CAPITOLO 30

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Oggi la scuola è particolarmente affollata: le ammissioni per il college sono quasi vicine e prima di scegliere la giusta università, è necessario sapere come funziona e quali sono le opinioni dei vari studenti. Il preside ha deciso di organizzare una sorta di open day dove ognuno di noi avrà modo di confrontarsi con i vari professori, dopodiché in base alle opzioni selezionate, avremo modo di visitare le varie strutture. Ammetto che tutto questo, al momento, mi fa alquanto paura. Non riesco ancora a metabolizzare che tutto questo sta per finire; sto per lasciare casa, famiglia e amici per intraprendere la strada che poi mi condurrà verso il mio futuro. È difficile, però, pensare a me stessa nel modo giusto in un momento così particolare, dopotutto la concentrazione inizia a scarseggiare. T:- Credo che inizierò a parlare con quelli della Berkeley. K:- California, ottima scelta. M:- Yale sembra promettere bene. E:- Dicono che la Boston University abbia un ottimo programma di biologia. ELLA:- Io invece sono ancora indecisa, quindi darò un'occhiata in giro. MORGAN:- Fortunatamente io non ho questo tipo di problema, sapete che ho deciso di andare al conservatorio... T:- E tu Kyla? K:- In realtà le mie prime scelte sono Harvard e Stanford, ma ho comunque delle altre opzioni nel caso in cui non dovessi essere accettata. E:- Sono abbastanza toste entrambe, quindi buona fortuna. Mimo un "grazie" con la bocca. K:- Buona fortuna anche a voi. Ricambiano dirigendosi poi verso i banconi. Inizio a scrutarmi intorno alla ricerca di un interlocutore di riferimento o per Harvard o per Stanford, ma è tutto così confusionario che riesco ad intravedere solamente tanta gente ammassata. A passo veloce, mi incammino verso il cartellone con su scritto "Harvard": un ragazzo sulla trentina con occhi neri, capelli di un colore castano scuro portati leggermente all'indietro, un pizzico di barba e vestito rigorosamente elegante, distribuisce i volantini su cui sono stampate le immagini dell'università e trascritte le informazioni principali riguardanti il sistema di funzionamento. Harvard è da sempre considerata, insieme a Stanford, uno dei migliori college di medicina. Entrare però non è affatto semplice e anche il costo è particolarmente elevato. Ho inviato la lettera di ammissione già da quasi un mese, ma non ho ancora ricevuto risposta e non so perché, ma ho come l'impressione che il mio sogno stia scomparendo man mano sotto i miei stessi occhi, come un cerotto strappato troppo in fretta. L:- Allora anche tu interessata ad Harvard? K:- Diciamo che lo sono da un bel po' ormai. L:- Io sono Luke e mi occupo di aiutare i ragazzi che si trovano in difficoltà nella scelta dei vari college. K:- Io sono Kyla. (sorrido imbarazzata) L:- Perché proprio Harvard e non Boston ad esempio? K:- In realtà anche Stanford è la mia prima scelta. Luke annuisce. K:- Io voglio studiare medicina, voglio aspirare al meglio sempre e comunque. Nessun altro college mi potrebbe offrire quello che mi offrono loro. L:- Sembri determinata... ma se posso darti un consiglio, ti direi che a volte il vestito che a primo impatto sembra essere troppo semplice, si rivela essere sorprendente. K:- Ho comunque delle alternative. L:- So che non sei interessata, ma Boston ti offre i migliori strumenti di ricerca e ha una facoltà tutta sua per gli studenti di medicina. Luke mi porge il volantino. L:- Dagli un'occhiata quando hai tempo. Effettivamente non avevo mai preso in considerazione l'idea di poter inviare la mia domanda anche alla Boston University: ero così concentrata sulle altre due da non averci fatto proprio caso. Dopo aver passato in rassegna anche il bancone di Stanford, mi dirigo verso l'uscita; la testa inizia a scoppiarmi e i miei occhi hanno bisogno di una pausa. Tutta quella confusione e tutte quelle informazioni date in una volta non sono proprio facili da assimilare. T:- Qui fuori si respira decisamente meglio. K:- Hai parlato con quelli della Berkeley? T:- Sì... il campus è enorme e l'interlocutrice è stata così gentile da spiegarmi tutto. K:- Ti è arrivata già qualche risposta? T:- Non ancora... a te? K:- Idem. E:- Mi hanno appena riferito che Boston quasi sicuramente ha accettato la mia domanda. M:- Felice per te amore mio. (rilasciandogli un bacio sulle labbra) K,T:- Congratulazioni! M:- Ella e Morgan sono ancora dentro, c'è ancora un bel po' di gente. Notifica messaggio da J:- Com'è andato l'incontro? K:- Bene... J:- Tra quanto torni a casa? K:- E' successo qualcosa? J:- Vorrei solo parlare con te. K:- Dammi cinque minuti. K:- Potete aspettarle voi? Devo scappare... M:- Certo, vai pure. Salgo velocemente in macchina e mi dirigo verso casa. Mi fiondo al piano di sopra e chiamo Jonathan. J:- Sei stata veloce. K:- Come ti senti? J:- Solo un po' stanco. K:- Il medico ha detto che è tutto normale, devi solo riposare di più. J:- Lo sto già facendo mamma. Sorrido. K:- Sai che lo dico per il tuo bene. J:- Stanford e Harvard come ti sono sembrati? K:- Magnifici anche se ho qualche dubbio sulla seconda scelta... J:- Ti hanno convinta a cambiare idea? K:- E' solo che le parole di Luke mi hanno fatto riflettere. J:- Luke? K:- Un ragazzo della Boston University. J:- Anche quella non è male. K:- Credi che dovrei fare domanda anche lì? J:- Io credo che tu debba seguire quello che ti dice il cuore. Il punto è che il cuore mi suggerisce tante cose al momento che mi portano ad avere altre mille indecisioni. K:- Ci penserò su. Sento uno sbadiglio provenire dall'altra parte del telefono. K:- Tu sei stanco. J:- Possiamo continuare a parlare. K:- Vai a dormire... ci sentiamo più tardi. J:- A dopo allora Ky. K:- A dopo J. Un senso di vuoto allo stomaco inizia ad assalirmi. Jonathan mi ha chiamata per sentire la mia voce prima di addormentarsi; il suo corpo sta cedendo sempre di più ma lui continua a dire che va tutto bene. Io sono in procinto di lasciare la città per sempre e lui, invece, deve restare qui mentre combatte tra la vita e la morte. Ho inviato quelle domande ancor prima che lui mi dicesse del cancro ed inizio a dubitare che lui me lo abbia tenuto nascosto per così tanto tempo proprio per questo motivo: aveva paura di come avrei potuto reagire, che non avrei più pensato a realizzarmi ma solo ed esclusivamente alla sua salute. All'improvviso sento qualcuno chiudere la porta dell'entrata, scendo lentamente le scale e noto la mamma posare la borsa sul davanzale. K:- Pensavo fossi a lavoro. M:- Stasera c'è una cena quindi lo studio ha chiuso prima. K:- Devi andare anche tu? La mamma afferma un sì con la testa. K:- Ordinerò una pizza allora. M:- In realtà verrai anche tu con me. Questo è sicuramente uno scherzo. Ora mi dirà che si sta soltanto prendendo gioco di me. La guardo perplessa. M:- Il mio capo ha organizzato una cena di famiglia, ci tiene a conoscere i figli dei suoi dipendenti. K:- Ma non ha alcun senso... non ho neanche un vestito adatto per l'occasione. M:- A questo ci ho già pensato io. La mamma preleva dalla borsa una scatola il cui interno presenta un vestito e delle scarpe. M:- Provalo e poi fammi sapere come ti sta. K:- Sei proprio sicura? M:- Non farmelo ripetere due volte. Il vestito è nero, con delle bretelle che ricadono leggermente sulle spalle, il tessuto è simile alla seta, è lungo ed è caratterizzato da uno spacco che scopre tutta la gamba destra. Sembra fatto su misura perché mi calza a pennello; non so con quali soldi la mamma sia riuscita a comprarlo, ma è favoloso. Indosso poi le scarpe che sono delle semplici décolleté nere: sono abbastanza alte ma comode. Prelevo dal cassetto la collana che mi ha regalato Jonathan e la infilo al collo; da quando me l'ha data la indosso sempre per le occasioni speciali. Poi lego il fazzoletto di Dave vicino al polso: è un modo per abbandonare il mio codino e cercare di lasciarlo andare per sempre. Sistemo i capelli in una coda alta facendo ricadere sulla fronte due ciuffetti, metto in risalto gli occhi e la faccia con dei colori terra, aggiungo il mascara e un rossetto dalle tonalità scure. Prendo le medicine, metto un po' di profumo e aspetto che la mamma si finisca di preparare. M:- Sei bellissima. La mamma indossa un vestito floreale che le arriva alle ginocchia, ha i capelli raccolti in uno chignon tirato all'indietro con un bel po' di gel e degli orecchini a perla che richiamano le sue scarpe. K:- Anche tu sei bellissima. M:- Grazie tesoro. Guarda l'orologio presente sul suo polso e senza esitare un secondo, preleva le chiavi della macchina dalla borsa. M:- Andiamo o si farà tardi. Non ho mai visto la mamma così ansiosa in tutta la sua vita, nemmeno quando l'hanno chiamata dall'ospedale per dirle che Chase era stato picchiato da un suo compagno di classe e che aveva il setto nasale completamente rotto. Qualcosa la turba ma mi domando cosa possa essere; non mi ha chiesto nulla riguardo alle università il che è alquanto strano, dato che per lei la carriera è alla base di tutto. K:- Oggi c'è stato l'open day a scuola. M:- Deve essere stato stressante per te. K:- Già... ma ne è valsa comunque la pena. Dopo aver parcheggiato, mi invita a scendere. K:- Non mi domandi nulla? M:- Sono sicura che sia andato tutto per il verso giusto. Fingendo un sorriso. M:- Sto bene? (continuando a sistemarsi il vestito e i capelli) K:- Ti ho già detto che sei stupenda. Ci incamminiamo verso l'entrata: è un hotel di lusso rivestito con pietre preziose, le porte sono in vetro e ha almeno cinque piani ai quali è affiancato un ascensore e delle scale di sicurezza. La receptionist ci accompagna fino alla destinazione desiderata; tutti indossano abiti da sera eleganti e si può dedurre dal loro comportamento che questa è una di quelle tipiche serate dei multimilionari. Inizio a comprendere il perché del comportamento della mamma, anche io mi sentirei fuori posto in un ambiente del genere se fossi in lei. Un uomo sulla cinquantina si avvicina verso di noi: ha un fisico possente ed emana l'aria di essere proprio una persona autoritaria. È alto, ha occhi e capelli castani con qualche segno di bianco verso i lati. Indossa una camicia bianca, un pantalone nero che richiama il colore delle sue scarpe e una giacca nera. Ha in mano un bicchiere di champagne. N:- Alison che piacere vederti. La mamma sorride imbarazzata. M:- Lei è mia figlia Kyla. K:- Piacere. (porgendogli la mano) N:- Nathan Brooks. Ingoio rapidamente la saliva.Per la prima volta conosco il padre di Dave nonché capo di mia madre; perfetto Kyla. N:- Complimenti Alison... è davvero una bella ragazza. M:- Dove sono i vostri figli? N:- Nei paraggi. Ora sono arrabbiata con la mamma più di quanto non lo fossi già prima. N:- Vado a salutare gli altri ospiti, con permesso... Nathan si allontana, scomparendo poi dalla mia faccia. K:- Perché non mi hai detto che ci sarebbe stato anche Dave? M:- Perché altrimenti non saresti venuta. K:- Appunto. M:- Non potevo permettermi di fare brutte figure. K:- Così hai preferito mentire a tua figlia. M:- Ho solo omesso un piccolo particolare. K:- Potrà essere piccolo per te, ma per me non lo è affatto. So che ormai è acqua passata, ma odio essere presa alla sprovvista e soprattutto odio essere presa in giro dalle persone a cui tengo. Chiedo al cameriere dove sia il bagno poiché in questo momento ho solo bisogno di un po' di aria fresca. Invio un messaggio a Jonathan... K:- La mamma mi ha ingannato. Arrivo sulle scale che portano al piano di sopra dove ci dovrebbe essere la toilette: odio l'ascensore e ho paura di rimanerci bloccata dentro. Non appena sto per varcare la porta, mi scontro contro un ragazzo facendo cadere il telefono a terra. D:- Posso immaginare la causa dell'inganno. K:- E' un reato leggere le conversazioni private Dave. D:- Non se quelle conversazioni parlano di me. K:- Non ti ho mai nominato. Indossa un completo interamente nero mentre i capelli gli ricadono sulla fronte. Non so perché ma sento qualcosa muoversi alla bocca dello stomaco; cerco di ignorare questi pensieri distogliendo lo sguardo. Dave mi riporge il telefono. D:- Vedo che ce l'hai ancora con te. (indicando il fazzoletto) K:- Posso ridartelo se vuoi. Dave ride sotto i baffi. K:- Lo trovi divertente? Dave non mi degna di una risposta, lasciandomi lì da sola. Jonathan non mi risponde... probabilmente starà ancora riposando. Controllo che sia tutto in ordine e scendo nuovamente al piano di sotto. La mamma è intenta a parlare con i suoi colleghi e non mi va  di disturbarla (anche se ho tutto il diritto di poterlo fare), quindi mi dirigo verso il tavolo del buffet. Prendo tutto quello che mi sembra appetibile e ritorno nuovamente al centro. All'improvviso sento la presenza di qualcuno alle mie spalle, afferrarmi e portarmi in uno stanzino. Inizio ad urlare con tutta la voce che ho in gola : un uomo sulla quarantina inizia ad allungare le sue mani sul mio corpo sfilandomi parte del vestito, cerco di divincolarmi ma la sua presa si fa più forte. Mi immobilizza a terra e inizia ad esplorare ogni parte di me. Le mie lacrime bagnano completamente il mio volto e in un secondo mi ritrovo a quando ero bambina, a quando ho promesso a me stessa che non sarebbe accaduto di nuovo, a quando ho deciso di essere libera per sempre. K:- Fermati per favore. Lui non mi ascolta e continua ad andare avanti; la sua forza è superiore rispetto alla mia. Solo dopo aver dato forma alle sue fantasie più perverse e aver soddisfatto il suo piacere, mi lascia andare aprendo la porta dello stanzino e lasciandomi in preda al sangue e al dolore. Con difficoltà nel camminare e la vista sfocata, mi appoggio al muro chiudendo gli occhi e respirando per qualche secondo.D:- Kyla. Non avrebbe dovuto vedermi in queste condizioni. Dave non mi dà tempo di spiegare e inizia a serrare i pugni. D:- Chi è stato? K:- Nessuno. D:- Non farmelo ripetere di nuovo. K:- Non lo so Dave e non ha importanza. Dave mi afferra per il braccio. K:- Cosa fai? Dave non risponde ma noto che è furioso dalla sua vena del collo messa in risalto. D:- Indicami chi è stato. Metto a fuoco l'immagine di fronte a noi e riconosco subito l'uomo che non ha esitato un secondo a farmi quelle atrocità. Resto in silenzio, ma Dave sembra capire dal mio sguardo chi sia stato. Si avvicina a passo spedito e gli sferra prima un pugno e poi un calcio, successivamente lo sbatte contro il muro facendolo cadere con la schiena a terra. Le persone intorno a noi iniziano ad urlare. D:- Questo pedofilo si sc**a le ragazzine senza il loro permesso. Qualcuno filma la scena con il proprio telefono. D:- Dovrebbero castrarlo a persone come te. Sei un pezzo di merda. Dave continua con i pugni e con i calci. Io non riesco a dire una parola, sono completamente paralizzata e mi sento impotente. D:- Chiedile scusa. Le persone iniziano a fissarmi dato che sono l'unica a non avere una bella cera. La mamma mi guarda e realizza: posso vedere il dispiacere nei suoi occhi. L'uomo non si degna di una parola. D:- Ti ammazzo se non le chiedi scusa... K:- Dave ora basta. Urlo con le lacrime agli occhi e il corpo tremante. D:- Nessuno ha il diritto di toccarti Kyla. Nessuno. Leggo tanta rabbia e desiderio di vendetta sul suo volto. K:- Hai ragione, ma ucciderlo o picchiarlo non cambierà nulla. Lascialo andare, la giustizia prima o poi farà il suo corso. Queste parole sembrano calmarlo in qualche modo. Le persone mi guardano come se fosse colpa mia, come se avessi desiderato io di essere stuprata da uno sconosciuto che avrebbe potuto essere mio padre, come se fosse colpa della donna vestita un po' troppo scollata, come se avessi rovinato io un momento che per loro sarebbe dovuto essere di svago. Resto in piedi verso l'uscita, attendendo che tutto questo finisca al più presto così da ritornare a casa. D:- Mi dispiace. K:- Volevi fare solo la cosa giusta. D:- Non sono dispiaciuto perché l'ho picchiato, ma per quello che ti ha fatto. Resto con lo sguardo fermo verso il basso, coprendomi le spalle con le mie stesse braccia dal freddo. Dave mi posiziona la sua giacca addosso, notando poi i lividi che prima ho cercato di coprire. D:- Così dovrebbe andare meglio. K:- Grazie. ( sorrido leggermente) D:- Stasera sei bella da togliere il fiato. Sento il cuore riempirsi di gioia al pronunciare di quelle parole. K:- Anche in queste condizioni? D:- Soprattutto in queste condizioni.

La scena si conclude con la canzone Your soul di The Rodes

The strength to stay alive- La forza di restare in vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora