Creta era battuta dal vento. Sulla scalinata del palazzo di Cnosso, Apollo avvertiva l'odore salmastro del mare che si trovava a circa trentatré stadi di distanza. Gli piaceva, quasi più del profumo della vegetazione che ammantava l'isola, del profumo insistente dei narcisi e quello resinoso degli abeti e dei cipressi. Forse perché su un'isola era nato e il primo odore che aveva invaso le sue narici era stato, prima ancora che quello dolce del seno bianco di sua madre, la salsedine delle onde che si arricciavano spumose sulle coste di Deli.
Strinse i pugni, e ricacciò un moto di irritazione che lo coglieva sempre quando ripensava alla sorte di Leto, costretta a vagare a lungo con i figli in grembo prima di trovare un posto che l'accogliesse. La dea Era l'aveva condannata a non poter partorire sulla terraferma, e la sua salvezza era stata proprio Delo, territorio appena nato che non si era ancora ancorato alla terra, che non era ancora né isola né continente. Il rumore delle onde era stato il primo suono del mondo esterno che aveva colpito le sue orecchie divine, insieme al grido lacerante di sua madre che lo spingeva fuori dal suo ventre. Poi erano venuti gli occhi di miele di sua sorella, la vegetazione soffice che lo aveva accolto, il viso ancora provato dal dolore di Leto. Forse per questo sentiva di doverla proteggere dopo le sofferenze che l'amore le aveva inferto.
La luce di un mattino limpido scivolava sulle colonne di porfido che segnavano l'ingresso nel palazzo. Apollo non aveva bisogno di presentazioni, così come non ne aveva bisogno sua sorella che gli camminava accanto, con passo agile e nervoso.
«Sapevo che sarebbe finita così», disse Artemide.
Apollo trattenne un sorriso di soddisfazione. Non si era pentito di aver squarciato la carne e la pelle di Pitone, nonostante sentisse sulla testa il peso della punizione di Gea. «Non ti ho chiesto di accompagnarmi».
«Devo assicurarmi che tu non faccia altri danni. Avresti almeno potuto aspettare la luna calante per ucciderlo».
«Per condividere la mia sorte con Ecate? No, sorellina, tu sei una compagnia più piacevole».
Dalle labbra rosee di lei uscì uno sbuffo di frustrazione, ma non disse nulla.
I loro passi riecheggiarono sui pavimenti di pietra fino a quando non entrarono in una sala di marmo da cui si intravedeva il cortile. Sulle pareti brillavano affreschi dai colori ricchi, rossi e azzurri intensi, raffigurati animali e scene di caccia o di ginnastica. Dal colonnato che dava sull'esterno oltre al cortile si intravedevano altri piani e terrazze. Dovevano esserci migliaia di stanze in quella struttura che gli ricordava un labirinto più che un palazzo.
«Benvenuti», disse un uomo dalla voce stentorea, seduto su un sedile di pietra, stranamente più modesto rispetto al resto della sala.
Apollo conosceva Minosse, il re di Creta, sposato con Pasifae. Era esattamente come lo ricordava: la corporatura massiccia, la carnagione olivastra, i capelli e la barba scura, gli occhi mobili e sospettosi. Gli fecero venire in mente quelli di Efesto, sempre pronti a cogliere un segno dell'infedeltà di sua moglie. La fama di Pasifae, in fondo, non era tanto diversa da quella di Afrodite.
«Non ci tratterremo molto. Cerchiamo un sacerdote». Apollo lo fissò negli occhi fino a quando l'altro non abbassò lo sguardo.
Stupido.
Non gli era bastato indispettire Poseidone quando aveva deciso di tenersi per sé il bellissimo toro bianco che avrebbe dovuto sacrificare al dio degli abissi? La sua superbia aveva scatenato la vendetta del dio che, implacabile, aveva spinto Pasifae tra le braccia del toro. Dall'unione mostruosa era nato il Minotauro, che per la vergogna il re aveva rinchiuso in un labirinto.
Minosse si schiarì la gola. «Abbiamo i migliori, tutto quello che desiderate...»
«No», lo interruppe Apollo. «Voglio un sacerdote che non sia a Cnosso». Sentì Artemide sbuffare. Era la seconda volta che cambiava le carte in tavola e sua sorella ne aveva abbastanza.
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Sulle labbra di Apollo (gay themed)
RomanceCOMPLETA SU WATTPAD Prima della guerra di Troia. Prima di Achille e Patroclo. Prima che Zefiro fosse il vento dolce della primavera. Erano Apollo e Giacinto. Apollo è il dio della luce, delle arti, della profezia e della guarigione. La testimonianz...