; dieci ;

593 44 0
                                    

Otto giorni dall'incidente

🌻

× L'acqua scorre perfettamente sul suo corpo. Paulo tiene il viso rivolto verso l'alto e tiene gli occhi chiusi, rilassandosi al sentire l'acqua calda scivolare giù. Solleva le palpebre e prende un respiro profondo, poggiando le mani sul vetro della doccia mentre china la testa e lascia ricadere i capelli bagnati sul viso.

"Paulo." la voce di sua madre unita al leggero rumore dovuto al suo bussare alla porta del bagno lo risvegliano dai suoi pensieri.

"Cosa?" chiede senza nessun tono particolare nella voce.

"Va tutto bene? È da un po' che sei lì dentro." sa anche lei che non va esattamente bene, ma ultimamente il figlio le è sembrato più sereno e tranquillo.

"Si, mi sto sciacquando." mente, prendendo la spugna per iniziare ad insaponare il suo corpo. "5 minuti, mi vesto e sono fuori."

Crede che la domanda della madre sia dovuto al fatto che le serva il bagno, quindi si sbriga ed esce così da poterla fare entrare.

"Asciugati i capelli." dice lei non appena lo vede fuori.

"Puoi entrare." svia il discorso, non avendo voglia di asciugarsi i capelli.

"Mica mi serve il bagno." solleva le spalle mentre sistema alcune tovaglie nel cassetto della cucina.

"No? E perché mi hai chiamato?"

"Non credi che se fossi dovuta andare in bagno sarei andata nell'altro o a quello del piano di sopra?" è come se dovessi ricordargli com'è fatta la casa in cui vive.

"Giusto." annuisce e si da dello stupido per non averci pensato.

"E poi ti ho chiamato perché ci mettevi tanto ed eri terribilmente silenzioso, credevo fossi svenuto." afferma. "La prossima volta non busso nemmeno ed entro, mi hai fatto prendere un colpo."

"E vedermi mentre sono nudo a fare la doccia?"

"Sono tua madre, sono stata io a metterti al mondo e sono abbastanza sicura di sapere come sei fatto." ribatte.

"Non è che sia un grande problema dato che chiudo la porta a chiave." ridacchia mentre si mette in piedi e prendere il contenitore del mate. "Perché credevi che fossi svenuto?"

"Dimmelo tu, Paulo." incrocia le braccia al petto e assume un'espressione severa. "Credi che non senta quando ti alzi la notte e passi ore a guardare la televisione o al cellulare senza dormire?"

Non credeva che sua madre si fosse accorta di questo particolare, era sicuro di non aver dato a veder che fa fatica a dormire.

"Se senti che sono sveglio è perché sei sveglia anche tu."

"Non rigirare la frittata a tuo piacimento e per tua convenienza, Paulo." sbuffa. "Perché non dormi la notte?"

"C'è bisogno che sia io a dirtelo? Non ci arrivi da sola?" poggia i gomiti sul bancone davanti a sé.

"Perché vuoi stare con Ceci?" tenta.

"Anche, ma non è solo questo." passa una mano sul viso. "Non riesco a dormire se so che è lì tutta sola."

"Paulo." lo raggiunge e poggia le mani sulle sue spalle. "Lì lei è controllata e Agata ha fatto sapere che tutti gli infermieri devono trattarla come se fosse loro parente, non le accadrà niente."

"Lo so, ma è diverso se ci sono io lì insieme a lei."

"Ho capito quello che vuoi dire amore mio, ma devi avere pazienza." sistema i capelli bagnati del figlio. "Sai anche tu che lei non vorrebbe vederti così sofferente, hai bisogno di dormire."

"Mi rendo conto che ho bisogno di dormire mamma, ma non è facile. Nemmeno se mi sbattessi la forza contro il muro riuscirei a farlo, l'unica soluzione sarebbe finire come lei, così non ci penso." non bada a quello che dice, lo fa sovrappensiero.

"Non dire nemmeno una cosa del genere, sei pazzo?" lo rimprovera Alicia, schiaffeggiando leggermente il suo braccio.

Si allontana dal figlio che la osserva mentre va a sedersi sul divano e inizia a fare quei gesti che esegue sempre quando è nervosa. Prende un respiro profondo e poi va verso di lei, affiancandola.

"Mamma." la chiama. "Non dicevo sul serio, ho parlato senza pensare."

"Non sono cose che si dicono così alla leggera, stupido." poggia la testa contro la sua spalla. "Credi che il coma sia una cosa da niente? Sai almeno che è la conseguenza di danni al cervello?"

"Si, lo so." la abbraccia. "Non avrei dovuto dirlo così come se niente fosse, tranquilla."

"Mh." mugola contro il petto del figlio, calmandosi radicalmente. "Se ti dico quelle cose è perché voglio il tuo bene."

"Lo so." si limita a dire.

"Io tra poco vado via Paulo, torno in Argentina ma ho bisogno di sapere che tu stai bene o sarò io a non dormire la notte perché so che sei qui tutto da solo e mentre sei poco tranquillo." incornicia il viso del figlio con le mani. "Ho bisogno di sapere che mio figlio dorme e mangia regolarmente, anche perché ha la fortuna di potersi permettere il cibo e un letto su cui dormire, una cosa che non è da tutti purtroppo."

Si sente un po' in colpa al sentire le ultime parole della madre, ma sa che ha ragione.

"Ho capito." annuisce. "Parlerò con il mio dottore e gli chiederò se ci siano rimedi per l'ansia o per farmi dormire, così non dovrai passare le notti in bianco anche tu." la butta sul ridere.

"Ecco, finalmente dici una cosa sensata oggi." lascia un bacio sulla fronte del suo piccolo Paulo, poi si mette in piedi.

"Dove vai?"

"A preparare qualcosa da mangiare, oggi mangi tutto e senza fare storie."

"Non parlarmi come se fossi un bambino." finge di essere infastidito.

"Sono tua madre posso parlarti come diavolo mi pare." lo guarda mentre anche lui si mette in piedi.

Viene avvolta dalle braccia del figlio e sorride a quel contatto.

"TI voglio bene, mamma." sussurra.

"Anche io te ne voglio tesoro, tanto tanto, più di quanto tu possa solo immaginare." ribatte, poi si stacca da lui. "E adesso fila ad asciugare questi capelli." ride mentre gli da una spinta sulle spalle, facendolo sorridere a sua volta mentre entra si nuovo in bagno per accontentarla.

. . .

"Buongiorno amore" / Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora