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Ventinove giorni dall'incidente

🌻

× Paulo scende dall'auto mentre passa una mano sul viso, prende l'ascensore e poggia la testa contro di esso mentre chiude gli occhi, sussultando quando sente il rumore acuto che indica lui di essere arrivato al piano desiderato. Cammina verso il box.

"Paulo Dybala." mormora all'infermiera che è lì per il suo turno, poggiando il documento davanti a lei.

"Signore è sicuro di sentirsi bene?" gli chiede, notando quanto sembri disperso.

"Alla grande." sorride per tranquillizzarla.

"Ok, può riprendersi il documento e andare." lo congeda e manda un collega a cercare Agata.

Il silenzio regna sovrano in quella stanza, come sempre. Quel che fa rumore, oltre alle macchine mediche, è il flusso pensieroso di Paulo che stringe la mano della fidanzata, priva di sensi, stesa su un lettino d'ospedale.

I lividi non le coprono più il viso e, ai suoi occhi, sembra finalmente avere un aspetto sereno, come se stesse solo dormendo. Vuole credere che sia così, che stia solo dormendo. Alla fine non è tanto lontano dalla realtà, anche se il coma non è esattamente un sonnellino di salute.

"Paulo che fai qui?" l'infermiera entra nella stanza, osservandolo mentre se ne sta quasi steso sul letto. "Ma sei vivo?"

"Non urlare." risponde infastidito dal suo tono alto di voce.

"Hai una faccia stravolta." si avvicina a lui e poggia una mano sotto il suo mento per osservare chiaramente il suo viso. "Hai passato un'altra notte in bianco?"

"Agata lasciami stare." sbuffa mentre guarda la figura stesa sul letto.

Per quanto bello sia stato il momento con Lautaro e Dolores la notte precedente, non è comunque riuscito a prendere sonno e, fatte le otto, è dovuto correre agli allenamenti, poi alle riunioni della squadra, fermarsi a parlare con alcune cose della dirigenza e confrontarsi poi con il suo manager. Adesso sono solo le nove di sera ma è stravolto oltre che ad essere stanco morto.

"Ti rendi conto che così non risolvi la situazione?" tuona severa, poggiando una mano sul materasso. "Credi che lei vorrebbe questo?"

"Non iniziare a dire queste cose." La guarda storto, non riuscendo a sopportare altre chiacchiere.

Sente che la sua testa sia così piena da essere sul punto di scoppiare se solo assimilasse anche solo un'altra parola.
La donna prende un respiro profondo. Con la divisa da infermiera che ha indosso ha visto mille volte ragazzi e ragazze piangere i propri amati, cancellare sé stessi per dedicarsi a loro o cancellare chi si amava per recuperare il proprio spirito. Paulo, il suo, lo ha legato a quello di Cecilia già prima dell'incidente.

"Io capisco che sia difficile, comprendo che per te vedere Cecilia sdraiata qui sia straziante, ma capisci che non sei l'unico a soffrire? Devi essere forte anche per i suoi genitori e per te stesso. Cecilia è ancora una mia cara amica e sapere che non posso fare niente per aiutarla mi fa male, ma sto cercando di mostrarmi tranquilla perché so che non hanno bisogno di vedere una faccia dal sonno mancato e la preoccupazione tangibile." le sembra di parlare ad un bambino, di ripetere sempre le stesse cose.

E a lui sembra di pensare sempre alle solite cose. Sa che ha ragione, per questo passa una mano sul viso e cerca di tranquillizzarsi.

"Quando saranno qui?" domanda, sospirando.

"Domattina, come sempre ." si guarda intorno, poi si alza e si avvicina alla porta. "Perché non hai dormito 'sta notte?"

"Cercavo le stelle, ma non le ho trovate." risponde ma sa già che non capirà, anzi, Agata interpreta quella risposta come l'ennesima prova che ha solo bisogno di dormire.

"Se ti fa stare sereno restare con lei, allora fallo. Dormi qui insieme a lei, fa' quello che ti pare ma perfavore datti una controllata perché sembri un morto che cammina."

Forse parlare di morti non è proprio stata una genialata, ma richiude comunque la porta alle sue spalle quando esce e Paulo sospira, volgendo un'altra volta lo sguardo in direzione di Cecilia, allungando un braccio per accarezzarle la guancia.

"Non hai idea di quanto mi manchi." mormora. "Vorrei solo guardarti un'altra volta negli occhi, dirti che ti amo e vivere con te ogni giorno della mia vita."

Avvicina la sedia al petto e poggia poi la testa contro la sua spalla, chiude gli occhi e le accarezza le dita mentre nella sua testa iniziano a farsi spazio tutto quello che è successo nell'ultimo mese. Dall'incidente, alle discussioni con tutte, l'anello, la decisione di sposarla, Nancy e tutto il resto. Sono successe una quantità infinite di cose, eventi che gli toccherà raccontarle non appena si sveglierà e si chiederà cosa si sia persa.

Alle volte basta la presenza di qualcuno per sentirsi meglio, basta un solo gesto e una giornata intera potrebbe subire una svolta, sta a chi compie questo piccolo atto scegliere se in positivo o in negativo. Gli esseri umani sono fatti per vivere insieme, per creare interazioni tra di loro, da soli non saranno mai completi. È un po' come il mito degli androgini di cui parla Platone nel suo Simposio: si dice che una volta gli uomini avessero due teste, quattro gambe e quattro braccia e che fossero suddivisi in tre categorie: uomo-uomo, donna-donna e uomo-donna. Si sentivano così forti e perfetti da sfidare gli dei e Zeus, per punirli, con un fulmine li separò tutti e il mito dice dunque che ogni uomo vaga infelice sulla Terra alla ricerca della propria anima gemella, della loro metà.

Per questo basta un gesto.

Lui crede di averla trovata già molto tempo la sua anima gemella, sa chi è e non è più costretto a vagare tristemente per ricercarla. È come se adesso Zeus, Dio, o chi per loro, lo stia mettendo davanti ad una dura prova, quella di dimostrare che non ha errato e che ha trovato davvero la parte mancante di lui.

Per questo basta poco.

Ha sopportato ventinove giorni passati a chiedere quando tutto questo sarebbe finito con la promessa che sarebbe durato poco, che non avrebbero avuto memoria di quanto successo. È un po' come la fatica del lavoro, ti scuote, non vedi l'ora che finisca ma sai che dietro ad esso c'è qualcosa che ti anima a farlo.

Per questo, alle volte, basta una carezza. Una carezza capace di spezzare gli incubi più tetri e il buio più profondo alla mattina, quando ti svegli, e ti rendi conto che c'è qualcuno accanto a te.

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"Buongiorno amore" / Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora