CAPITOLO 15

77 40 3
                                    




25 Dicembre: è il primo Natale dopo tanto tempo che tutta la mia famiglia sarà riunita. Solitamente viene solo papà in città, ma oggi non sarà così. Oltre alla sua compagna, ai miei fratellastri e a Chase, verranno qui anche i nonni: mia nonna e mio nonno materno, mia nonna paterna. Dalla morte di mio nonno paterno, avvenuta circa cinque anni fa, è una mia ricorrenza scrivergli delle lettere e darle alla nonna; lo faccio per sentirlo più vicino a me e per fargli sapere tutto ciò che si sta perdendo. Renderlo fiero di ogni mio progresso. Mamma stamattina mi ha svegliata all'alba per poter finire di preparare le ultime cose: girovaga per la casa da circa mezz'ora e anche se non lo ammetterà mai, so che è molto agitata. Lo è sempre se si tratta di fare delle nuove conoscenze, a maggior ragione se quest'ultime potrebbero influenzare il nostro rapporto. Cerco di tranquillizzarla e lei continua a ripetermi di stare bene; l'unica cosa che riesce a fare è dare ordini su ordini. Spolvera di qua, spazza di là: mi ha addirittura chiesto di pulire l'ingresso: a chi diamine interessa? K:- Sai quando arriveranno? M:- Saranno sicuramente partiti. Ci vorranno delle ore, ma per pranzo dovrebbero farcela. K:- Non vedo l'ora di rivedere Chase e prenderlo in giro fino a che non se ne andrà. M:- Meglio di no Kyla, ci presenterà la sua ragazza e non sarebbe tanto carino se conoscesse una sorella così impertinente. K:- Una ragazza? Chase ha davvero messo la testa al proprio posto. Non avrei mai creduto che mio fratello riuscisse a trovare la sua anima gemella: insomma è insopportabile, sarà sicuramente una santa. Io e mamma ci mettiamo all'opera per preparare i nostri biscotti preferiti e lo ammetto, durante la lavorazione non ho fatto altro che assaporare l'impasto, leccandomi le dita completamente unte di olio e farina. M:- Adesso non ci resta che aspettare, nel frattempo vai a vestirti. Non voglio essere né troppo stravagante né troppo semplice, quindi opto per un maglioncino di colore bianco seguito da una gonna scozzese e da un cerchietto di colore rosso con le orecchie di un elfo. Hai mai visto un elfo rosso in vita tua? Beh eccomi. Dopo essermi data una sistemata, prendo dal cassetto un paio di calzini che ho comprato un paio di giorni fa; mentre sto per chiuderlo però, non posso non notare racchiuso in una busta il portachiavi regalatomi da Dave. Ho deciso di conservarlo lì così che nessuno lo vedesse e ne traesse delle conclusioni affrettate: è il nostro piccolo segreto e vorrei che rimanesse tale. Lui ha conosciuto una parte di me che non riuscivo ad ammettere nemmeno a me stessa e non è un qualcosa che faccio così spesso. Sono contenta anche di aver ascoltato una parte della sua vita: adesso posso dire di conoscerlo un po' di più. Frettolosamente rimetto tutto in ordine, accertandomi che nulla sia fuori posto ed esco dalla stanza, chiudendola a chiave; non voglio che qualcuno venga a ficcare il naso, sarebbe imbarazzante. Mamma continua a badare i fornelli, mentre io apparecchio la tavola: bicchieri, posate, piatti e fazzoletti sono perfettamente abbinati alla tovaglia. M:- Mancano dei posti. K:- No, sono dieci come avevi richiesto. M:- Ho dimenticato di dirti che siamo quattordici K:- Quattordici? Chi si è aggiunto? Il campanello non permette alla mamma di rispondere... apro la porta e... CHERYL:- Kyla, guarda quanto sei cresciuta, fatti abbracciare. (allungando le braccia e porgendo la sua testa sulla mia spalla) Cheryl è la mamma di Jonathan, una donna forte e intraprendente, dall'aspetto a dir poco incantevole: capelli biondi, occhi verdi e un fisico che fa invidia a molti. Adam, invece, è il papà di Jonathan: capelli castani, occhi marroni e con un'altezza che supera quasi la mia porta. ADAM:- Cheryl... così la strozzi. C:- Jonathan ci ha parlato tanto del tuo cambiamento, ma io stentavo a crederci. Come si suol dire: "se non vedo, non credo" K:- E Jonathan? A:- E' andato a parcheggiare l'auto, sarà qui a momenti. In questo momento vorrei soltanto sprofondare il più velocemente possibile, scappare via da questa realtà che mi opprime dentro. Non vedo Jonathan da quando l'ultima volta ho chiesto lui di andare via dalla mia casa: Isabel mi aveva costretta a stroncare il rapporto che avevamo. E so che ne aveva tutte le ragioni, ma io e Jonathan ci siamo sempre completati a vicenda. Ogni ferita veniva ricucita da lui, ogni lacrima veniva asciugata da lui, ogni consiglio mi veniva dato da lui. Senza Jonathan, ero solo la piccola Kyla indifesa. Sapevo che un giorno avrei dovuto smettere di aspettarlo, ma non avrei mai pensato che fosse arrivato così rapidamente. Per me è stata una novità troppo grande da metabolizzare. Mi sono sentita come un cucciolo abbandonato dal suo padrone nell'attesa che qualcuno si accorgesse di lui e lo portasse con sé. Avevo bisogno di qualcun altro che mi volesse bene, anche se nessuno avrebbe superato Jonathan. Per me nessuno lo supererà mai. Jonathan resta e resterà una parte di me. K: Entrate pure. Dopo averli fatti accomodare e concesso loro una tazza di tè caldo... CHASE:- Eccola qui la mia sorellina. K:- Smettila. Mamma mi tira un'occhiata di avvertimento... ZARIA:- Lasciala stare, sei sempre il solito. K:- Immagino che tu sia la fidanzata di mio fratello... piacere, Kyla. (tendendole la mano) Z:- Zaria. Ha i capelli lunghi e neri, gli occhi che combaciano perfettamente con i suoi colori e degli zigomi ben scolpiti. È davvero bellissima, mio fratello sa il fatto suo. K:- Sei magnifica, complimenti. Non so come tu faccia a sopportarlo, se devo essere sincera. Z:- A volte me lo chiedo anche io. C:- Non è divertente. Credo che io Zaria diventeremo grandi amiche. M:- Entrate pure. Jonathan e Isabel sono qui e presuppongo che la loro frequentazione stia andando a gonfie vele. Dopo averlo ammirato per un secondo con la coda dell'occhio, mi posiziono al centro della stanza chiedendo agli altri se volessero qualcosa. Jonathan si avvicina e... J:- Kyla, sono mesi che non mi rispondi. Ho chiamato anche tua madre e mi ha aggiornato un po' sulla situazione. Ti ho fatto qualcosa? Me lo sto chiedendo da un bel po'... K:- Niente di tutto questo, semplicemente avevo bisogno che tu ti allontanassi da me per un po'. Sai tra la scuola e una serie di cose, era abbastanza stressante per me averti in casa mia. Un unico bagno per tutti, un'unica cucina per tutti, un unico salotto per tutti. Sai che non amo condividere i miei spazi personali. J:- Ho capito, quindi ero solo un peso per te. K:- Non ho detto questo. J:- Beh a me sembra proprio di sì. I:- Kyla, da quanto tempo... mi sono persa qualcosa? Hai trovato per caso un fidanzatino? Odio la sua falsità e prepotenza. K:- Sai cosa? Credo proprio di aver trovato una persona che faccia al caso mio. J:- Davvero? K:- Già... I:- Jonathan non iniziare, sai che Kyla è in gamba. J:- Sono sorpreso, non credevo che riuscisse a trovare una persona che facesse al caso suo. Kyla è particolare, va compresa fino in fondo. ( marcando quest'ultima parola) K:- E' arrivato mio padre. Se non vi dispiace, vado ad accoglierlo. Jonathan mi fissa come se volesse dirmi qualcosa, ma l'unica cosa che riesce ad accennare è un "buona fortuna". Lo ringrazio e... K:- Papà. P:- Kyla. E' strano l'effetto che riesce a farmi ogni volta che lo incontro o semplicemente sento la sua voce: avere dei genitori separati non è affatto facile da accettare. Sin da piccola ho sempre visto in loro il vero amore e forse proprio per questo, mi sono creata delle false aspettative. Credevo che dopo il matrimonio tutto durasse per sempre e invece, con il tempo, ho capito che tutta la mia immaginazione era solo una grandissima bugia. Una bugia dolorosa quanto un coltello conficcato nel proprio petto. Tutta la fiducia che avevo riposto in loro e nell'amore in generale, era svanita; per me l'amore non esisteva e non sarebbe esistito mai più. P:- Non mi dici niente? È un anno che non ci vediamo. Mi precipito rapidamente tra le sue braccia e sento tutto il suo calore riscaldarmi, quasi fosse una coperta. Chase, d'altro canto, è freddo; dopo la separazione lui non ha più visto papà allo stesso modo, a maggior ragione dopo essere venuto a conoscenza della sua nuova compagna. "Hai dimenticato troppo velocemente la mamma" sono le uniche parole che è riuscito a pronunciare. Dopo aver conosciuto la sua nuova famiglia, salutato i nonni e finito di riordinare le ultime cose, ci posizioniamo tutti a tavola in attesa che ci venga servito il pranzo. A capotavola sono seduti papà e il nonno, Jonathan ed Isabel sono posizionati di fronte a me, mentre Chase e Zaria mi affiancano. P:- Kyla la mamma mi ha detto che dopo la scuola andrai al college, sai già dove? K:- Avevo pensato di andare alla Stanford oppure ad Harvard, però, vedrò cosa mi consigliano anche i miei professori. M:- Kyla vorrebbe diventare un medico e sono certa che ci riuscirà. P:- La mia piccolina, mi ricordo ancora quando fingeva di curarmi i tagli e io dovevo far finta che tutto andasse bene. Ha sempre adorato aiutare gli altri e sapevo che non sarebbe cambiata. (accarezzandomi la mano) Chase è infastidito, ma non si muove di un millimetro. K:- Sai papà, anche Chase vuole aggiornarti sulla sua vita. C:- In realtà io non devo dirgli proprio nulla. Se fosse stato più presente, adesso lo saprebbe. M:- Chi vuole un po' di pollo? K:- Cambiamo argomento? Bene, sai che non lo mangerò perché sono vegetariana, ma ti aiuto a prenderlo volentieri. La mamma mi sussurra un grazie. M:- Io porto queste di là, puoi farcela anche da sola? K:- Certo, ho bisogno di staccare un po' da quei due. In una mano infilo il guanto, dall'altra afferro le pinze per evitare di scottarmi. L'ultima cosa che mi serve è una bruciatura. Poggio il vassoio sul davanzale e... J:- Quindi hai un ragazzo? K:- Può darsi... e poi anche se fosse? Non ti dovrebbero interessare questo genere di cose, hai una ragazza. Ricordi o hai bisogno che ti dia io una svegliata? J:- La smetti di essere così acida con me?! Quasi non ti riconosco più. K:- Io non riconosco più te: prima non mi dici che hai una ragazza, poi la lasci, poi scopro che fumi, poi mi baci senza pensare alle conseguenze e credendo che io sia un giocattolo senza sentimenti, telecomandato a tuo piacimento. Poi come se non bastasse le dai una seconda possibilità e ti scusi con me per il grosso errore che hai commesso. So che ti ho chiesto io di rifletterci, ma pensa un po'... me ne pento. Fai pace con il cervello Jonathan e quando ci sarai riuscito, fammi un fischio. Così saprò per certo che la persona a cui tengo più di tutti, è ancora dentro di te perché onestamente adesso credo che abbia perso un po' i colpi. J:- Aspetta... c'entra Isabel in tutto questo? (afferrandomi il braccio) K:- Dovresti saperlo tu... adesso lasciami per favore. J:- Va bene. C:- Mia sorella è diventata anche una cameriera, direi perfetto. Zaria gli dà una gomitata e sinceramente, il mio livello di fierezza è pari a cento. C:- Ahia. K:- Novellino. Dopo aver mangiato ogni singola cosa presente nel mio piatto, la mia pancia sta chiedendo pietà. È letteralmente gonfia come un pallone, sembro incinta di cinque mesi. Nel mentre che aiuto la mamma a sparecchiare, vengo interrotta da papà che mi chiede di volermi mostrare qualcosa.K:- Sì? Mi tende una scatola e dopo averla aperta... K:- Un collare? Ma io non ho un cane. (sorridendo ironicamente) P:- Beh da oggi sì. Dalle scale papà fa un segno di approvazione a Rachel ( la sua compagna) e da quel momento vedo delle dolci zampette scendere velocemente le scale. È un cucciolo di labrador a pelo lungo color cappuccino. K:- Papà, non dovevi. (con le lacrime agli occhi) In questo momento la mia felicità supera ogni cosa: ha sempre saputo quanto io ne desiderassi uno e finalmente è riuscito a rendermi appagata. Per tutta la vita ho sognato questo momento; ogni Natale per dieci anni non ho mai chiesto nessun regalo se non questo, un amico a quattro zampe che mi tenesse compagnia quando le cose non andavano nel verso giusto, quando mi sentivo sola o semplicemente stanca. Sarebbe stato l'unico a darmi l'amore incondizionato di cui ho sempre avuto bisogno. P:- E' un maschietto, quindi a te la scelta. K:- Marley è perfetto. Vero? ( accarezzando il suo paffuto pelo) Marley acconsente leccandomi tutta la faccia.Z:- Sembra che sia d'accordo anche lui. K:- Già hahaha. R:- Non vorrei sembrare invadente ma ho deciso di comprargli una copertina e questa tutina. (ha delle papere che ricoprono l'intera superficie) K:- Ma cosa dici, sei stata fin troppo gentile. M:- Papà mi ha detto tutto un paio di giorni fa, quindi ho avuto anche io il tempo per fare un pensierino. Gli ho preso due giocattolini così che possa abituarsi prima alla sua nuova casa. C:- Ho sbagliato a giudicarti, non sei così male. P:- Spero di riuscire a recuperare la tua stima. C:- Quelle due pesti però, la prossima volta è meglio se restano a casa. Effettivamente non ha tutti i torti, i figli di Rachel sono molto iperattivi; fanno venire il mal di testa. J:- Quindi tu sei Marley eh? Non preoccuparti, sei in buone mani. (facendo un occhiolino) K:- Porto Marley di sopra, così sistemo meglio le sue cose. Z:- Vuoi una mano? K:- No no, tranquilla. Sistemato il tutto e chiusa la camera, mi ritrovo Isabel alle spalle... I:- Così hai anche un cagnolino adesso. K:- Sì e...? I:- Beh sai, vi somigliate molto. K:- Non mi offendi dandomi della cagna. E sinceramente dovresti smetterla di essere così perfida, io e Jonathan non siamo più quelli di una volta; in aggiunta è una mia impressione o ti si vedono le rughe? Isabel mi molla uno schiaffo dritto in faccia, lasciandomi un segno rosso evidente quanto una casa. Poi mi tira una ciocca di capelli, strattonandomi a sé e spingendomi giù per le scale. L'unica cosa che riesco a ricordare dopo la caduta sono le urla di mia madre. Mi sono resa conto di quanto tossica fosse quella persona solo quando ha toccato il fondo e ho permesso che restasse accanto a Jonathan solo perché ero divorata dal mio senso di colpa. Al mio risveglio, mi ritrovo stesa nel letto di un ospedale e al mio fianco c'è la mamma con la testa appoggiata alla poltrona. Sono ancora un po' indolenzita, ma le uniche due cose che mi interessano più di tutto in questo momento, sono Marley e Jonathan. Chi avrebbe mai immaginato di trascorrere un Natale così spensierato e allo stesso tempo così doloroso? K:- Dov'è Marley? La mamma chiama il dottore per aggiornarlo del mio risveglio. Dopo aver controllato come stessi... D:- Signorina lei ha subito una leggera commozione cerebrale, ma non è questo che mi preoccupa... K:- In che senso? Sono confusa, ma è normale. D:- Non credo che riuscirà a camminare per un po'. Avrà bisogno di qualcuno che si occupi di lei ventiquattro ore su ventiquattro. Non si è rotta nessun osso, ma la caduta ha scatenato una sorta di trauma; le sue gambe hanno subito una paralisi provvisoria. M:- Quando riuscirà a riprenderne l'uso? D:- Dipende tutto da Kyla. K:- Va bene, mi impegnerò. Adesso voglio sapere dove sono Marley e Jonathan. M:- Marley è con papà a casa. Jonathan è in sala d'attesa. K:- Puoi chiamarmelo per favore? Mamma annuisce. J:- Kyla, non sai quanto mi dispiace; è tutta colpa mia. K:- Non è colpa di nessuno, neanche io ho mai pensato che avrebbe reagito in questo modo. Sì, l'ho provocata ma ciò non significa che mi avrebbe dovuto ammazzare. La violenza non è mai la soluzione giusta. K:- Dov'è adesso? J:- Abbiamo chiamato la polizia. L'hanno portata in un ospedale psichiatrico; non sapevo nemmeno che prendesse delle pillole. A quanto pare sa nascondere bene le sue reazioni. K:- Jonathan devo dirti una cosa. J:- Sì? K:- E' vero che alcune volte non ti riconosco proprio, ma non è per questo motivo che ti ho detto di andartene; non sei mai stato un peso per me. Isabel mi ha detto che dovevo farmi da parte e, poiché ci eravamo baciati, ho pensato che fosse il minimo. Non potevo e non dovevo averti davanti per un po'; necessitavo di spazio: dovevo restare da sola con i miei pensieri e tu non facevi altro che peggiorare le cose. Ma non fraintendermi, non sei mai stato tu il problema. Sono sempre stata io. J:- Le cose si fanno in due, quindi smettila di addossarti tutta la colpa. Adesso la finiamo di pensarci? K:- Va bene. J:- E visto che non ne ho avuto l'occasione... ecco a te il mio regalo. K:- Ma io non ho pensato a nulla per te. J:- Credi che aspettassi qualcosa in cambio? Aprilo dai. E' una polaroid color celeste il cui retro è caratterizzato dalla scritta "KYLA" incisa in grassetto. K:- E' bellissima. J:- Premi il pulsante. K:- Questo? Indicando l'unico che sono in grado di vedere. J:- Non aver paura, non ti mangia mica. Dopo averlo schiacciato, compare una foto. Ma non una qualunque, è una nostra foto di quando eravamo piccini, talmente abbracciati da farci mancare il fiato. J:- Ti ho anche scritto una lettera, ma vorrei che la leggessi solo quando ti sentirai sicura al cento per cento o meglio quando il tuo cuore ti dirà di farlo. Ho messo tutto me stesso per scriverla e vorrei che le dessi la giusta importanza, proprio come tu lo sei per me. Senza esitare un secondo, allungo le mie braccia lungo il suo petto e lui ricambia. K:- Scusami tanto ( gli sussurro) J:- Non invertire i ruoli, piccola Kyla.

La scena si conclude con la canzone Please don't go di Joel Adams.

The strength to stay alive- La forza di restare in vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora