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Venti giorni dall'incidente

🌻

× Dire a Paulo la verità riguardo alla visita di Nancy è stato parecchio complicato dato che lui pretendeva la verità ma Agata, invece, voleva solo che ci fosse tranquillità. Alla fine ha saputo tutto ed ha deciso, dopo una lunga riflessione, di stare a sentire cosa vuole Nancy e chiudere definitivamente questa parentesi della loro vita. Maddalena ha insistito per andare insieme a lui come la scorsa volta, ma l'ha vista fragile e le ha detto che se la sarebbe cavata benissimo anche da solo. Ha chiesto aiuto a Laura allora, di far sapere a Nancy che era disposto ad ascoltare le sue parole ma non in ospedale. Non le avrebbe mai permesso di avvicinarsi ancora a Cecilia, mai e poi mai. In un posto tranquillo e lontano da occhi indiscreti che si sarebbero potuti fare l'idea sbagliata, proprio all'interno dell'ufficio in cui le ha detto chiaramente di restituire l'anello che aveva rubato alla sua proprietaria. Bussa una sola volta alla porta per avvisarla che sta per entrare, non aspetta risposta e abbassa la maniglia, vedendola intenta a sistemarsi i capelli mentre si stampa un sorriso finto in viso.

"Questa volta non hai la maschera?" domanda.

"L'ha già fatta Agata questa bellissima battuta." ironizza, facendo lui cenno di sedersi.

"Non c'è bisogno che io prenda posto, non ho intenzione di dilungarmi, ti do 5 minuti per dirmi cosa vuoi da me." va dritto al sodo, senza convenevoli.

"Tua.. tua suocera mi ha umiliata in ospedale e mi ha dato della ladra."

"Con quale altro nome dovrebbe chiamare una persona che ha rubato un anello a sua figlia?" appoggia la schiena contro il muro e ride al vederla infastidita. "Quando hai elaborato il tuo piano non hai pensato al fatto che una cosa del genere potesse accadere?"

"Basta, non è di quello stupido anello che voglio parlare." sospira mentre abbassa la testa.

"E allora di cosa?" il suo tono è più tranquillo.

Nancy alza di nuovo il capo con fare speranzoso, sorride e poi si mette in piedi, spostando con la mano destra la sedia.

"Io.. lavoro qui da un bel po', all'inizio credevo che mi piacesse questo lavoro ma poi mi sono resa conto di quanto fosse noioso e alla fine ho continuato per abitudine e per impiegare il tempo in modo produttivo." accarezza il mobile su cui spiccano alcune sue foto. "Ma io non avrei bisogno di lavorare."

"Già, ma non capisco comunque cosa c'entri con me la storia della tua vita." incrocia le braccia al petto.

"Quando pensavo di andarmene, è arrivata una nuova ragazza ai colloqui ed è stata subito presa dal nostro capo che è molto severo. In una sola settimana si è fatta un nome qui dentro nonostante fosse ancora inesperta."

"Stai parlando di Cecilia?"

"Si, di lei." annuisce. "Non siamo mai state molto amiche, nemmeno mi è mai interessato in realtà e le rivolgevo la parola per mantenere una facciata da brava e buona collega che vuole andare d'accordo con tutti, è anche per questo che sono andata a trovarla in ospedale."

"E perché a me stai dicendo la verità?"

"Fammi finire." prende un respiro profondo. "La verità è che farei di tutto pur di mandare Cecilia fuori di qui. Non ha niente, è una misera donna qualunque dall'energia infinita e la voglia di sorridere immensa che mi da sui nervi che è riuscita a farsi un nome per pura fortuna e che, in un modo o nell'altro, è riuscita ad avere quello che volevo io." stringe la scrivania su cui è poggiata. "Lei aveva appena iniziato a lavorare qui quando tu ti sei presentato in questo dannato edificio per questioni tue e l'hai conosciuta anche al di fuori di queste mura, ci hai parlato, te ne sei innamorato e tramite amicizie comuni sei riuscito a vederla ancora, ancora ed ancora fino al giorno in cui non vi siete messi insieme." le sue mani quasi tremano per la rabbia.

"Quello che accade tra me e la mia ragazza non credo siano affari tuoi." ribatte senza pensarci due volte.

"Ma io avevo già gli occhi puntati su di te, dicevano tutti che ti avrei conquistato sicuramente e che saresti stato mio, invece scopro che ti sei accontentato del ripiego."

Paulo chiude gli occhi e cerca di calmare il suo spirito che vuol suggerirgli di metterla a suo posto tramite l'uso spropositato della voce.

"E quindi?" solleva le palpebre e la osserva mentre si avvicina alla sua figura.

"Tu ed io siamo fatti per stare insieme, Paulo." poggia le mani sul suo petto. "Io ho una famiglia ricca, potresti unirti a noi e diverremmo la coppia più famosa di tutta Torino, anzi che dico di Torino, di tutta l'Italia e forse anche del mondo intero. Potremmo fare grandi cosa io e te se solo stessimo insieme."

"E di Cecilia che dici?"

"Lasciala, toglile quell'anello e dallo a me." nutre uno sguardo speranzoso. "Se lei morisse, non dovresti più preoccuparti di lei."

Quelle parole fungono da goccia che fa traboccare il vaso. L'argentino poggia le mani sulle spalle della donna e la allontana da sé, facendola restare male.

"Ok, tempo scaduto." inizia. "Sono rimasto qui ad ascoltare le tue lunghe e colossali cazzate, adesso basta. Tu non stai bene con il cervello quindi vai a trovare qualcuno di bravo e fatti curare all'istante. Non parlare mai più come se la vita di Cecilia fosse in mano tua e non ti azzardare a mettere ancora piede in quell'ospedale perché non voglio più vederti in tutta la mia vita, devi lasciarci stare una buona volta per tutte." apre la porta e la sbatte con forza, andando via da quel posto.

Non può credere alle parole che ha sentito, non può credere che per gelosia si sia approfittata di Cecilia e che abbia addirittura desiderato che si togliesse dai piedi, che morisse, per avere il proprio lieto fine. Lieto fine che non ci sarà mai, lieto fine che Paulo non vuole con nessuno che non sia la sua attuale fidanzata.

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"Buongiorno amore" / Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora