Capitolo 21 Il vero mostro (Parte terza)

216 26 150
                                    

VEICHT

Guidare con un cadavere accanto è snervante, specie se l'auto di tale cadavere è un catorcio che non fa più di settanta chilometri orari senza che il motore soffra e chieda pietà in uno stridio fastidioso.

Razza di coglione!

Sbuffo, nonostante sia inutile. Non ho fiato e imprecare contro al morto non renderà quest'auto più prestante.

Devo raggiungere la parte più alta della città. Da lì mi getterò con l'auto nel vuoto; un piano perfetto per inscenare un incidente. Spero solo di non incontrare pattuglie. Non che ad Aima girino spesso, è la classica cittadina tranquilla dove si conoscono tutti e non succede mai niente, tuttavia, se il mal capitato agente dovesse fermarmi, questa sera dovrei inscenare ben due incidenti e non uno.

E sarebbe troppo sospetto...

Senza considerare che l'agente avrebbe solo fatto il suo lavoro, sarebbe un innocente con la sfortuna nera di aver trovato un killer seriale sul suo cammino. Tutto questo porterebbe a ulteriori sensi di colpa e... bla bla bla, troppi problemi.

Sono più nevrotico del solito e esaltato allo stesso tempo. Mi è entrata in circolo una quantità smodata di sangue umano e, senza il peso del rimorso, questo mi rende euforico.

Il cielo si è scurito ed è in arrivo un forte acquazzone.

Meglio, questo perorerà meglio l'ipotesi "incidente".

Quest'auto, per com'è ridotta, è facile perda aderenza nelle curve se il terreno è bagnato.

Arrivato alle prime curve che costeggiano l'altura che porta allo spiazzo da cui si vede tutta Aima, mi accendo una sigaretta e attivo lo stereo. Guido con il gomito poggiato sul finestrino e mi rilasso, mentre ascolto quello che viene trasmesso alla radio. Un blues anni quaranta mi accompagna in questa folle missione e il piede affonda nell'acceleratore a voler seguire il ritmo della canzone che diventa più frizzante.

Non conosco le parole, ma improvviso un testo macabro sull'omicidio appena commesso, mentre scuoto la testa e canto a squarcia gola. L'estasi cresce a ogni miglio che mi separa dal punto in cui effettuerò il salto. Adrenalina pura, quella, per fortuna, riesco ancora a sentirla nonostante sia morto. Ma niente è paragonabile all'orgasmica sensazione del sangue umano. Anche se quello che bramo sono certo mi darebbe un'estasi maggiore.

Anche a lei...

Ed è questo vile e perverso pensiero che mi passa per la testa nel momento stesso un cui l'auto esce dalla carreggiata e precipita nel vuoto. Chiudo gli occhi per bearmi di quest'istante, l'ultimo in cui sarò me stesso e darò voce ai miei pensieri più nascosti.

E, poco prima che la macchina cada al suolo, torno lucido. In una manciata di secondi sposto il corpo dal sedile del passeggero a quel del guidatore, gli allaccio la cintura e gli sistemo le dite - rotte - intorno al volante. Deve sembrare che se le sia spezzate nella caduta, qualora rimanga qualcosa del cadavere e la scientifica lo analizzi, ma ne dubito.

Farò in modo che non rimanga niente...

Poco prima dell'impatto, esco dall'abitacolo e mi godo la scena: l'auto sbatte dapprima la parte anteriore per poi catapultarsi in rumoroso fracasso e finire sottosopra nella radura sottostante al dirupo. Esplode all'istante e il boato riecheggia nella vallata.

«Boom!» Grido e rido, mentre mi avvicino per osservare meglio l'uomo all'interno carbonizzato e racchiuso in quello che è il suo personale inferno.

Mi chiedo come sarebbe stato bruciarlo vivo, o immergerlo in una vasca con sale e limone dopo averlo scuoiato. Sono stato troppo magnanimo, avrei potuto divertirmi molto di più con lui se non fossi stato in preda a un'ira cieca e non avessi voluto approfittarne per nutrirmi.

Non ti lascerò cadere (Prima Stesura)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora