Capitolo 13 Amicizie consolidate (Parte seconda)

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RATRI

Salutata Alanora e arrivata davanti alla villa, noto che la macchina di Blazej non c'è. Qualcosa dentro di me mi dice che è a rimuginare sulla nostra chiacchierata, e sopratutto su Alanora, da qualche parte da solo.

Sospiro, quel ragazzo mi suscita davvero tanta tenerezza.

Eppure, quando si è trattato di mostrarsi risoluto lo ha fatto. Se non fosse stato per lui forse non mi sarei mai iscritta all'università, è riuscito a convincermi. Beh, anche Veicht ha contribuito, in maniera diversa, però lo ha fatto. In ogni caso Blazej mi aiuta in tutto e io mi sento in dovere di ricambiare almeno in parte il favore. Ma come?

Di certo lui non ha bisogno di aiuti con lo studio. Beh, potrei offrirmi di pulirli la camera, che tra l'altro sarebbe anche il mio pseudo-lavoro, ma l'ultima volta che ho provato a mettere piede nella sua stanza, mi ha cacciata.

Oltre a essere pulita e in perfetto ordine c'era il cavalletto con un quadro appeso, lo doveva completare e, come ogni artista, se il dipinto non è completo è restio a mostrarlo.

«Ti metteresti a curiosare.» Mi ha detto con un bel sorriso in faccia mentre mi spingeva con delicatezza fuori dalla porta.

Beh, aveva ragione. Non avrei resistito alla curiosità e di sicuro avrei dato una piccola sbirciata, anche perchè so che avrei visto qualcosa di incompleto, ma di straordinario.

Il suoi dipinti...

EUREKA!

Mi è appena venuto un lampo di genio, in realtà non sono sicura al cento per cento che sia una buona idea, però mi sembra il modo più adeguato per ricambiare e forse aiutare quel ragazzo a sentirsi più sicuro di sé stesso.

Entro in casa invasa dall'entusiasmo per la mia idea geniale, ma subito mi rendo conto che senza un aiuto concreto non riuscirei a fare proprio niente.

Sposto lo sguardo verso lo studio di Michey, la porta è chiusa e un po' mi scoccia disturbarlo, ma non ho scelta. Lui è l'unico che può aiutarmi.

Mi avvicino cauta e busso con delicatezza. La sua voce calda e accogliente mi invita a entrare.

Apro la porta e lo trovo seduto sulla poltrona, un libro di piccole dimensioni nella sua mano sinistra, le gambe accavallate e i capelli che gli cadono in maniera armoniosa davanti al viso.

Non appena mi vede raddrizza le spalle e mi regala un sorriso sincero.

«Ratri, cara, vieni accomodati pure.»
I suoi modi sono sempre così educati, quasi regali che ancora fatico a farci l'abitudine. Faccio qualche passo mentre Michey posa il libro sul tavolino di fronte alla poltrona e poi con un gesto armonico della mano mi indica il divanetto di fronte a lui.

Mi accomodo e mi guardo intorno. Le luci soffuse delle applique unite al profumo legnoso e speziato di un bastoncino d'incenso messo a bruciare, rendono l'atmosfera suggestiva oltre a infondere un senso di pace e tranquillità. Capisco bene perchè Michey passi tanto tempo qui da solo.

«Ti ho disturbato?» Indico con l'indice il piccolo libricino che teneva in mano poco fa. Non riesco a leggerne il titolo, ma deve essere una lettura particolare. La copertina rigida è di un marrone molto scuro decorata con intarsi, ma non riesco a distinguere bene ciò che rappresentano in quanto mi sembra un po' rovinato. Dev'essere un libro vecchiotto, forse un altro cimelio di famiglia come i suoi anelli.

«No, si certo. Non è una nuova lettura, ma dimmi, cosa ti porta qui da me?»

Come al solito devo fare appello al mio buon senso e la mia educazione per non ridere, perciò cervo di non guardarlo in faccia e vado subito al sodo. Beh, non proprio. Prima voglio chiedergli qualche informazione in più riguardo suo fratello e poi spiegargli la mia idea.

Non ti lascerò cadere (Prima Stesura)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora