchio stanco. Ha finito di allenarsi con la squadra al campo e poi è tornato a casa, è rimasto seduto sul divano per un bel po' senza sapere bene cosa fare, poi, per cercare si focalizzarsi su qualcosa che non fosse la marea impetuosa dei suoi pensieri, ha iniziato ad allenarsi nella sua personale palestra. Sente i muscoli stanchi ma cerca comunque di continuare, più l'idea di smettere si palesa nella sua testa e più corre velocemente sul tapis roulant. Si ferma quando sente il telefono squillare, lo guarda e risponde quando legge il nome della madre sullo schermo.

"Ciao ma', come stai?" Paulo risponde alla videochiamata della madre che, dopo pochi secondi, riesce a connettersi come si deve e a distinguere più nitidamente la figura del figlio.

"Ciao amore mio, sto bene e tu?" sorride, cercando di inquadrarsi bene.

"Tutto ok." sospira mentre poggia l'asciugamano sul tapis roulant.

"Che stai facendo? È la luce o sei sudato da testa a piedi?"

"Sono sudato, mi stavo allenando in casa." risponde.

"Ma non eri uscito qualche minuto fa dagli allenamenti con la squadra? Mi avevi anche mandato un messaggio, perché stai continuando? Dovresti far rilassare i muscoli adesso."

"È ok, ce la faccio." si mostra disinvolto, ma Alicia sa quello che sta succedendo.

"Maddalena mi ha detto che ultimamente ti vede un po' giù e che sei spesso sconnesso dal mondo, questo come me lo spieghi?"

Alle volte odia il bellissimo rapporto che c'è tra sua madre e i genitori di Cecilia. Gli fa piacere che vadano parecchio d'accordo, specialmente Alicia e Maddalena. Sa che la suocera non dice quelle cose alla sua genitrice per male, anzi, è perché vuole che stia bene, ma adesso ha bisogno di scaricare tutta la tensione che ha addosso e l'unico modo per farlo è allenarsi.

"Ho detto anche lei che non è nulla, adesso ho bisogno di sfogarmi in qualche modo, ma sto bene."

"Ma se stai bene per cosa devi sfogarti?"

"Siamo fuori dalla champions e sono passate due settimane dall'incidente, alla faccia del risveglio prossimo." sbuffa, non vuole nemmeno parlarne.

"Paulo, mi avevi promesso che non avrei avuto niente di cui preoccuparmi." gli ricorda e lui sbuffa ancora una volta.

"Credi che io voglia sentirmi oppresso e triste per puro divertimento?"

"Questo è perché ti tieni tutto dentro."

"Sto provando a sfogare la tensione ma non va bene a nessuno perché sennò affatico i muscoli."

"Ci sono tanti altri metodi per sfogare la tensione."

"Io la sfogo in questa maniera." chiude per un momento gli occhi.

Tra madre e figlio cala un profondo silenzio  per qualche istante, passa circa un minuto, poi è la donna a prendere la parola.

"Io.. posso capire come ti senti, Paulo. Ci sono passata con papà ed è ovvio che tu non voglia perdere la tua fidanzata ma lei sta bene. Hai sentito sia Agata che i dottori, hanno tutto sotto controllo e lei sta reagendo bene. Non ha niente che non va."

"Si, tranne un coma." guarda altrove, poggiando sia la schiena che la testa contro il muro.

"Questo non significa niente, lei si sveglierà." insiste, alzando di un'ottava il tono della voce. "Sei stato tu a dire che lei ha la forza necessaria per superare tutto questo, hai detto che poteva farcela perché ha coraggio da vendere. Sei stato tu a dare speranza a Maddalena e Vittorio, ti rendi conto? Non puoi adesso chiuderti in un così profondo pessimismo, in primis per te perché sai anche tu non ti fa bene e poi per loro, per chiunque la stia aspettando. Sono giorni duri per tutti noi che le vogliamo bene, ma pensi che tu sia l'unico a soffrire così tanto? Non è così, Paulo." le parole della madre riempiono la sua testa che, divenuta troppo pesante, si abbassa. "Per quanto riguarda la champions non è mica la fine del mondo, ci sono tante altre opportunità per rifare e rifare meglio. La tua carriera non si ferma ad una partita persa e nemmeno ad una partita vinta, ci sono tante possibilità e riuscirai a coglierle e ad esserne degno. Agisci come se non conoscessi il pallone, quando invece non è così."

"Hai ragione." può solo dire.

"So anche io di avere ragione, scemo di un figlio." accenna un sorriso in sua direzione. "Vai da lei se ti può far stare meglio, andrà tutto bene."

Non se lo fa ripetere due volte, saluta la madre e va a farsi una veloce doccia. Corre fuori con ancora i capelli bagnati e nonostante il vento freddo che cerca di sovrastare con il cappello. Guida fino all'ospedale e arriva davanti a quella stanza che ormai conosce a memoria. Ignora i dettagli e si concentra sulla figura più importante, la sua amata e tanti attesa Cecilia.

"Ciao piccola." sussurra come se avesse paura di svegliarla. "Sono qua." le sue dita sfiorano la pelle del suo viso.

È completamente libera dai lividi o dai graffi, ma non può fare a meno di notare quanto la sua pelle sia un po' pallida e il rossore delle guance è a malapena percettibile.

"Oggi ho perso di nuovo la testa ed è stata mia madre con una lavata di capo a farmi tornare sui miei passi. È da questa mattina che non faccio altro che allenarmi per cercare di portare la testa altrove, ovunque tranne che sui miei problemi. Inutile dire che non ci sono riuscito." poggia la testa sulla sua fronte. "E la verità è che non mi darò pace fino a quando non aprirai gli occhi. Io non ce la faccio più a stare senza di te, ho bisogno di sentirti parlare e di averti con me, nena. Ho bisogno di te." lascia sfiorare le loro labbra, poi bacia le sue, un po' screpolate. "Ti amo da impazzire piccola mia, non hai nemmeno idea di quanto sua forte il mio amore per te. È così surreale, ma tu già sai quanto importante sei per me. Sei tutta la mia vita."

Poggia la testa contro il letto, prendendo la mano tra le sue e giocando con le sue dita. Il respiro di lei sul viso lo tranquillizza e immediatamente si addormenta.

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"Buongiorno amore" / Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora