Capitolo 21 Il vero mostro

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VEICHT

Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato: Halloween.

Insopportabile.

Siamo tutti nevrotici, chi più chi meno, per questa maledetta festa, durante la quale la maggior parte delle persone va in giro travestita... beh, da noi!

Ma non sanno un cazzo di che cosa significhi. Li farei vivere un giorno nella mia pelle, un giorno con la sete alle calcagna e l'istinto omicida pronto a venire fuori alla prima parola storta del più audace fra i cretini.

A proposito di cretini, ce ne sono quattro, in particolare, che mi irritano. Travestiti, da una patetica imitazione dei vampiri, salgono sul palco del pub e iniziano a suonare. La bestiolina è con loro, e il suo di travestimento ha – metaforicamente – fatto venire un infarto a Michey.

Sì, perché il gruppo, ha avuto la brillante idea di inscenare quattro vampiri assetati e la loro povera vittima.

Se solo sapessero quanto sia inquietante questa loro decisione...

Stavo parlando con Michey, ed ero in procinto di uscire, quando Ratri è scesa dalle scale con quel vestitino corto e aderente bianco.

Ma è stato il trucco sul collo: due puntini neri enfatizzati da sfumature rosse e violacee a creare una sorta di ematoma, disegnati con estrema accuratezza – non troppa perché per amore di precisione avrebbe dovuto farseli sulla carotide o sulla giugulare – che ha fatto in modo che io e Michey rimanessimo interdetti.

Era ovvio che fosse mascherata, ma il caro nonnino si è portato una mano al petto per lo sconcerto.

Drammatico, come sempre.

Io ero quasi divertito e avrei volentieri commentato, ma come ovvio che sia, dopo quello che le ho detto, la bestiolina non mi rivolge la parola. E come potrebbe? Ho attinto dal mio lato più maligno e stronzo, nel dedicarle quella frase infelice. Perciò mi sono limitato a guardarla, ignorarla e lasciare che prendesse il cappotto, per poi vederla sparire dietro la porta.

E ora eccomi qui, al bancone del bar, intento a guardarla nella sua esibizione. Splendida, come sempre, ha qualcosa in più: la rabbia. La percepisco nel suo sguardo, nelle occhiate rancorose che mi lancia – inconsapevole che io le riesca a vedere come se l'avessi a un palmo da me – mentre canta:

«Psycho Killer,
Qu'est-ce que c'est?
Fa-fa-fa-fa, fa-fa-fa-fa-fa-fa, better
Run, run, run, run, run, run, run away»

Sorrido. In effetti, mi guarda come se volesse ammazzarmi, ma killer non è lei tra i due. Se solo fosse a conoscenza di tutta la verità, non la canterebbe con tanta leggerezza. Penso a tutte le volte in cui mi ha additato come psicopatico, forse mi ci comporto, è vero, ma non lo sono affatto: sono molto più pericoloso di un semplice pazzo fuori di senno.

Ratri, invece, è l'esatta rappresentazione del suo travestimento. La osservo ancora e più attentamente. Voglio imprimere nella mente quest'immagine di lei. Il vestito bianco che svolazza a ogni suo movimento e le aderisce al corpo, quel corpo su cui vorrei posare le mani nella realtà. Per enfatizzare il suo ruolo di vittima indifesa, canta scalza. Si avvicina a Sam e inscena una sorta di flirt tra il vampiro e la bella innocente.

Non so se mi da più fastidio il cliché del cazzo, oppure il fatto che quel cliché avrei dovuto farlo io... avremmo dovuto essere noi!

Sbarro gli occhi per il mio stesso pensiero e mi volto.

Cazzo! Così non va!

Cerco di distrarmi, di posare gli occhi su qualcos'altro che non sia la bestiolina. Alla mia destra, qualche sgabello più in là, Alanora attorciglia uno dei suoi riccioli intorno all'indice, mentre con sguardo sognante e aria civettuola, conversa con mio fratello e mette in atto –quella che credo essere – un patetico tentativo di seduzione. Pare funzionare perché, Blazej, sorride inebetito. Gomito sul bancone e testa appoggiata sulla mano, pende dalle labbra della strega.

Non ti lascerò cadere (Prima Stesura)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora