Capitolo 8 Un eredità inaspettata

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Guardai per la terza volta l'ora, erano solo le due del mattino, ancora cinque ore infinite e mi sarei dovuta alzare veramente per andare a scuola.

"Non riesci a dormire vero..."

disse una voce agghiacciante alle mie spalle, capii subito di chi si trattasse

Nasha...

Non mi voltai nemmeno a guardarla, ero troppo spaventata, ogni muscolo del mio corpo si era paralizzato ed iniziai anche a sudare freddo.

"Non puoi avere paura di me...
Io sono la tua custode, non ti sei mai chiesta perché sei l'unica che riesce a vederci?"

Mi chiese lei con malizia.

Mi girai verso di lei e con sicurezza le dissi
" Perchè tu lo sai?"

Lei mi sorrise e con lentezza fece un si con il capo.

" Tu hai ereditato il gene da tua nonna, anche lei era come te vedeva noi spiriti e demoni, ma lei ha fallito nella sua missione."

Dopo queste parole Nasha sparí di nuovo, non ebbi nemmeno il tempo di chiederle quale fosse la missione di Nonna Mary.

Nonna Mary era la madre di mio padre, so per certo che stesse parlando di lei, anche perché mio padre quando ero piccola , mi aveva spiegato che anche la nonna a volte non riusciva a dormire la notte.

Era finita in un manicomio ...

E dopo nove mesi si è suicidata, buttandosi giù dalla finestra, in poche parole si era fatta un bel salto di cinque piani.

Non si sa come, ma lei fu la prima a riscire a togliere le sbare dalla finestra del manicomio, tutti rimasero sconvolti di questa terribile notizia.

Soprattutto mio padre che dopo l'accaduto non parlò più per almeno due mesi.

Le sette del mattino, i miei pensieri furono interrotti immediatamente dalla sveglia, che senza sosta inizió a suonare. Presi quell' arnese fastidioso tra le mani e senza pensarci due volte lo lanciai contro l'armadio, esso si ruppe subito, smettendo così anche di fare fracasso.

Mi alzai dal letto e legai i capelli in una comoda ed elegante treccia, dopo di che mi vestì , ma sta volta misi una canotta bianca con sopra un maglioncino bianco e dei jeans azzurrini; come le ballerine.
Presi lo zaino e come sempre scesi le scale.

Notai subito mio fratello in cucina, che preparava la colazione a mia madre ancora sconvolta, per il litigio che abbiamo avuto ieri sera.
Entrai giusto solo per prendere una mela per poi filarmela.

Loro scrutarono ogni mio movimento e quando finalmente mi avviai verso la porta, mio fratello mi disse

" Potresti per lo meno salutare".

Mi fermai sulla soglia e senza nemmeno guardarlo in faccia li risposi

" Certe persone non meritano nemmeno il saluto!"

Dopo di che chiusi dietro di me la porta di casa.

Il secondo giorno di scuola passò velocemente, anche perché nulla la dentro era veramente interessante,per fortuna la ragazza fantasma non si fece viva e quando finalmente uscii; non presi il bus per ritornare a casa.
Semplicemente andai in metro, oggi avevo altri progetti, scesi alla fermata di Sesto e in fine mi feci una lunga camminata verso il cimitero dov'era sepolta mia nonna paterna.

Arrivai alla sua lapide...

Mi inginocchiai davanti a lei, per qualche secondo piansi , ricordai quei pochi ma rari momenti felici che avevo passato insieme a lei da bambina.

Le lasciai una rosa bianca e con tristezza le dissi
" Perchè io ... Perché mi sta capitando tutto questo?"
Aspettai.

Non so cosa aspettai per l'esatezza, forse aspettavo da parte sua una qualche risposta ai miei perché, ma purtroppo non ci fu alcuna risposta.

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