; diciannove ;

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Diciassette giorni dall'incidente

🌻

× Quando Paulo apre gli occhi prova addosso una grande sensazione di benessere. Si sente molto riposato senza contare che la sua schiena lo starebbe già ringraziando se potesse parlare dato che quella poltrona, una di quelle affiliate alle persone anziane o a pazienti particolari, è davvero molto comoda.

"Si sta così bene." mormora mentre si stropiccia un occhio, come se fosse un bambino.

Prova immediatamente una sensazione di calore alla mano e quando si volta sorride teneramente. Si sporge in direzione della ragazza e poggia una mano sulla sua guancia, quella con cui teneva la sua, invece, la usa per accarezzarle il contorno delle labbra.

"Buongiorno amore mio." le lascia un bacio a stampo, poi un altro sulla punta del naso. "Oggi è una bellissima giornata."

Non ha idea se dal punto di vista metereologico sia così perché le tapparelle sono abbassate ma per lui è un buongiorno perché si è potuto svegliare accanto a lei.

"Scusa se ti interrompo love bird, sono venuta a portarti la colazione e a cambiare la flebo di Cecilia." Agata interrompe il loro momento romantico.

"Buingiorno." ne approfitta per stiracchiarsi. "Grazie."

"Prego ma non ti ci prendere l'abitudine, 'sta notte dormi a casa tua."

"Non posso rimanere?"

"Almeno alterna le notti, Paulo." sospira e lui annuisce anche se con riluttanza.

Vorrebbe stare lì con lei ogni sera ma sa che non può fare altrimenti, anche perché è grazie ad Agata se è stato qui la notte precedente e non vuole perdere la possibilità di farlo, anche se significa farlo ogni tanto e non sempre.

"Come vuoi." dice dunque.

"Non ci credo." si volta in sua direzione. "Tu Paulo Dybala, testone per eccellenza, mi stai dicendo che farai come dico e voglio io senza opporre un minino di resistenza o senza cercare di dissuadermi in alcun modo?"

"Se lo facessi non mi faresti nemmeno entrare in ospedale, quindi o ti assecondo o ti assecondo." alza le spalle.

"Ah, quindi non è per buon senso. Sembrava troppo bello per essere vero, tu non ascolti mai nessuno."

"Non è vero." ribatte, ricevendo un'occhiata torva da parte dell'amica che sembra volergli ricordare tutte le volte in cui ha fatto di testa sua. "Ok si, ma solo da quando è iniziata tutta questa assurda situazione con Cecilia e il coma." ammette poco dopo.

"L'amore rende le persone irresponsabili e la preoccupazione anche, ma nel tuo caso non comprendo il tuo fregartene di quello che ti dicono gli altri. Ti abbiamo detto che non corre nessun pericolo, che gli esami stanno avendo risultati positivi su risultati positivi, ha anche stretto la tua mano, probabilmente perché non ti sopporta più nemmeno lei, eppure continui a non tranquillizzarti. O meglio, lo hai fatto per qualche tempo ma la favola è durata poco."

Non ha nemmeno lui idea di come spiegare quello che gli passa per la testa. Sente solo il bisogno di stare con Cecilia, senza se e senza ma.

"È che voglio starle vicino." prova a dire a parole quello che prova. "È così quando si ama una persona, non vorresti staccarti mai da lei."

"Ma quando parti per la trasferta o in nazionale ti stacchi da lei."

"È diverso quando sai che l'altra persona sta bene. È vero, mi avete detto che lei non ha nulla che non va e che sta reagendo bene, ma non posso fare a meno di pensare che sia sola, ovunque si trovi con la testa. Per quanto mi riguarda potrebbe anche essere spaventata e preoccupata, ma sento che se le sto vicino si rassicura un po'." le riprende di nuovo la mano e ne accarezza il dorso con il pollice.

"Capisco cosa vuoi dire Paulo e non sei nemmeno l'unico a pensarla così, ma tu conosci Cecilia meglio di me e sai che è una tosta." prova a rassicurarlo, anche se sa già che servirà a poco. "A lei niente fa davvero paura."

Nonostante lo sappia, Paulo ha comunque paura di lasciare il fianco di Cecilia. Ha paura che potrebbe accadere qualcosa di terribile e che lui non sia lì per fare qualcosa, anche se non saprebbe esattamente cosa sarebbe giusto fare in questi casi.

"Io la amo troppo, non riesco a lasciarla." sospira, poi scuote la testa. "La amo da morire e il sol pensiero che sia qui da sola e che possa accadere qualcosa di terribile mi uccide."

"Accadere qualcosa di terribile? Siamo in un ospedale Paulo e senza offesa, ma credo che noi sapremmo aiutarla meglio di quanto non riusciresti tu se dovesse davvero succedere qualcosa o se si sentisse male."

"Lo so, ma voglio fare la mia parte e la mia parte è quella di starle accanto, facendole capire che non c'è momento in cui sia sola. È già difficile andare agli allenamenti o alle partite senza di lei."

"Ma è il tuo lavoro e sai anche tu quanto lei ci tenga a sapere che stai facendo bene, quindi è tuo dovere continuare con la tua passione anche per lei."

"Lo sto facendo infatti, non dico di non volerlo o doverlo fare, ma che non è facile e dico sul serio." sospira e passa una mano sul ciuffo spettinato. "Se lei si sentisse male, tu sapresti sul serio cosa fare, mentre io no. È frustrante sapere che non posso fare nulla di concreto per lei al momento, per questo voglio starle accanto. Non mi sembra di chiedere il mondo a nessuno."

Agata sospira, sapendo che non sarà di certo a lei a fargli cambiare idea in questo momento; non perché non voglia, ma perché Paulo è testardo e difficilmente cambierà il suo modo di pensare al momento.

"Bene, come vuoi, ma resta pur sempre il fatto che non starai qui tutte le notti. Questo non posso farlo, non dipende da me."

"Lo avevo intuito." risponde, accennando lei un piccolo sorriso. "Grazie comunque."

"Di nulla." risponde e poi se ne va, lasciando i due da soli.

Forse stare con lei è quello che più gli serve al momento.

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"Buongiorno amore" / Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora