CAPITOLO 23

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Non avrei mai pensato di finire dritto in presidenza prima di adesso anche perché solitamente non mi sono mai comportata male. Ora invece, spero solo che la punizione non sia nulla di grave o di particolarmente dannoso per la mia reputazione al college. Con le mani congiunte, cerco di tranquillizzarmi giocando con il codino di riserva che ho al polso: è un ottimo rimedio per lo stress e l'ansia.P:- Allora signorina Dickinson... mi può dire che cosa è successo esattamente lì fuori? Mi schiarisco la gola, rialzo lo sguardo ormai fisso sui piedi e... K:- Sinceramente non so cosa dire se non che sono mortificata per l'accaduto. È vero, le parole non riescono a fuoriuscire dalla mia bocca perché io stessa non riesco a dare una spiegazione a tutto questo che sembra e continua ad essere, alquanto surreale. P:- Quindi non ha nulla a che vedere con la lite? K:- Non... non conosco quel ragazzo che ha alzato le mani, ho cercato di dividerli in qualche modo perché stava accadendo tutto dinanzi ai miei occhi e non potevo far finta di nulla. Suona tanto male, vero? P:- Secondo alcuni suoi compagni, però, non è affatto come lei racconta. K:- Ormai non fanno altro che spargere finte voci in giro... P:- Diciamo che questa sua dichiarazione sia veritiera, in ogni caso dovrò comunque prendere dei provvedimenti. Rimango in silenzio e con gli occhi pieni di paura, in attesa che sganci la bomba. P:- Credo che un'ora in più a scuola per una settimana possa bastare. K:- Posso sapere qual è il motivo? P:- Si è trovata indirettamente coinvolta in una rissa, alimentandola attraverso degli insulti nei confronti di Dave Brooks. Okay spero che stia scherzando, qui l'unica che non deve pagare sono io. Vorrei urlare e offendere anche il preside in questo momento, ma fortunatamente il mio buon senso prevale. P:- Signorina Dickinson? Annuisco. P:- Ho detto che può andare e che la punizione ha inizio da oggi. K:- Oh... certo; scusate ancora per l'inconveniente. (porgendogli la mano in segno di educazione) P:- Che non si verifichi più una cosa del genere. K:- Ha la mia parola. Dopo aver chiuso la porta, cammino a passo spedito verso il bagno, rinfrescando la faccia con un po' d'acqua che ormai si mischia perfettamente con le mie lacrime. Le mie mani sono appoggiate al lavandino mentre la mia schiena è protesa in avanti; passo così i restanti dieci minuti. Prima di entrare in aula, prendo un grande sospiro e apro la porta. Il professore mi invita a sedere mentre tutti mi fissano con occhi indiscreti, mormorando nelle orecchie parole a me sconosciute. Timotei, Ella, Morgan, Elijah e Meghan invece, provano quasi pietà e lo si evince dai loro occhi. PROF. ARM.S:- Bene, riprendiamo da dove avevamo lasciato. Con il suono della campanella, mi affretto all'armadietto per prendere tutto il necessario per l'allenamento. V:- La tr*****a della scuola adesso è anche un'incitatrice alla violenza. K:- Vanessa lasciami in pace, ne ho già abbastanza di te e delle tue cattiverie. V:- No tesoro, non puoi prima agire come una stupida insensibile e poi passarla liscia. Dave non potrà partecipare alla prossima gara per colpa del tuo fidanzato tossico. K:- Non potrà partecipare alla gara? Chi te l'ha detto? V:- Ne parlano tutti qui, se fossi meno egocentrica forse te ne renderesti conto. K:- Devo andare da lui. V:- Dubito che voglia vederti in questo momento. K:- Sai cosa Vanessa? Forse Dave mi odia o prova semplicemente rabbia nei miei confronti, ma di certo non si può dire che ti ammiri. Sei stata tu a condividere quel video e non credo che gli abbia poi così tanto fatto piacere. Lui non ti ama e forse non ti hai mai amato e tu te ne devi fare una ragione. Non puoi rovinare la vita delle persone solo perchè qualcuno ti ha ferito: succederà sempre e non puoi farci nulla. Inoltre, se pensi che i veri problemi della vita siano queste cose, allora sei proprio piccola. Prima che lei possa replicare, mi avvio verso il campo. Poso la mia borsa sul gradino delle scalinate e mi inizio a riscaldare mentre attendo che l'allenatore dia il via alle danze. T:- E' una mia impressione o l'allenatore ha messo qualche chilo di troppo? M:- Probabilmente è stressato come tutti noi. K:- Beh non è poi così male. E:- Mi sento come lui. Rido sotto i baffi. ELLA:- Okay lo dico io o cosa? MORGAN:- Vai. ELLA:- Ti perdoniamo piccola imbecille. Sono tutti un po' troppo orgogliosi per ammetterlo però... K:- E io apprezzo che voi abbiate accettato le mie scuse. Adesso possiamo abbracciarci? T:- Non vedevo l'ora. M:- Anche basta con questo stupido astio. E:- La prossima volta però possiamo evitare di non parlarci per mesi? Tutti rispondiamo con un coinciso "sono d'accordo". Successivamente all'allenamento e alla punizione che sembrava non passare più, senza pensarci due volte, mi avvio verso casa di Dave. Probabilmente mi vuole più morta che viva e non posso biasimarlo, ma sapere che non potrà partecipare alla sua prossima gara a causa di un atteggiamento di Jonathan scaturito soprattutto dal mio comportamento, mi rincresce molto. Suono il campanello e con agitazione attendo che la porta mi venga aperta. Forse ho sbagliato a venire qui, forse sarebbe meglio tornare indietro e rintanarmi in casa fino a domattina, forse sarebbe meglio lasciar perdere. Mentre torno indietro sui miei passi, sento la porta aprirsi alle mie spalle e una voce a me sconosciuta pronunciare delle parole. LILY:- Tu saresti? K:- Kyla, un'amica di Dave. L:- Lily, sono sua sorella. Lily è meravigliosa: ha dei capelli lunghi e lisci come la seta di un castano scuro che richiamano il suo colore degli occhi. Dave mi aveva solo accennato della sua esistenza senza mai pronunciare una parola in più sul suo conto. È sicuramente più piccola di lui, ma di qualche anno. L:- Entra, fuori si congela. K:- Grazie. Lily appoggia il mio cappotto sull'attaccapanni, chiedendomi di accomodarmi. L:- Dave è in bagno... desideri che ti prepari qualcosa? K:- Un tè sarebbe gradito. Lily mi sorride dolcemente, prende un pentolino e dopo avergli immerso una bustina con una delle fragranze presenti all'interno del suo mobile da cucina, versa il tutto in una tazza tremendamente buffa. Porto le mani dinanzi alla bocca per nascondere la risata che mi sta per scappare. L:- Lo so, non capita tutti i giorni che qualcuno ti venga a servire con una tazzina a forma di maialino... K:- E' originale... L:- Dave mi aveva detto che non avrei dovuto comprarla, ma io finisco sempre per fare di testa mia. K:- Beh almeno non lasci che tuo fratello ti metta i piedi in testa. Sei coraggiosa e determinata. L:- Non sembra ma posso essere davvero cattiva. ( sussurrandomelo all'orecchio) K:- Anche io. (ricambiando) Entrambe scoppiamo a ridere come delle stupide bambine. D:- Kyla? La mia faccia passa in un secondo dalla felicità alla paura e alla confusione: Dave è messo proprio male. Ha un braccio ingessato, un taglio sulla fronte e sul labbro inferiore, mentre il viso è ancora un po' gonfio. L:- Kyla ti è venuta a trovare e nel frattempo le ho preparato qualcosa da bere. D:- Puoi lasciarci soli un attimo? L:- E' importante? D:- Lily... ( con uno sguardo abbastanza minaccioso) L:- Okay okay, me ne vado... buona fortuna Kyla. Le sorrido. D:- Perché sei qui? K:- Volevo sapere come stessi. ( stringendo forte la tazza tra le mie mani) D:- Non credo ci sia molto da aggiungere. K:- Dave... Annuisce ma in silenzio, con gli occhi. K:- Mi dispiace per ciò che ti ha fatto Jonathan e non voglio giustificarlo, ma è da un po' che non riesce a controllarsi. Forse ha dei problemi e non trova il coraggio di esternarli, forse è qui proprio per risolverli e non si sente sicuro nel dirmelo, forse... D:- E' innamorato di te Kyla. K:- C-co-cosa? D:- Non reagisci in quel modo se per te quella persona non significa nulla. K:- Ti sbagli, io sono come una sorella per lui e non fa che ripeterlo. Cerca di colmare il vuoto che ha lasciato Selene, proteggendomi come se io fossi lei. D:- Selene? K:- Era sua sorella minore; purtroppo ci ha lasciati molti anni fa a causa di un arresto cardiaco. Era con Jonathan quel giorno e lui non si è reso conto che stesse male fino a quando non è svenuta e l'hanno portata in ospedale. Dave mi ascolta attentamente, badando ad ogni mia singola frase. K:- Non è una giustificazione, ma questo trauma l'ha cambiato molto e sarà difficile per lui ritornare quel ragazzo spensierato che era prima. D:- Continuo a credere che non sia così; anche io avrei reagito in questo modo. K:- Beh dovreste mettere a bada i vostri nervi per un po'. Fa tanto male? D:- Quello che basta. Dave si avvicina lentamente al tavolo, appoggiandosi con la schiena vicino all'isola della cucina, a pochi centimetri dalla mia posizione. K:- Mi hanno detto che non potrai partecipare alla gara... D:- Alle prossime gare. K:- Se potessi in questo momento fare qualcosa per te, sarebbe più che rassicurante per me. D:- Non è colpa tua, smettila con queste paranoie del c***o. Beh ha ragione, sono la persona più paranoica del mondo. Se domani il mondo bruciasse, probabilmente darei la colpa a me stessa inventandomi qualcosa che per me avrebbe senso. K:- Ti ho detto delle cose abbastanza pesanti... D:- Effettivamente avresti potuto essere più delicata. K:- Però non puoi dire di non essertelo meritato. Cioè le parole non le pestate... D:- Probabile. Mi alzo dalla sedia, prendo dal cappotto un pennarello, mi rimetto a sedere e inizio a scrivere qualcosa al centro del suo gesso. D:- Che stai facendo? K:- Non ti ho mai fatto un regalo in quei tre mesi che abbiamo passato insieme e mi sembra giusto che almeno per questa occasione tu abbia un mio pensiero inciso sullo strato superiore della tua pelle. Quindi adesso lascia che io finisca il mio lavoro. D:- " Che quella parte nascosta di te, non sia poi più così tanto nascosta. Guarisci presto, K. " K:- Sono stata dolce... tienilo a mente. D:- Ci proverò. ( con un sorriso beffardo stampato sulla faccia) Riusciamo a mantenere il contatto visivo per un tempo abbastanza lungo e so che qualcosa dentro di me non è cambiato ma non posso e non devo ricascarci di nuovo. Ci tengo a lui, ma voglio che continui a rimanere solo un'amicizia; non posso permettere che i sentimenti prevalgano di nuovo sulla ragione. Sappiamo tutti che il cuore non porta mai a niente di buono e queste ultime ore ne sono la dimostrazione. K:- Sarà meglio che vada; è un po' tardino e io devo studiare un programma intero di storia. D:- Kyla aspetta. (ponendosi davanti e bloccandomi il passaggio) Faccio un cenno di affermazione con il capo e... D:- Non sei mai stata su quella lista, non avrei mai cercato di farti del male. K:- Non posso esserne sicura, ma voglio darti il beneficio del dubbio. D:- Possiamo almeno essere amici e non odiarci a vicenda? K:- Non ti ho mai odiato Dave e mai potrei... l'odio è un qualcosa che non mi appartiene. Dave mi guarda come se stesse aspettando altro da me, come se la mia risposta non gli bastasse, come se avesse bisogno di un'ulteriore conferma. K:- Certo che possiamo essere amici. Non so per quale motivo o ragione a me non spiegata gli lascio un bacio sulla guancia, facendo andare il mio stomaco in subbuglio. Lui ricambia accarezzandomi i capelli e le guance delicatamente. È in istanti come questi che riesco a riconoscere la sua vera natura, la parte più profonda della sua persona che però tende sempre di oscurare quasi se ne vergognasse. Mi ritraggo velocemente per l'imbarazzo. L:- Ci si rivede Kyla. Okay magari se mi sotterro è meglio. K:- Alla prossima. Dave rimane in silenzio sorridendomi con gli occhi che a volte, valgono più di mille parole. Ore 19:54: dopo aver ripetuto l'ultima pagina di storia, metto in ordine la scrivania riponendo ogni cosa al proprio posto. Marley mi guarda con aria compiaciuta come se capisse che il disordine della mia camera corrisponde al disordine del mio cervello. Solitamente non mi riduco mai all'ultimo né con lo studio né con gli altri impegni in generale; è ormai un mese che ho deciso di staccare con il lavoro e dovrei riprendere questa settimana ma non credo di riuscire a reggere il tutto. Ho bisogno di staccare nel fine settimana, per questo quasi sicuramente mi licenzierò. Posiziono le cuffiette nelle orecchie e avvio la mia playlist preferita. (canzone di riferimento Souvenir di Selena Gomez) Ore 20:31: la mia stanza sembra come nuova ma tutto questo lavoro mi ha portato via gran parte delle energie quindi decido di riscaldarmi il pranzo che mi ha lasciato la mamma dato che tornerà tardi poiché è alla sua solita cena di lavoro. Marley è diventato la mia nuova mamma ormai; non ricordo nemmeno più quando sia stata l'ultima volta in cui io e la mamma abbiamo trascorso l'intera giornata insieme. Praticamente le uniche volte in cui ci riusciamo a vedere sono la mattina e raramente il pomeriggio. Dopo aver dato una lavata ai piatti, alle posate e ai bicchieri rimanenti anche della mattina precedente, lascio che Marley si diverta con i suoi pupazzetti mentre è disteso nella sua cuccia e ne approfitto per fare una doccia calda e rilassante. Asciugo i capelli, indosso il mio pigiama con le papere abbinato perfettamente ai miei calzini, le ciabatte e raccolgo i capelli in uno chignon scompigliato. Accendo il portatile, accedo a Netflix e inizio la mia solita maratona di Jane the Virgin mentre con una mano reggo la tazza con la cioccolata calda al cui interno sono immersi i marshmallow. Al mio fianco c'è Marley che si gode la scena mentre è appoggiato sulle mie ginocchia. Ore 00:21: sobbalzo dal divano andando a sbattere con la gamba contro il tavolino a causa del picchiettio continuo e rimbombante della porta. Non mi ero nemmeno resa conto di essermi addormentata qui e considerata l'ora, dovrebbe essere la mamma che avrà dimenticato sicuramente le chiavi. Apro la porta e... K:- Jonathan? J:- Lasciami entrare. Ha gli occhi rossi e a stento riesci a reggersi in piedi. K:- Hai bevuto? J:- Forse... neanche me lo ricordo. K:- Jonathan non dovresti nemmeno essere qui. J:- Ti ho lasciato un sacco di messaggi, ma non mi hai risposto. K:- Mi sono addormentata. Jonathan si avvicina rapidamente verso di me e sì, puzza di alcool.J:- Perché mi fai soffrire Ky? K:- Non capisco. J:- Proprio non lo capisci eh? K:- Cosa dovrei capire Jonathan? Ti sei messo a picchiare la gente all'improvviso. J:- Io faccio le cose per un motivo e soprattutto quando mi fanno girare i co*****i. K:- Beh non è un comportamento molto maturo da parte tua, lasciatelo dire. J:- Smettila, c***o. K:- Jonathan. Mi fa paura in questo momento, non l'ho mai visto urlare in questo modo o rispondermi con tutta questa rabbia repressa che ha in corpo. J:- Tu... tu mi piaci Kyla. K:- Non sai cosa dici, sei visibilmente fatto. J:- Tu mi piaci. Perché credi che gliel'abbia fatta pagare a quello st***o?! K:- Smettila. Jonathan si inginocchia dinanzi a me, cingendomi i fianchi con le sue possenti braccia e appoggiando la sua testa sul mio ventre. J:-Perdonami per tutto, perdonami per il dolore che ti ho causato e che continuo a causarti. (con le lacrime agli occhi) Gli accarezzo dolcemente il capo mentre anche io mi abbandono ad un pianto doloroso e liberatorio. Ora non è più Jonathan a prendersi cura di me, sono io a prendermi cura di lui. K:- Ti perdono.

La scena si conclude con la canzone Hometown Glory di Adele.

The strength to stay alive- La forza di restare in vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora