6 mesi prima
VEICHT
È da circa un quarto d'ora che sopporto a fatica il sorrisetto soddisfatto di mio fratello; ha indetto una riunione di famiglia, ma non ha ancora aperto bocca. Sono nervoso al limite del possibile e lui lo sa, sa che odio aspettare. Credo provi una certa soddisfazione nel vedermi irrequieto.
Il grande orologio a pendolo nel suo studio batte ogni secondo e il suo fastidioso ticchettio mi ricorda il tempo che scorre, ciò rende l'attesa più seccante.
Picchietto nervoso le dita sui braccioli della poltrona, cerco di mantenere la calma e mi trattengo dallo scavarci dentro con le unghie.Lo fisso con insistenza e mi sto lambiccando il cervello per tentare, invano, di capire il motivo di questa convocazione. Di solito è per parlare della caccia, ma non è possibile in quanto abbiamo fatto una riunione su questo argomento proprio due sere fa. Potrebbe essere allora che il nostro caro fratello voglia conoscere qualche dettaglio della nostra vita: come stiamo, se va tutto bene o altre inutili domande. Ma anche questa ipotesi mi sento di scartarla. Michey è un tipo che di solito chiede senza farsi troppi problemi e poi non avrebbe indetto una riunione, come l'ha definita? Ah sì, "indifferibile", solo per chiederci come vanno le nostre vite.
Qualcosa mi dice che sta solo prendendo del tempo e ciò mi irrita, poiché significa che, di qualsiasi cosa si tratti, non mi piacerà.
Più ci penso e più mi innervosisco.
La mia pazienza inizia pian piano a vacillare, io non possiedo affatto questa dote che sembrano invece avere entrambi i miei fratelli.Guardo Blazej con la coda dell'occhio: è fermo immobile, guarda un punto non ben definito davanti a sé con un'espressione annoiata. So che anche lui è curioso di sapere di che cosa si tratti, ma a differenza mia si limita a sospirare davanti al momentaneo "mutismo" di nostro fratello, per poi sprofondare adagio nel divano.
Sono sul punto di esplodere, ma Michey, con stoica calma, apre infine quella sua bocca.
«Ho qualcosa da dirvi. Lei presto verrà qui.»
Lei?
Tre lettere, tre terribili lettere escono dalla sua bocca e mi maledico per aver così tanto desiderato che parlasse. So con esattezza a chi si riferisce perciò realizzo subito la gravità della cosa.
«Michey, spero che tu stia scherzando!» Scatto in piedi in un impeto di rabbia, stringo i pugni con forza, ma lui non sembra curarsi della mia reazione, si limita a sospirare e avanzare di qualche passo verso di me con lentezza esagerata.
«No, Veicht, è così, Ratri verrà a vivere qui.»
Lo guardo. Scuoto la testa e penso che mio fratello sia del tutto impazzito.
Ratri, la "Lei" di cui parla, è la sua discendente, l'ultima dei Valeva e lui vuole che viva con noi... con me?
Non è possibile, non può essere vero, mi rifiuto di credere che abbia preso questa stupida decisione. È una follia!
Siamo quelli che in genere vengono chiamati vampiri, ma nulla di ciò che è stato scritto o detto nei secoli è uguale alla realtà. La sofferenza e la difficoltà nel controllarsi per non diventare degli assassini seriali è impossibile da descrivere. Viviamo in costante bilico su una linea che ci separa dall'essere spietati e senza cuore, oppure dall'essere ragionevoli e in armonia con l'essere umano.
Tutto dipende dal nostro autocontrollo, ma spesso è difficile anche solo trovare un piccolo barlume di lucidità e lo è soprattutto per me che tutto vorrei tranne che reprimere la mia natura. Spesso, durante le mie crisi più nere, mi sono detto che per me sarebbe meglio vivere isolato e lontano da tutti dove non posso nuocere a nessuno, nemmeno di proposito.
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Non ti lascerò cadere (Prima Stesura)
FantasíaUna discendenza, un potere sconosciuto e una profezia. Una ragazza all'apparenza del tutto normale e innocua, cela dentro di sé un potere straordinario in grado di mettere fine all'esistenza dei vampiri. Ignara di tutto ciò la sua vita la porta a vi...