CAPITOLO 32

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È già una decina di minuti che fisso lo schermo del cellulare cercando di premere il pulsante della chiamata. Ho detto a Jonathan che lo avrei telefonato io una volta rientrata in casa, ma adesso vorrei solo scomparire. Come faccio a dirgli che ho baciato Dave? Ho promesso lui di restargli accanto ed è bastato un secondo perché tutto questo svanisse. Non riesco a guardarmi allo specchio: quella figura che riflette nella stanza non è altro che la mia seconda persona. Mi sono fatta prendere dal momento, ma la vecchia Kyla questo errore non lo avrebbe mai commesso, la vecchia Kyla avrebbe usato la testa. Tiro un enorme sospiro e trascino il dito verso l'icona del telefono. J:- Finalmente... credevo ti fossi persa, mi stavo iniziando a preoccupare. K:- Perdersi in una cittadina così piccola è alquanto improbabile. J:- Hai ragione, scusami Ky. K:- Com'è andata la terapia? Da quando l'ho accompagnato per la prima volta, ha deciso di volermi lasciare fuori almeno da questo punto di vista: all'inizio ero un po' contraria a questa scelta, ma poi con il passare dei giorni mi sono resa conto che vederlo in quelle condizioni faceva più male della malattia in sé. È stato altruista da parte sua. J:- Come al solito. K:- Capisco... sai che ne possiamo parlare. J:- Che ne dici se venissi a casa tua? Un nodo in gola mi inizia a stringere sempre di più; parlare con lui adesso è già difficile e quindi vederlo di persona sarebbe la fine per me. Non riesco a mentire per troppo tempo e Jonathan mi conosce da sempre, quindi le probabilità che venga a scoprire di me e Dave sono molto alte. K:- In realtà sono stanca, vorrei andare a dormire. J:- Alle cinque e trenta del pomeriggio? K:- Domani abbiamo deciso di andare in spiaggia, quindi dovrò essere carica abbastanza per affrontare l'intera giornata. Jonathan resta in silenzio dall'altra parte del telefono. K:- Possiamo comunque vederci domani sera. J:- Tranquilla, è giusto che anche tu ti diverta. Sorrido dolcemente. K:- Ho inviato la domanda anche alla Boston University. J:- Ottima scelta. K:- Jonathan... J:- Qualcosa ti turba? K:- Tutto questo sta finendo e io ormai sono cresciuta abbastanza per affrontare il mio futuro da sola. Eppure non riesco a capacitarmi che tutto questo sia possibile... perché? J:- Sai... a volte avere paura è lecito, ma ciò che conta realmente è il modo in cui affronti quello che l'universo ti pone davanti. Uscire dal bozzolo e far spiegare le proprie ali non è altro che il segno dell'eterna e infinita crescita. Rifletto rimarcando queste parole nella mia mente e non posso che essere d'accordo. Non devo avere paura o andare nel panico: ero a conoscenza del fatto che tutto questo prima o poi sarebbe accaduto e io non posso fare nulla affinché le cose vadano in modo diverso; devo accettarlo. K:- Grazie Jonathan. J:- Non hai motivo di preoccuparti di nulla, Alison se la caverà. K:- E tu? J:- Anche io me la caverò... e poi ti ho fatto una promessa, ricordi? K:- Il ballo di fine anno. J:- Esatto. La speranza ma allo stesso tempo anche la convinzione nella sua voce, non fanno altro che aumentare il mio rimorso. Ho tradito una parte di lui: sono stata disonesta e continuo ad esserlo fingendo che non sia accaduto nulla. Jonathan merita che le cose siano chiarite, Jonathan merita di sapere ogni cosa e con ogni intendo anche quello che mi è accaduto alla cena. K:- Cambio di programma, puoi venire. J:- Come mai questo cambio repentino d'idea? K:- Dobbiamo parlare. Ore 19:19: Jonathan ha appena parcheggiato la sua auto nel vialetto, quindi apro la porta e lo invito ad entrare. Lui si avvicina cercando di rubarmi un bacio, ma io mi sposto in tempo per evitarlo. Jonathan mi guarda con confusione. J:- Cos'hai? K:- Quello che sto per dirti non ti piacerà affatto. Voglio essere chiara e coincisa, è inutile fare tanti giri di parole. J:- Hai mangiato la carne e non lo sapevi? Jonathan ride sotto i baffi. K:- Non sto scherzando Jonathan. Il suo sguardo inizia a farsi più serio, fissando poi le sue iridi verdi nelle mie marroni. K:- Io e Dave ci siamo baciati. Tolto il dente, tolto il dolore. Jonathan rimane impassibile, continuando ad osservarmi con aria fredda. Il sorriso che prima aveva si è trasformato in una specie di smorfia: posso percepire il dolore, la rabbia e la delusione che si porta dentro in questo momento. K:- Non avrei dovuto fare una cosa del genere. J:- Non avresti dovuto fare una cosa del genere a me. (alzando il tono della voce) Jonathan serra i pugni. K:- Mi dispiace. (con le lacrime agli occhi)J:- Quando è successo? K:- Oggi. Jonathan inizia a camminare per tutta la stanza con fare nervoso. K:- C'è anche un'altra cosa. Mi asciugo le guance con la manica della maglia, facendola così sporcare con i residui colati del fondotinta. Jonathan rialza lo sguardo, osservandomi attentamente. J:- Che hai fatto? Si avvicina, rilasciando poi le sue mani lungo la mia guancia. J:- Rispondimi. Cerco di rimandare giù le lacrime e con un po' di coraggio, avanzo di un passo. K:- L'altra sera io e la mamma siamo andate ad una cena di lavoro. Nathan Brooks voleva che i suoi dipendenti gli facessero conoscere le rispettive famiglie. Abbiamo parlato con un bel po' di persone e ho finalmente conosciuto i colleghi della mamma; erano tutti molto gentili e non avrei mai pensato che potessi trovarmi in pericolo in un ambiente così tanto grande. J:- Continua. K:- All'improvviso mi sono ritrovata rinchiusa in uno stanzino, in preda al dolore e alla paura; un uomo mi ha stuprata e dopodiché mi ha lasciata lì dentro come se niente fosse successo, come se fossi un giocattolo utile solo per soddisfare il proprio piacere personale e, la cosa più terribile, è che per un momento anche io ho pensato che fosse così. J:- Kyla... sai il nome di quell'uomo? Faccio un cenno di negazione con la testa. K:- Non ho sporto denuncia perché so che la giustizia in questi casi non agisce come dovrebbe. J:- Ma avresti dovuto. K:- Credimi che comunque in un modo o in un altro sarebbe uscito al più presto da lì. È gente con tanti soldi in tasca quella lì, si sarebbe pagato la cauzione e tutto sarebbe tornato come prima. Jonathan mi accarezza le spalle, stringendomi poi forte a sé.J:- E' per questo che hai messo tutto questo trucco e ti sei vestita come se ci fosse il gelo lì fuori? Annuisco. J:- Kyla... Jonathan mi afferra le guance, facendo ricadere i suoi occhi nei miei. J:- Mi dispiace. K:- No. Mi allontano tentando di mantenere una distanza di sicurezza. K:- Dovrei essere io a scusarmi. Ti ho mentito e in aggiunta ho baciato Dave, non pensando minimamente a come ti potessi sentire tu. J:- Di certo non ti fa onore, ma io ho fatto cose ben peggiori. Mi dispiace non esserti stato vicino in un momento del genere, avrei dovuto rendermene conto; il modo in cui hai tentato di evitarmi e tutto il resto. K:- Non sei arrabbiato? J:- All'inizio lo ero, ma adesso non più. Tra tutto quello che mi hai detto, ciò che mi importa realmente è come stai tu adesso. Il mio cuore inizia a riprendere un battito regolare e una curva si forma rapidamente sulle mie labbra. K:- Diciamo che cerco di pensarci il meno possibile anche se è estremamente complicato. Sento ancora le sue mani addosso al mio corpo, scavare sempre più in profondità e spingersi oltre il limite; le mie urla e i miei lamenti, il modo in cui cercavo di divincolarmi ma la sua presa salda e potente mi bloccava il passaggio e mi rendeva prigioniera nel suo enorme castello. Ogni centimetro della mia persona è stato messo sotto gli occhi di chi non ha saputo prendersene cura e sapere che lo ricorderà per sempre, non fa altro che alimentare il mio senso di sconfitta e delusione. Sconfitta perchè ho riposto fiducia in una società che ha perso ancora prima di iniziare e delusione perché sono stata un'ingenua a pensare anche solo per un minuto che le persone siano disposte al cambiamento. J:- Andrà tutto bene, te lo prometto. K:- Scusami ancora per tutto. J:- Non pensiamoci adesso. K:- Voglio che tu sappia che nulla è cambiato, ho commesso un errore ma ciò che provo per te resta e resterà per sempre unico e speciale a modo suo. Sento che una parte di me sta dicendo la verità, ma d'altro canto sento anche che quel bacio mi ha aperto gli occhi su altrettante verità. Per tutto questo tempo ho negato a me stessa ciò che ho sempre avuto sotto il mio stesso naso: non ho mai provato piacere per due persone contemporaneamente perché prima di adesso, ho continuato a nascondermi nell'ombra credendo che fosse giusto, credendo che l'amore non fosse altro che un'inutile perdita di tempo, di energie e di sentimenti. Sono stata convinta, a causa anche della mia situazione, che nessuno potesse essere interessato a me e che nessuno in realtà avesse veramente voglia di provare ad avere un qualcosa di serio. "Kyla vogliono solo il tuo corpo, non ti guardano perché ti reputano bella ma solo perchè sei seducente abbastanza da poter essere usata per una notte e via". Non avrei mai pensato di poter abbattere questo muro perché lo ritenevo troppo pesante e sicuro, ma non appena Jonathan è rientrato a far parte della mia vita e Dave si è presentato nella maniera più sincera e dolce, ho capito che forse tutto quello in cui ho sempre creduto, avesse un fondo di bugia. Non si può essere certi dell'essenza di un fiore, se prima non lo osservi da vicino. K:- E proprio perchè è speciale e non voglio che si rovini, ho bisogno di un po' di tempo per riflettere. Jonathan si allontana, serrando la mandibola e passandosi una mano tra i capelli che pian piano iniziano a farsi sempre più pochi. K:- Ti prego di capirmi. È giusto per entrambi. J:- Va bene. Una risposta fredda ma al contempo caratterizzata da un mix di emozioni. K:- Grazie. J:- Voglio solo che tu sappia che qualsiasi scelta tu abbia intenzione di fare, manterrò comunque la tua promessa perché tengo a te più di qualsiasi altra cosa e anche perché sai che non sarei mai in grado di rifiutarmi. Meriti il meglio, Ky. Un'angoscia si propaga dentro di me: riesco a rivedere quel bambino che ha sempre cercato di proteggermi, che ha sempre voluto che io fossi felice e che non ha mai smesso di volermi bene. Il dolore lo ha cambiato, ma è anche vero che con il tempo è ritornato il Jonathan che ho imparato a conoscere e ad amare. Jonathan prende le chiavi da sopra al tavolo e si dirige verso l'uscita, ma poco prima di aprire la porta si gira verso di me. J:- Buona fortuna per le domande di ammissione anche se sono sicuro che ce la farai. Sorrido leggermente. K:- Jonathan... J:- Sì? K:- Anche io ti ho fatto una promessa, non dimenticarlo. J:- Mai. Chiude poi la porta alle mie spalle, lasciandomi nell'incertezza e nella confusione più totale.

La scena si conclude con la canzone Reflections dei The Neighbourhood.

The strength to stay alive- La forza di restare in vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora