CAPITOLO 19

69 39 3
                                    




Siamo esattamente allo stesso punto, nulla è cambiato. Noi non siamo cambiati. I nostri corpi si toccano all'unisono e tutto sembra non essere mai esistito; se dovessi spiegare come mi sento in questo preciso momento, darei solamente aria alla bocca; alcune cose non hanno bisogno di una descrizione perché parlano già da sé. I sentimenti, seppur a tratti risultino tremendi, danno tanto e sono proprio quelli per cui vale la pena continuare a crescere, diventando vulnerabile come dapprima non lo sei mai stato. Ho smesso di scappare solo adesso e non mi pento neanche un po': forse le cose dovevano andare così. Mentre sono appoggiata al suo petto, Dave alza il capo e dopo aver afferrato delicatamente le mie gambe... D:- Adesso io e te andiamo in un luogo che non potrai non amare. K:- Devo andare a casa a studiare... fammi scendere. (implorandolo con tutta la voce che ho in corpo) D:- Mi dispiace signorina, ma ora sei di mia proprietà. Credo che per un paio di ore tu possa anche fare a meno dei compiti, non andranno da nessuna parte. K:- Dove andiamo? D:- Questo non posso dirtelo, mi dispiace. Lo scoprirai da sola. K:- Ti odio. Dave sorride dolcemente. D:- Allora in macchina puoi arrivarci anche da sola. K:- Stavo scherzando, sei meravigliosamente perfetto. (dandogli un bacio sulla guancia) D:- Anche se avrei voluto di più, mi accontento lo stesso. K:- Che stupido che sei. Dopo essere entrati in auto, ci incamminiamo verso questa presunta meraviglia del mondo. D:- Ci vuole un po' di tempo per arrivarci, quindi se hai bisogno di riposare... fa' pure. K:- Non mi dire che è dall'altra parte della strada... D:- Ehm... quasi. K:- Dovrei essere arrabbiata con te adesso, lo sai? D:- Dai... K:- Dave mia madre non sa nulla, pensavo fosse una cosa veloce. D:- Lo sarà, te lo prometto. K:- Se non segui i patti, giuro che non ti parlo per un giorno. D:- Non ne saresti capace. K:- Credi che io dipenda da un uomo? D:- Questo devi dirmelo tu. K:- Ti sbagli, io di certo non lascio che sia qualcun altro a decidere la mia vita; sono indipendente e matura abbastanza per capire che tutto ha origine solo ed esclusivamente da me stessa. D:- Che caratterino. K:- Te l'ho detto Dave, tu non mi conosci. Comunque mi sa che ti serve un po' di musica. D:- Perché? K:- Perché sei tu che hai bisogno del riposino pomeridiano, non io. Dave accenna maliziosamente ad un sorriso, io allungo la mano verso la radio, alzando il volume che è praticamente sotto zero. (canzone di riferimento Cold water di Major Lazor ft Justin Bieber and Mo) Ammirando il paesaggio che riflette il finestrino, penso a quanto io mi sia persa in tutti questi anni. Non ho mai dato importanza a tutto quello che mi circondasse perché per me l'unica cosa che contava realmente, era il mio futuro. Ho lasciato che tutti questi anni volassero così velocemente e adesso che manca poco, rimpiango di non averli vissuti nel modo giusto. Ero una ragazzina che credeva di dover gestire tutto da sola, di trascorrere quei giorni in casa perché la vita mi avrebbe ripagata per bene e invece ho solo scoperto il dolore, in tutte le sue sfaccettature più pericolose, arrivando alla conclusione che la vita ti dà tanto e ti toglie tanto. Ci sarà sempre qualcosa che non andrà bene, ci saranno sicuramente le soddisfazioni, ma non sta a noi smettere di vivere prima del previsto. Ogni giorno va vissuto come se fosse l'ultimo, così che i rimpianti non prevalgano sulle soddisfazioni perché non c'è cosa peggiore di un vestito non realizzato. K:- Ma questa non è la strada che porta alla spiaggia? D:- Adesso vedrai... Dopo aver parcheggiato l'auto in un piccolo piazzale, Dave mi apre lo sportello e porgendomi la mano, mi invita a scendere. K:- Il famoso falò dove ci siamo conosciuti... D:- Ovviamente l'atmosfera non è la stessa, ma a noi non importa. K:- Fa freddino qui, ma l'idea è davvero dolce. (strofinando le mani per far sì che il calore le riscaldi) Dave si toglie le scarpe e fa un cenno con la mano, invitandomi a scendere con lui.K:- Ho troppo freddo, che ne dici se torniamo un'altra volta? D:- Non accetto obiezioni. Seppur una parte di me vorrebbe tornarsene a casa per potersi riscaldare vicino al camino con una bella cioccolata calda, un'altra parte di me pensa che l'idea non sia male e che è il momento di smettere di pensare. K:- Eh va bene, dammi un secondo. Dopo aver slacciato le scarpe e averle appoggiate accanto alle sue, scendo velocemente gli scalini di legno e raggiungo la riva. L'acqua stranamente non è molto ghiacciata, ma l'aria è decisamente gelida. K:- Hai sempre fatto così con tutte? D:- Così come? K:- Trattato bene le altre come fai con me. D:- Non sono un mostro. K:- Lo so, ma tutti hanno sempre avuto una visione opposta rispetto a quello che mi mostri. Non capisco perché girassero quelle voci... D:- Non te l'ho mai detto, ma prima ero una persona crudele, non riuscivo a mantenere una relazione salda; mi stancavo subito perché nessuna rispecchiava ciò che io volessi realmente. L'unica ragazza con cui è durata di più, ha ridotto il mio cuore in piccoli pezzi e da lì ho deciso che non avrei mai fatto tutto sul serio, per me l'unico scopo era il divertimento. Non ho permesso più a nessuno di distruggermi nuovamente. K:- Quindi mi scarterai? D:- Il motivo per cui ho lasciato Vanessa sei sempre stata tu... da quella notte ho visto qualcosa di speciale in te, tu non eri come le altre. Ho cercato in tutti i modi di toglierti dalla testa, ma più passavano i giorni e più la situazione non faceva che peggiorare. Poi sei diventata la mia tutor e inevitabilmente dovevo mettere a bada tutto: dopo la famosa conversazione in cui ci siamo fatti forza a vicenda, ho avuto la conferma di quello che ho sempre pensato. Smettila di credere di essere una delle tante, perché tu sei una delle poche ad essermi entrata dentro così velocemente. Pronuncio il suo nome con gli occhi lucidi e... K:- Qualsiasi cosa accada, tu potrai contare sempre su di me; non porto rancore, nel momento del bisogno ci sono per tutti, specialmente per chi ha dato e fatto tanto per me. E credimi se ti dico che è un dono trovare persone come te. Dave accenna ad un leggero sorriso, poi mi afferra la mano. D:- Chi si butta per ultimo è un asino. K:- Oddio guarda lì. Prendo la rincorsa e mi fiondo velocemente in acqua. D:- Non vale. Dave fa lo stesso. K:- Okay mi sto già pentendo. A primo impatto sembrava abbastanza calda. D:- Effettivamente non è stata proprio una buona idea. K:- Colpa tua, sai che sono competitiva. Si avvicina lentamente verso di me e dopo avermi spostato i capelli dalla fronte ed avermi guardato dritto negli occhi, mi sussurra... D:- Sei bellissima. Le mie gambe sono sopra le sue, mentre le sue mani avvolgono i miei fianchi. Al pronunciare di quelle parole sento qualcosa muoversi nella mia pancia: è una sensazione che ho sempre provato unicamente per Jonathan e non credevo che qualcun altro potesse farmi questo effetto. Sono le cosiddette farfalle nello stomaco: secondo uno studio scientifico vivono per un anno, ma io credo che non possano essere misurate con il tempo, che durino per sempre. E anche se si tratta di un qualcosa di momentaneo, è l'istante più bello di sempre; sono dell'idea che l'uomo non sia ancora pronto a questo genere di cose. Dave percepisce la mia tensione quindi cerca di tranquillizzarmi. D:- Sai che con me non c'è bisogno. K:- Non sei tu, sono io che reagisco in modo strano. Dave accarezza le mie guance e pacatamente avvicina le sue labbra alle mie. Ricambio: il mio cuore batte forte come un martello e le mie mani iniziano a tremare rapidamente. Dave mi ha dato indietro tutto quello che ho perso per la strada, mi ha dato indietro il sorriso, ma soprattutto la forza di restare in vita. (canzone di riferimento Angel by the wings di Sia) D:- Ti va di uscire? K:- Sì, ma come torniamo a casa senza asciugarci? D:- A questo ci penso io. K:- Mi sa che domani ci alzeremo con un bel raffreddore. (tremando tutta) D:- Tranquilla, adesso entriamo e ci asciughiamo subito. K:- Entriamo? D:- Seguimi. Ci incamminiamo lungo un percorso che porta ad una villa che affaccia sul mare. K:- Dave, non possiamo entrare senza permesso. D:- E' casa mia. K:- Casa tua? Ma tu non abiti qui. D:- Questa la usiamo praticamente solo per le vacanze, ma nulla ci vieta di poter entrare. Dave prende le chiavi dalla tasca e dopo aver aperto la porta, mi invita ad entrare. È immensa: l'ingresso è caratterizzato dal salotto che funge anche da camera per gli ospiti, poi ci sono una cucina e un bagno, proprio dopo questi ultimi c'è una scala che porta al piano di sopra dove ci sono quattro stanze da letto e altri due bagni, salendo ancora più su, invece, c'è la terrazza con delle sedie a sdraio, un telo che funge da tappeto e un'amaca. Ogni stanza ha un balcone che affaccia proprio sulla costa. K:- Perché non mi hai mai parlato della tua famiglia? D:- Non c'è molto da dire, sono ricchi ma s*****i. K:- Non avete un bel rapporto? D:- Vai pure a lavarti, io nel frattempo preparo qualcosa. I vestiti sono già nella tua stanza. Visto che ha sviato la questione, decido di non insistere e mi dirigo verso il bagno. Probabilmente la mamma mi ucciderà perché non mi sono fatta viva per ore, la mia fine è vicina ormai. Dopo essermi tolta i vestiti bagnati di dosso, aver girato la manovella della doccia e regolato l'acqua in modo tale che non fosse né troppo calda né troppo fredda, mi immergo in un battibaleno sotto la fontana che emana un leggero vapore. Trentotto minuti dopo... uscita dalla doccia, asciugato velocemente i capelli e diretta verso la camera, sono pronta per la cena. Dave mi ha dato la sua felpa grigia, mentre i pantaloni presuppongo siano della sorella. D:- Sta meglio a te che a me. K:- Io e tua sorella abbiamo la stessa taglia. D:- Siete simili... ho trovato solo questi nel suo armadio, altrimenti ti avrei dato anche una delle sue maglie. K:- Tranquillo... tu vai pure a lavarti, ci penso io qui. Dave annuisce. Ammetto di non essere una cima in ambito culinario, ma Jonathan mi ha insegnato qualcosina e quindi non sono proprio una frana. Anche se, onestamente, preferisco sempre ordinare qualcosa al posto di cucinare: quando ci provo io non viene perfetto e io odio l'imperfezione. Ore 20:08... mentre controllo che le patate non si siano bruciate, sento un alito caldo sulla mia spalla. Ingoio la saliva e dopo aver fatto un enorme sospiro... K:- E' quasi pronto. D:- Bene... sto morendo di fame. K:- A chi lo dici. Comunque mentre tu resti qui, io preparo la tavola. D:- Non c'è bisogno, ci sono gli sgabelli. È una cucina ad isola, possiamo mangiare anche qui. K:- Perfetto allora. Volevo tenermi impegnata in qualche modo, essere così vicini mi fa sempre uno strano effetto. Dopo aver preso le bevande dal frigo, i piatti, le posate e i bicchieri dalla credenza, Dave versa il cibo.K:- Buon appetito. D:- Buon appetito. Ore 21:17... K:- Avete una lavastoviglie oppure c'è bisogno che li lavi a mano? D:- Lavastoviglie. K:- Ovviamente, come ho fatto a non pensarci. D:- Non dai tutto per scontato, non ci trovo nulla di male. Ripongo le stoviglie al loro posto e... K:- Cosa facciamo adesso? Dave è fermo dinanzi allo stipite della cucina con le braccia conserte. D:- Dimmelo tu. K:- Potremmo tornare a casa. D:- Le nuvole non promettono bene, non posso guidare la macchina in queste condizioni. K:- Ma mia madre si starà chiedendo dove sono. E poi dov'è il mio telefono? D:- Dove l'hai lasciato l'ultima volta? K:- Era nella mia giacca che però ho messo a lavare... cavolo. D:- Adesso lo recuperiamo, tranquilla. Dave mette in pausa l'asciugatrice e dopo aver recuperato il telefono, controlla se sia tutto okay. K:- Si accende? D:- No. K:- Perfetto, sono anche senza cellulare adesso. D:- Puoi usare sempre il mio per avvertire tua madre. K:- Ma poi saprà che stiamo insieme. D:- Le dirai che ti sei fermata da qualche tuo amico. K:- Le mando un messaggio, così non potrà capire nulla. Dopo aver digitato il suo numero... K:- Mamma dormo a casa di Ella stasera, scusa per il poco preavviso ma stavamo lavorando ad un progetto e il tempo ci è sfuggito di mano. Ci vediamo domani, baci. – Kyla. D:- Sei più calma adesso? K:- Sì, grazie davvero. Tu hai già avvisato i tuoi? D:- I miei non sono un problema... comunque vuoi guardare qualche film? K:- Sono abbastanza stanca, quindi credo che andrò a dormire. D:- Va bene, se hai bisogno di qualcosa sai dove trovarmi. Faccio un cenno di affermazione con la testa. Dopo aver chiuso la porta, mi distendo sul letto cercando di prendere sonno. Ore 2:59: sento Dave chiudere la porta a chiave e spegnere le luci... dopo aver salito le scale, apre leggermente la porta per controllare che vada tutto bene... K:- Aspetta... non andare via ( sussurro) D:- Volevo solo assicurarmi che stessi bene. K:- Voglio che tu resti qui con me... non riesco a dormire in un letto che non conosco. D:- Sei sicura? K:- Sì. Dave chiude la porta e dopo essersi tolto le ciabatte, si infila sotto le coperte. Mi giro lentamente verso il suo lato, lui fa lo stesso. D:- Va meglio? K:- Decisamente. (sorridendo come una bambina)

La scena si conclude con la canzone Beautiful now di Zedd.

The strength to stay alive- La forza di restare in vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora