CAPITOLO 27

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Rialzo velocemente il capo, pensando di aver avuto una sorta di visione fuori dal normale, totalmente giustificata dal numero eccessivo di ore passato ad ascoltare musica ad alto volume, il vociferare delle persone in platea e lo sgranocchiare il cibo ingerito dai professori situati dinanzi alla porta per supervisionare la situazione. K:- Cosa ci fai tu qui? J:- Sono passato a salutare Alison, abbiamo parlato del più e del meno... poi le ho chiesto dove fossi e mi ha mostrato il tuo biglietto sul frigo ed eccomi qui. T:- Tipico di Kyla. ( facendomi un occhiolino) K:- Sai consigliarmi un altro modo per poter avvertire tua madre perennemente impegnata a lavoro che utilizza il telefono solo per le emergenze? E poi preferisco le vecchie abitudini, ormai nessuno scrive più... T:- La tecnologia un giorno ci mangerà. ( alzando gli occhi al cielo e fingendo un tono solenne) K:- Simpatico. Rivolgo lo sguardo su Jonathan che stranamente indossa qualcosa fuori dal suo stile di tutti i giorni: una maglia a collo alto nera, accompagnata dai medesimi pantaloni cargo, stivali di camoscio neri e una giacca di pelle dello stesso colore. I capelli sono tirati leggermente all'indietro, divisi da una fila perfetta centrale. K:- Comunque un aiuto in più non fa mai male. Vero Timotei? Non odo risposta. K:- Vero Timotei? Rivolgo lo sguardo verso la sua posizione... i suoi occhi sono socchiusi e credo che con la mente sia più nel mondo dei sogni. K:- Timotei! ( spingendolo con forza) T:- Giuro che non stavo dormendo. ( puntandomi un dito contro) K:- Allora cosa ti ho chiesto prima? Jonathan soffoca una risata sotto i baffi. T:- Non è colpa mia okay? Sai che mi annoio facilmente e poi sono seduto qui da letteralmente più di sei ore, il mio sedere ha bisogno di una pausa movimento. Mi sento le chiappe indolenzite. ( massaggiandosi il fondoschiena) J:- Che ne dici se ti sostituisco io? Vai pure di là a divertirti. T:- Non mi fanno impazzire le feste, ma dopo questa giornata mi va bene tutto. Timotei si allontana verso la sala, scomparendo poi nell'ombra. K:- Mi raccomando, non divertirti troppo. ( portandomi le mani agli angoli della bocca) Jonathan prende la posizione di Timotei, rimettendo a posto tutto l'occorrente sul tavolo. K:- Perché sei così elegante stasera? J:- Avevo programmato un'uscita. K:- Non ero a conoscenza... con qualche tuo compagno di liceo? J:- Diciamo che ci sei vicina. K:- Una sorta di rimpatriata tra amici d'infanzia? J:- Vedo che sei molto interessata all'argomento signorina. K:- Sono solo molto curiosa e poi sai che non posso fare a meno di essere a conoscenza di tutto. J:- E se ti dicessi che si tratta di una compagna?! Saresti lo stesso così curiosa? K:- Ti piace provocarmi vero? J:- Dimmelo tu. Jonathan avvicina velocemente la sedia a me, lasciando poca distanza fisica tra di noi; mi afferra con forza con una mano una gamba sovrapponendola alla sua, mentre con l'altra mi accarezza dolcemente la guancia destra. Il metallo freddo dei suoi anelli, incontra la mia calda pelle procurandomi un improvviso brivido lungo tutto il corpo. Un'incisione, però, richiama la mia attenzione e quindi mi sorge spontanea una domanda... K:- Cosa c'è scritto? Jonathan scuote la testa in segno di confusione. K:- L'incisione sul tuo anello... non ricordavo ne avessi uno del genere. Jonathan deglutisce e la sua espressione passa subito dalla confusione allo sgomento. J:- Ce l'ho da anni in realtà, ma non ho mai avuto il coraggio di metterlo. Forse non volevo accettare la verità. Jonathan si sfila l'anello dal dito, se lo rigira tra le mani e poi me lo porge. K:- Non credo sia corretto leggerlo, in realtà non avrei dovuto essere così impicciona. J:- Devi leggerlo. K:- Sicuro? Jonathan annuisce. K:- "Now is all you have". Rimango con gli occhi lucidi che iniziano a bagnarsi nel momento in cui noto sul retro un'altra scritta sulla quale è riportata una data importante. K:- "Ora è tutto quello che hai – 12 Aprile 2007." Stringo le mani di Jonathan per racchiudere tutto il dolore che prova e per far sì che lo riesca a condividere con me. J:- Dal momento in cui Selene è scomparsa, non ho fatto altro che colpevolizzarmi e non ti nego di aver provato in tutti i modi di riportarla indietro. Inizialmente non volevo crederci e vedere i miei genitori piangere a dirotto ad ogni suo anniversario, riportava la mia mente sempre a quel giorno, quindi l'unico modo che avevo per farli stare meglio, era cercare di eccellere in tutto e per tutto rendendoli fieri dell'unico figlio rimasto. Crescendo, diventava tutto più complicato da gestire, ma io non volevo deluderli altrimenti avrei fallito nella mia impresa quindi mi sono imbattuto in una brutta compagnia e per restare al passo con i ritmi, ho iniziato a fare uso di droghe, alcool e fumo. Il fumo, più che altro, era un modo per rilassarmi. Quando mamma e papà sono venuti a conoscenza di questa cosa e si sono resi conto del mio essere dipendente, mi hanno mandato in una comunità. Sono stato lì per tre anni perché non riuscivo ad andare avanti, ma soprattutto non volevo andare avanti. Un giorno, però, ho alzato gli occhi al cielo e mi sono promesso che non avrei più toccato una di queste tre cose perché di certo non mi avrebbero aiutato a stare meglio. Dopo un lungo periodo di astinenza, sono stato dimesso; per questo motivo mi sono fatto incidere sull'anello questa scritta, affinché riuscissi a ricordare ciò per cui mi sono ritrovato a combattere tra la luce e l'oscurità più totale. Non l'ho mai indossato perché una parte di me ha sempre avuto paura di guardare al presente, ma adesso non più. So di non aver mantenuto al cento per cento la promessa, ma almeno un passo avanti sono riuscito a farlo e spero che Selene mi perdoni e sia felice per questo. K:- Selene è fiera di te e per quanto possa contare, anche io sono fiera di te. Ora è tutto quello che hai. Con le lacrime agli occhi, Jonathan mi rilascia un bacio sulle labbra. Un colpo di tosse mi fa sobbalzare. T:- Scusate ragazzi, avevo dimenticato qui il telefono. ( grattandosi la testa in segno di imbarazzo) Timotei mima un " Oh – mio – dio " con il labiale. E stiamo certi che se Timotei ha scoperto di questa cosa tra me e Jonathan, non esiterà un secondo a riportare la notizia a tutta la comitiva. Incrocio già le dita in segno di preghiera. In lontananza, lungo il corridoio, due figure varcano l'ingresso principale: Dave e Vanessa. Dave indossa una camicia a maniche lunghe bianca e dei pantaloni eleganti neri che richiamano le sue scarpe da ginnastica, mentre Vanessa indossa una gonna a tubino rossa, un top a V stretto tale da richiamare tutte le sue forme, degli stivaletti con tacco a spillo eccessivamente alti e una pelliccia nera accompagnata dalla sua borsa Chanel. I suoi capelli sono raccolti in uno chignon caratterizzato da una fascia nera, mentre quelli di Dave ricadono leggermente sulla fronte. V:- Dateci questi biglietti e facciamola finita. K:- In realtà non credo tu abbia capito bene... siete voi che dovete mostrare i biglietti e non noi che dobbiamo venderveli. V:- Vuoi che faccia una chiamata a mio padre? J:- Hai bisogno che te lo spieghi in qualche altra lingua? D:- Non parlare a Vanessa in quel modo co*****e. J:- Altrimenti chiami paparino anche tu? K:- Jonathan. Lo rimprovero con fare nervoso. Dave serra la mandibola, mentre una vena sul suo collo è leggermente in risalto. D:- Non nominare mio padre, tu non mi conosci affatto. V:- Siete solo degli sfigati del ca**o. K:- Vanessa è inutile offendere, non credi? J:- Dicono di non essere dei figli di papà ma non appena non riescono a raggiungere quello che vogliono, hanno il telefono a portata di mano per chiedere aiuto. V:- Lo faresti anche tu se non fossi... beh dai ci siamo capiti. J:- Continua la frase. K:- Adesso basta! V:- La principessina si sta ribellando, attenzione. ( con fare denigratorio) K:- Potete entrare anche se non avete i biglietti. V:- Meglio tardi che mai. ( attaccandosi come una cozza alle braccia di Dave) K:- Ad una condizione però. D:- Quale? K:- Che lasciate il massimo delle recensioni sul sito della scuola riguardo al volontariato. V:- Puoi anche scordart... D:- Ci stiamo. V:- Ma sei serio? D:- Vanessa smettila, a noi non ci cambia mica la vita. Vanessa si allontana nervosamente, lasciando finalmente respirare il braccio di Dave. K:- Grazie. Dave mi accenna un sorriso, per poi sparire anch'egli tra le luci oltre la porta. K:- Ci è mancato davvero poco. ( tirando un sospiro di sollievo) J:- In qualunque caso, se lo sarebbero meritato entrambi. K:- Jonathan so che non riesci a contenere ancora del tutto la tua rabbia, ma ti prego di scherzare il meno possibile con loro. Non voglio avere problemi e non voglio che mamma abbia problemi. J:- Cosa c'entra Alison in tutto questo? K:- Il padre di Dave, Nathan Brooks, è il capo di mia madre. Lavora alla Beta Agency e ho scoperto per puro caso che lui e Dave fossero padre e figlio. J:- Ca**o... perché non me lo hai detto prima? Avrei sicuramente evitato di spaccargli quasi la faccia. K:- Semplicemente nemmeno Dave sa che mia madre è una dipendente di suo padre; non l'ho detto a nessuno proprio per evitare di metterla nei guai e poi sai che qui le voci circolano velocemente... J:- Non ti biasimo per questo, ma la prossima volta avvertimi perché sai che io non riesco a controllarmi. Faccio un cenno di affermazione con la testa. K:- Cambiando argomento... non mi hai ancora detto di questa tua presunta compagna di uscite. J:- Vuoi un indizio? K:- Secondo te? Notifica messaggio da J:- Signorina ti dice niente? Sorrido per poi fiondarmi tra le sue calde e possenti braccia. Jonathan mi sposta una ciocca di capelli, lasciandomi un orecchio scoperto. Mi rilascia un bacio sul collo, prima di afferrarmi sulle spalle e impedendomi così di scendere. K:- Non vale, sai che quelli sono la mia debolezza. J:- Se mi offri un ballo, eseguirò i tuoi ordini. K:- Abbiamo da continuare il lavoro qui e poi è una minaccia o sbaglio? J:- Dipende da come la vuoi vedere tu. K:- Uno solo, poi ritorniamo qui. Sentenzio. J:- Uno. Jonathan mi lascia andare, tirandomi affinchè prendiamo parte anche noi alla diatriba. T:- Vuoi che faccia cambio vero? K:- Sai che non è colpa mia. T:- Divertiti pure piccolina. Timotei mi invia un bacino da lontano e io ricambio facendo lo stesso. J:- Per il lento bisogna aspettare un po', quindi nel frattempo vado a prendere qualcosa da bere. K:- Preferibilmente anche qualcosa da sgranocchiare. La stanza è stata allestita con decorazioni principalmente a forma di cuore che richiamano il tema dell'amore. Ci sono banchi pieni di stuzzichini e schifezze varie, altri pieni di bevande rigorosamente analcoliche, la pista da ballo è caratterizzata da luci a led colorate mentre sul palco c'è il set da DJ regolato da Cole Richard, un mio compagno del corso di informatica. Al suo fianco, invece, oltre a una serie di palloncini rossi, è presente anche uno stand dove le coppie hanno l'occasione di potersi fare le foto e tenersele come ricordo di questi magnifici anni di liceo. Per tanto tempo, forse troppo, ho sempre considerato gli aspetti negativi dell'ambiente scolastico senza far caso a ciò che di bello aveva da offrirmi e che, nonostante tutto, mi ha offerto. Sono riuscita a comprendere solo adesso, l'importanza dei piccoli attimi a cui ho sempre rinunciato per paura di non essere abbastanza e per paura anche e soprattutto di essere giudicata dalle persone intorno a me. Spoiler: erano solo le piccole nuvolette che avevo in testa, a mettermi dei limiti che in realtà non sono mai esistiti. Sono grata comunque per tutto ma se potessi ritornare indietro nel tempo, probabilmente l'unica cosa che cambierei è il mio modo di comportarmi in alcune situazioni e sicuramente mi godrei tutto al massimo senza se e senza ma affinché la mia prossima vita sia piena di certezze e coraggio e non di incertezze e paure. D:- Quindi adesso state insieme? ( rivolgendo lo sguardo verso Jonathan) K:- E a te cosa importa? Vedo che anche tu sei impegnato con qualcun altro al momento... D:- Non posso lasciare Vanessa da sola, ha fatto troppo per me. K:- Se intendi tutto quel casino del bacio, direi che non hai torto. D:- Lascia perdere, non capiresti. K:- Anche tu non capiresti nulla sulla questione Jonathan. D:- Sei nervosa? K:- Cosa? D:- Quando vai in ansia oppure sei nervosa per qualcosa, attorcigli il codino tra le dita.K:- Non... Deglutisco mentre le mie mani iniziano a ricevere una sudorazione eccessiva. Dave mi porge un fazzoletto umido. D:- Tamponalo sui polsi... funziona sempre. Faccio ciò che mi richiede per un paio di volte fino a quando non incomincio a riacquistare un po' di sicurezza e lucidità. D:- Ti capita spesso ultimamente? Annuisco. D:- Dovresti parlarne con la tua psicologa, non ti fa bene tutto questo stress. Gli porgo nuovamente il fazzoletto. D:- Puoi tenerlo. K:- Grazie. J:- Scusa, ma Vanessa non si decideva a scegliere cosa prendere e cosa no. ( lasciandomi un bacio sulla guancia) Ancora frastornata riesco solo ad accennare una curva sulle labbra. K:- Tranquillo, comunque scusa ma mi è passata la fame. J:- Tutto bene? K:- Saranno gli ormoni, ma sono perennemente indecisa ultimamente. ( corrugando la fronte e facendo spallucce) J:- Se vuoi andare via, posso fare anche a meno del ballo. K:- Non ci si ritira mai indietro dopo una proposta del genere. Jonathan mi sorride, poi non appena la musica inizia a farsi più lenta, mi accompagna al centro pista mentre si inizia a riempire con il resto delle persone che creano l'atmosfera perfetta. Jonathan porge le sue mani lungo i miei fianchi, io ripeto lo stesso movimento. Il mio petto è contro il suo, mentre la mia testa è poggiata in prossimità della sua spalla sinistra. J:- Non ti farei mai del male Kyla. ( sussurrando all'orecchio) K:- Non l'ho mai pensato. Jonathan incrocia le sue mani nelle mie e se le porta al petto come se stesse custodendo la cosa più preziosa al mondo e io non posso che esserne lusingata. ( canzone di riferimento Memories di Conan Gray) Dave è fermo sullo stipite della porta, intento a fissarmi. V:- Non capisco perché tu non voglia ballare con me. D:- Semplicemente non mi va Vanessa. V:- Non puoi farmi fare una figura da niente davanti a quella sgualdrina. D:- Sai rubare la scena anche da sola e poi smettila di chiamarla in quel modo. Risulti solo volgare e senza attributi. V:- Non sono un cagnolino da mettere a bada e smettila di difenderla sempre. ( alzando gli occhi al cielo) Dave prende una sigaretta dalla tasca e se la porta alla bocca, per poi uscire dalla stanza senza degnarla di una parola. Mi porto le mani dinanzi alla bocca per nascondere una risata. Vanessa, al contempo, si torce i capelli dallo sconforto uccidendomi, poi, quasi con lo sguardo. Ore 0:55: esco dalla porta d'ingresso, mentre Dave è appoggiato con la schiena sul cruscotto della sua auto. K:- Grazie per prima. D:- Mi avevi già ringraziato. K:- Per avermi difesa con Vanessa; avresti potuto trarne vantaggio dopo quello che è successo, ma hai deciso di non farlo. È raro trovare persone non rancorose. D:- Non ti hanno mai detto che ascoltare le conversazioni degli altri è reato? K:- Forse, ma facciamo finta che non sia così. T:- Ci sentiamo domani allora, grazie per stasera. T:- Ciao Dave. Dave accenna un saluto alzando la mano. K:- A domani. D:- Il tuo ragazzo sta arrivando, sarà meglio che io vada. K:- Beh non è proprio... J:- Allora andiamo?

La scena si conclude con la canzone Start a Riot di Banners

The strength to stay alive- La forza di restare in vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora